„Smaschilizzare la Chiesa“?

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Copertina del libro ©Editoriale Paoline Libri

Donne e Chiesa. Su invito del Papa due teologhe e un teologo parlano davanti al Consiglio dei cardinali. È diventato un libro

  • Paola Colombo

„Smaschilizzare la Chiesa“? Confronto critico sui “principi” di H.U. von Balthasar (Paoline Editoriale Libri, 2024, prefazione di papa Francesco) è il libro nato da un evento: papa Francesco lo scorso 4 dicembre aveva invitato due teologhe, Lucia Vantini e Linda Pocher e un teologo, Luca Castiglioni, a parlare davanti al Consiglio dei cardinali (C9) sul principio mariano-petrino che da circa un cinquantennio connota il mondo maschile e femminile nella Chiesa. Smaschilizzare la Chiesa, disse il Papa lo scorso 30 novembre quando contò solo cinque donne presenti all’incontro con la Commissione teologica internazionale. Nella prefazione al libro il Papa ammette: “Ci siamo accorti, specialmente durante la celebrazione del Sinodo, che non abbiamo ascoltato abbastanza la voce delle donne nella Chiesa e che la Chiesa da esse ha molto da imparare”. È un segno notevole allora che questo incontro sia diventato un libro che raccoglie gli interventi di Vantini, Castiglioni e Pocher davanti al Papa e al C9. In quell’incontro si è creato uno spazio importante di parola e di ascolto.

Il contributo di Luca Castiglioni (1981, Legnano), teologo, presbitero, muove dal meno conosciuto principio giovanneo per articolare diversamente il principio mariano e petrino. Linda Pocher (1980, Udine), teologa e Figlia di Maria Ausiliatrice, si concentra su due scene che hanno Maria per protagonista alla ricerca di tracce nelle prime comunità cristiane di come si incarnasse l’annuncio paolino “non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo” (Gal 3, 28). Lucia Vantini (1972, Verona), laica, sposata e madre di due figlie e un figlio, è filosofa, teologa, presidente del Coordinamento teologhe italiane, va al cuore della questione. Il suo contributo critico sul principio mariano e petrino, dischiude una prospettiva che non è più eludibile e con cui la Chiesa deve fare i conti senza facili o fumose scappatoie. Esso ha la potenza che viene dalla competenza e dalla verità dell’esperienza oltre ad avere alle spalle decenni di teologia di genere che purtroppo si conosce ancora poco nella Chiesa. In Italia infatti molte teologhe, e Vantini le cita, hanno messo in discussione sul piano biblico, storico ed ecclesiologico il principio mariano-petrino perché “applicato riduttivamente (…) e in chiave rigidamente ministeriale”. Il principio mariano-petrino, prosegue la teologa veronese, non regge “la complessità del presente e non potrà traghettare la Chiesa verso il domani” perché “compromette la buona alleanza fra noi, affatica i legami di giustizia e rischia di funzionare come fragile motivo per ribadire la riserva alla ministerialità ordinata e per aggravare l’esclusione delle donne dai processi decisionali delle comunità”. Il principio mariano-petrino genera sofferenze e insofferenze che sono “indicatori di squilibrio che in questa Chiesa grida con voci di donna, rivelando ferite e conflitti aperti”. Il Papa stesso, ricorda Vantini, ha in due circostanze aperto lo spazio per parlarne. Rifuggendo ogni forma di vittimismo, occorre “nominare le ferite” per rendere possibile la trasformazione che apra un orizzonte nuovo per la casa comune che è la Chiesa. Le insofferenze, prosegue, sono poi “intese come energia per aprire un conflitto necessario e fecondo”. E cita Evangelii Gaudium laddove “la discussione conflittuale è a suo modo una forma di investimento nelle relazioni, un modo per scommettere sulla forza e sulla tenuta dei nostri legami”. Da qui l’importanza della lingua che non riproduca schieramenti ma “che sia plurale, ospitale, creativa e impossibile da addomesticare sul già detto”. E ancora sul principio di von Balthasar “le teologie di genere rifiutano questo modello perché ne hanno smascherato il gioco truccato: il principio mariano-petrino cancella o neutralizza le donne attraverso definizioni buone e immagini esaltanti” condannando “all’impossibilità di essere ciò che si è, con i pregi e difetti della propria singolarità”. E per far capire che cosa questo significha, Vantini riporta quanto il Papa disse in una intervista al Corriere della Sera “che in ogni idealizzazione c’è una aggressione”. Papa Francesco rifiuta l’idealizzazione della sua figura, dice Vantini, perché “ne avvertiva l’ombra minacciosa verso la libertà di essere papa nella storia”. Il principio mariano-petrino è una formulazione vuota “con tristi e ingiusti effetti collaterali” e la teologa mostra quanto il principio sia problematico anche per il mondo maschile. Chiedere alle donne nella Chiesa di essere ispiratrici è il meccanismo che, prosegue Vantini, in sociologa si chiama scogliera di cristallo, ossia chiedere aiuto alle donne quando c’è crisi per poi marginalizzarle nuovamente. Questo accade in politica, nelle aziende e anche nella Chiesa. Allora “decostruire il principio mariano-petrino non conduce alla negazione della differenza sessuale come tratto di parzialità e di finitezza che segna ogni vita. Il gesto, piuttosto, la rende libera di significare senza cadere in formule gerarchiche antievangeliche”.