Si è chiuso l’anno giubilare della Mci di Karlsruhe con la presenza del vescovo, mons. Peter Birkhofer

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MCI San Giuseppe Karlsruhe - Mons. Peter Birkhofer - Decano Pfr. Hubert Streckert - Padre Missionario Waldemar Massel della MCI KA. Foto: ©Angela Saieva

Si è svolta con grande gioia e in piena armonia la chiusura dell’anno giubilare per i sessant’anni della Mci di Karlsruhe, lo scorso 10 luglio. La santa messa è stata concelebrata nella chiesa Unsere Liebe Frau da mons. Peter Birkhofer, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Friburgo e responsabile per le missioni della circoscrizione, con il decano, Pfr. Hubert Streckert, direttore della Mci di Karlsruhe e il vicario missionario don Waldemar Massel della Mci san Giuseppe di Karlsruhe.

Da sinistra a destra dal basso in alto: suor Theresita Hettich, il vescovo ausiliare mons. Peter Birkhofer, don Waldemar Massel, il decano Pfr. Hubert Streckert. Foto: ©Angela Saieva

(di Angela Saieva)

Abbiamo colto l’occasione di parlare con mons. Peter Birkhofer, con Pfr. Hubert Streckert, e don Waldemar Massel.

Di un animo buono e di grande umanità, mons. Birkhofer ci accoglie calorosamente, scherza con noi ed è disponibile a rispondere alle nostre domande.

Mons. Birkhofer che cosa augura alla Comunità Italiana di Karlsruhe, guidata dal don Waldemar Massel?

Grazie per avermi invitato a questa festa. Per me è una grande gioia e sono molto contento di festeggiare con tutti voi questo anniversario. Porto inoltre i cari saluti e gli auguri da parte dell’arcivescovo Stephan Burger di Friburgo in Brisgovia, con la benedizione del Signore alla comunità italiana san Giuseppe di Karlsruhe, a quella di Pforzheim e a tutte quelle della nostra diocesi.


La Chiesa cattolica sta passando un periodo delicatissimo. Vuole esprimersi in proposito?
Non sono giorni facili per la Chiesa, sono giorni difficili. Per questo c’è bisogno della testimonianza di fede della comunità italiana di questa diocesi, come del resto, di tutte le comunità in generale della nostra Chiesa.


Che augurio fa a don Waldemar della Mci San Giuseppe di Karlsruhe, al nuovo delegato nazionale, don Gregorio Milone e all’emerito delegato padre Tobia Bassanelli?
Saluto don Gregorio Milone, sono molto contento che abbiamo un nuovo delegato e di poter cominciare questo nuovo rapporto di lavoro, come con padre Tobia Bassanelli. Ai responsabili della comunità, don Waldemar Massel e al decano Hubert Streckert, esprimo altrettante parole di fiducia e speranza. Sono molto contento dell’arrivo di don Waldemar in questa missione, guidata precedentemente da padre Antonio Federico, adesso in servizio pastorale a Mannheim. Spero che don Waldemar resti per diversi anni per portare avanti il suo lavoro. Per la comunità di Karlsruhe desidero ogni bene e di pregare insieme la benedizione del Signore, del Padre, del Figlio
e dello Spirito Santo. Grazie a voi, a tutti, alle comunità.

Mons. Peter Birkhofer con Angela Saieva. Foto: © Archivio Angela Saieva


Pfr. Hubert Streckert, che cosa significano per Lei sessant’anni di missione italiana?

Sono contento che qui a Karlsruhe, anche Achern, Rastatt, Lahr, Pforzheim festeggino insieme i sessant’anni dell’erezione della missione. Mi congratulo di vero cuore e con grande piacere. Sessant’anni sono quasi quanto la mia vita e se si guarda tutto quello che è successo in questi tempi, come si è costruito tutto ciò, bisogna essere grati che esista un profondo credo, tramandato nel tempo da tutte le persone, famiglie e i sacerdoti. Che Dio vi benedica. Ringrazio anche lei e sono entusiasta che esistono i media e persone come voi che trasmettendo televisivamente questo evento, date l’opportunità anche ai non presenti, di vivere questo conviviale momento. Nostro Signore non ha limiti e non ha preferenze di nazioni, persone, diversità e tanto altro. Al nuovo delegato Don Gregorio Milone, che non conosco ancora personalmente, faccio i miei più sinceri auguri. Che Dio benedica anche lui. 


Don Waldemar Massel, ci fa una sintesi del lavoro compiuto in comunità e delle emozioni captate in questa intensa giornata e dei progetti futuri? 

Ringrazio Dio di essere arrivati a questa festa molto attesa. Le restrizioni causa pandemia hanno fatto slittare i festeggiamenti a oggi ma tra le difficoltà siamo riusciti a portare a buon fine tutte le preparazioni e non solo di questo evento. È il sessantesimo della fondazione della missione e sono contento di avere avuto mons. Peter Birkhofer, il decano Hubert e suor Theresita che in prima linea tiene le relazioni con le missioni, lei mi è stata molto di aiuto e di supporto per dare il meglio in questa situazione. Ricordo le parole dell’allora delegato p. Tobia Bassanelli durante l’omelia, in occasione dell’intitolazione della missione a san Giuseppe, accennò la data di questo giubileo dicendo”… eh, ha avuto un bel coraggio Don Waldemar a buttarsi in tutte queste iniziative”. Forse sono ancora un po’ ingenuo, mi sono detto, ma ci si butta. C’è ancora questo spirito giovanile dove non guardi e non pensi tanto alle difficoltà ma fai e vai avanti. Ringrazio la gente che mi ha aiutato a portare avanti le tante iniziative e anche i preparativi per questa santa messa, non faccio nomi per non dimenticare nessuno anzi, come ho detto anche in Chiesa “se ho dimenticato qualcuno, ringrazio anche te, non nominato”, anche perché penso che nessuno si offenda, visto che tutti hanno collaborato con spirito di servizio e non per farsi belli.


