L’11 ottobre 1962 papa Giovanni XXIII apriva il Concilio Ecumenico Vaticano II, vi parteciparono oltre 2000 vescovi da tutto il mondo e fu preceduto da tre anni di lavori. Nel suo discorso di apertura papa Giovanni XXIII disse:
I lavori proseguiranno fino all’8 dicembre 1965 con papa Paolo VI. Il Vaticano II stilò diversi documenti: quattro Costituzioni; tre Dichiarazioni; nove Decreti (tutti scaricabili online dal sito del Vaticano. Questi documenti oltre ad essere attuali, ampiamenti discussi, sono stati sinora recepiti e attualizzati solo in parte. Fra questi, ricordiamo, la Costituzione Lumen Gentium espone la dottrina del Concilio sulla Chiesa, l’ecclesiologia del „popolo di Dio“. Sui sedici documenti ha detto ad Avvenire, Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, 99 anni prossimamente e uno dei sei padri conciliari viventi:
Nell’omelia della celebrazione eucaristica in San Pietro (11.10.2022) in occasione dei sessant’anni dall’apertura del Vaticano II, papa Francesco ha detto che „la Chiesa non ha celebrato il Concilio per ammirarsi ma per donarsi“ e ha chiamato la Chiesa a essere libera e liberante, attenta ai poveri e con Cristo al centro.
Invita a ridare il primato a Dio:
Ricorda che il pastore vive con il gregge:
E poi ancora su tradizione e rischio di autoreferenzialità:
Scarica l’omelia completa QUI Leggi anche: „È soltanto l’aurora“ – Riflessioni della teologa Marinella Perroni sul Vaticano II | Delegazione-mci In occasione dell’anniversario dell’evento ecclesiastico più importante del XX secolo, riportiamo sotto il documento della Segreteria Generale del Sinodo (10.10.2022). Esso sottolinea la stretta relazione che sussiste fra il Vaticano II sia con il Sinodo dei vescovi (Synodus Episcoporum) sia con il Sinodo 2021-2023 sulla sinodalità, aperto lo scorso 10 ottobre da papa Francesco. (UDEP) Messaggio della Segreteria Generale del Sinodo Il 60° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II è un momento di particolare grazia anche per il Sinodo, che rappresenta un frutto di quell’assise ecumenica, anzi una delle sue «più preziose eredità» (Francesco, cost. ap. Episcopalis Communio, 15 settembre 2018, 1). Il Synodus Episcoporum, infatti, è stato istituito da San Paolo VI all’inizio del quarto e ultimo periodo del Concilio (15 settembre 1965), venendo incontro alle richieste avanzate da numerosi padri conciliari. Scopo del Sinodo era e rimane quello di prolungare, nella vita e nella missione della Chiesa, lo stile del Concilio Vaticano II, nonché di favorire nel Popolo di Dio la viva appropriazione del suo insegnamento, nella consapevolezza che quel Concilio ha rappresentato «la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX» (Giovanni Paolo II, lett. ap. Novo millennio ineunte, 6 gennaio 2001, 57). Un compito lungi dall’essere esaurito, visto che la recezione del magistero conciliare è un processo in atto, addirittura per certi aspetti ancora agli inizi. Nel corso di questi decenni, il Sinodo si è posto costantemente al servizio del Concilio, contribuendo per la sua parte a rinnovare il volto della Chiesa, in una sempre più profonda fedeltà alla Sacra Scrittura e alla vivente Tradizione e in attento ascolto dei segni dei tempi. Le sue Assemblee – Generali Ordinarie, Generali Straordinarie e Speciali – sono state tutte, ciascuna a suo modo, permeate dalla linfa vitale del Concilio, del quale hanno di volta in volta approfondito gli insegnamenti, dischiuso le potenzialità di fronte a nuovi scenari, favorito l’inculturazione tra i diversi popoli. Anche il processo sinodale in corso, dedicato a «La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa», si situa nel solco del Concilio. La sinodalità è in tutto un tema conciliare, ancorché tale termine – di conio recente – non si trovi espressamente nei documenti dell’assise ecumenica. La magna charta del Sinodo 2021-2023 è la dottrina del Concilio sulla Chiesa, in particolare la sua teologia del Popolo di Dio, un Popolo che «ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali lo Spirito Santo dimora come in un tempio» (Lumen gentium 9). Del resto, «comunione, partecipazione e missione» – i termini che Papa Francesco ha voluto includere nel titolo stesso del percorso sinodale, facendone per così dire le parole chiave – sono eminentemente parole conciliari. La Chiesa che siamo chiamati a sognare e a edificare è una comunità di donne e uomini stretti in comunione dall’unica fede, dal comune battesimo e dalla medesima eucaristia, a immagine di Dio Trinità: donne e uomini che insieme, nella diversità dei ministeri e dei carismi ricevuti, partecipano attivamente all’instaurazione del Regno di Dio, con l’ansia missionaria di portare a tutte e a tutti la gioiosa testimonianza di Cristo, unico Salvatore del mondo. Già Benedetto XVI affermava che «la dimensione sinodale è costitutiva della Chiesa: essa consiste nel con-venire da ogni popolo e cultura per diventare uno in Cristo e camminare insieme dietro a Lui, che ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6) (Angelus, 5 ottobre 2008). Nello stesso orizzonte Papa Francesco, commemorando il 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo, ha asserito che il cammino della sinodalità, «dimensione costitutiva della Chiesa», «è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (17 ottobre 2015). Città del Vaticano, il 10 ottobre 2022 Il messaggio (11.10) del presidente della Conferenza espiscopale tedesca, il vescovo Georg Bätzing per l’anniversario del Vaticano II.
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