Testimoni della vita – Il pensiero di…

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Il pensiero di… p. Sergio Rotasperti (Comunità Freiburg, Süd Baden)

“Convertitevi, dunque e cambiate vita”. Di per sé questo messaggio è un invito di quaresima e non di Pasqua. E poi proprio Pietro parla di conversione, lui che ha tradito Gesù, non gli è stato vicino nel momento della sua prova, e addirittura ha spergiurato di non conoscerlo. Diremmo oggi: “Da che pulpito viene la predica”. Certo ha poi pianto, ma non sappiamo molto di più.

Non dobbiamo ricevere molti consigli di conversione da parte degli apostoli, primi testimoni. Gesù risorto si presenta in mezzo a loro, e loro, i discepoli? Sono sconvolti e pieni di paura, credendo di vedere un fantasma. E non lo riconoscono. Anzi sorgono in loro dubbi tanto che Gesù stesso chiede loro il perché: “Perché siete turbati e sorgono dubbi nel vostro cuore?”. E anche alla fine del vangelo si parla di conversione: “nel suo nome sarà predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono cominciando da Gerusalemme”. Di che conversione si parla oggi? E qual è stata la conversione dei discepoli? Facciamo un passo indietro. Vi è una tragedia che ha sconvolto i discepoli e amici di Gesù: la sua morte, e il suo modo orribile di morire. Il segno dei chiodi, il costato trafitto, il martirio di quell’uomo e maestro che hanno seguito, ucciso ingiustamente e a cui loro stessi non sono stati in grado di stare vicino, contiene non solo una tragedia inspiegabile, ma un senso di colpa insuperabile. Cosi anche noi possiamo essere sconvolti da tragedie e lutti. E la paura, il vuoto, il dubbio, il turbamento riempiono il cuore amaro e triste dei discepoli. Questi sentimenti possono riempire il nostro cuore. Gesù che fa? Parla alle loro paure, scioglie il dubbio donando fiducia. Dice “guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!”. I discepoli sono travolti dalla gioia perché in quell’istante percepiscono che il corpo (Il Risorto è il crocifisso) continua oltre la morte, esso non termina con la morte fisica, e la sua presenza tuttavia è diversa. La gioia che esplode nei loro cuori è la percezione per un istante della vita che non finisce, che l’ultima parola è la vita, non la morte. E che fa Gesù? Li rimanda alle Scritture: bisogna leggere e mangiare le Scritture per essere forti in questa esperienza di vita. La conversione allora è il coraggio di credere che il nostro Dio è il Signore della vita, che danza con la vita e che ci invita a questa danza. Le tragedie, il dolore, il lutto accompagnano la nostra esistenza, ma questo vangelo ci invita a fidarci che chi muore vive, in modo diverso da Gesù, ma vive. Dubbi, sconvolgimenti, turbamenti possono abitare in noi. Della forza della vita e dell’amore, siamo chiamati ad essere Testimoni.