Un momento importante di questo anno giubilare è stato il pellegrinaggio di ringraziamento alla cattedrale di Friburgo, in occasione del Corpus Domini con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Stefan Burger. Che gesto bellissimo il suo, ha voluto incontrare il nostro gruppetto e augurarci di persona ogni bene. Gli abbiamo fatto un dono per ringraziare l’accoglienza ricevuta sessant’anni fa, per tutto il sostegno morale e soprattutto economico che fa tutt’oggi la diocesi, affinché la missione possa andare avanti.
Un altro momento di questo anno è stata la realizzazione dei manifesti avvolgibili che raccontano la storia della missione e dove, oltre alle firme dei membri della comunità, ci sono anche quelle di mons. Birkhofer, di suor Teresita e del decano Hubert. Penso che sia la cosa più preziosa che abbiamo realizzato e che rimarrà indelebile per le nuove generazioni.

Don Waldemar Massel intervistato da Angela Saieva. Foto: © Archivio Angela Saieva

Ci sono progetti in corso, dal 30 di settembre al 4 di ottobre faremo il pellegrinaggio di ringraziamento alla santa madre Chiesa a Roma, per il dono dei sacerdoti che ha mandato in questi sessant’anni a guidare la missione. Saremo una quindicina. Saranno giorni
intensi, oltretutto abbiamo ottenuto la grazia di celebrare la santa messa sulla tomba di Giovanni Paolo II; ne celebreremo un’altra nelle catacombe di san Calisto, luogo molto significativo per la cristianità e una nella basilica del Sacro Cuore costruita da don Bosco, un posto caro a me e ai miei predecessori salesiani don Mimmo e don Antonio. L’augurio ricevuto dal neo delegato don Gregorio è stata una cosa bellissima, parole molto belle e guardando, ho visto il numero del protocollo di questa lettera, è lo 02. Purtroppo per altri impegni non poteva essere presente. Il nostro quindi, è il secondo documento ufficiale e sicuramente, come dici anche tu Angela, il primo è stato inviato a padre Tobia Bassanelli. Sono onorato di essere stato secondo. Sono due personalità e stili diversi ma penso che don Gregorio, più giovane, porterà avanti il bel lavoro fatto da padre Tobia.

Come dice la Bibbia: c’è uno che semina, un altro coltiva e un altro raccoglie. Io coltivo quello che hanno lasciato i miei predecessori e raccolgo quello che loro hanno fatto ma allo stesso momento, semino una cosa nuova e spero che chi verrà dopo di me possa raccogliere. Come una ruota che si mette in funzione di questo meccanismo che Dio ha costruito e che è la Mci di Karlsruhe. I pezzi cambiano, si mettono nuove sostituzioni, si modernizza e si sviluppa il tutto. Noi vediamo che anche il mondo cambia e in proposito, come ho letto anche nei recenti saluti fatti da padre Tobia, egli scrive “bisogna adattarsi e stare al passo con i tempi, fare un nuovo tipo di missione e non rimanere nel contesto, se pur storico e culturale, degli anni sessanta Settanta”. Questo è stato anche il pensiero di don Bosco e che per me è di grandissima spiritualità ed esempio, ossia quello di essere capaci di adattarsi ai tempi e dare la risposta al tempo che c’è e non quello che c’era, senza piangersi addosso. Una volta c’era per esempio solo la carta stampata, oggi c’è un mezzo in più per comunicare, la tecnologia, i social e quant’altro e come ha fatto anche il Corriere d’Italia, che si è affacciato sulla piattaforma digitale ampliando di gran lunga i suoi lettori, anche noi abbiamo la nostra pagina web: www.italienische-katholische-mission-karlsruhe.de/ e Facebook: www.facebook.com/missioneitaliana.karlsruhe.5

Ho voluto festeggiare questo sessantesimo affinché ci aiuti anche in questo tempo molto difficile, dove vediamo una crisi anche della Chiesa, della fede, lo scoraggiamento della gente, la pandemia che ci ha chiusi in casa e ha rotto un po’ i legami e tanto altro. Che sia questo un momento per richiamare tutti e riprendere la carica, per la nostra missione di andare avanti. Il mio pensiero è stato: quale momento più bello se non un giubileo di cinquanta o sessant’anni che siano, per dare quest’aiuto anche alla comunità. Auspico che da questo evento possiamo trarre la forza per il futuro, per andare avanti, di riprendere coraggio, guardare nel passato le cose belle ma anche quelle negative e per non ripetere quest’ultime. Che possiamo costruire un bel futuro anche nella preghiera, come quella incisa nell’immaginetta di san Giuseppe, affinché la missione cattolica Italiana sia questo faro di cristianità in mezzo ai migranti italiani.