Maria dell’islam, le fonti

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Religioni: I concetti cardinali dell’islam (5) e le differenze dal cristianesimo

Nell’articolo di novembre Maria nell’Islam avevo scritto che avrei trattato le fonti della storia della vergine Maria nel Corano. Si noti che la visione dogmatica mariana nel credo islamico si racchiude interamente nel Corano.

  • di Marwan Youssef

Nell’atmosfera islamico-cristiana storica, tre fonti trattarono la figura di Maria, madre di Gesù: 1) i Quattro vangeli; 2) i Vangeli apocrifi; 3) e il Corano stesso (cfr. Corriere d’Italia di novembre). Le prime due fonti, pur non essendo uguali, a livello di autorità spirituale e storica, concordano sui tratti e sulle linee principali di questa donna: è vergine, pura, rimase incinta dallo Spirito Santo, diede quindi al mondo un figlio di nome Gesù senza l’intervento di un padre biologico. Tuttavia, i dettagli di questo racconto si differenziano in modo profondo fra loro, ma non è questo l’argomento dell’articolo.

Ripercorrendo i tratti della storia di Maria nel Corano, ci risulta chiaro che fu presa dai Vangeli apocrifi. Prova ne sono le tante discrepanze, dai Vangeli canonici, di genere mitico che colpiscono il lettore. Storicamente parlando, questa letteratura apocrifa è precedente all’Islam e al Corano. Già nella seconda metà del II sec. d.c vediamo la prima stesura redazionale, anche se non completa, del protovangelo di Giacomo (PG), stesura che fu completata nel III secolo. Nello stesso periodo tra la metà e la fine II sec. e l’inizio III sec. si formò il vangelo dell’infanzia di Tommaso, detto “Paidika” (PTo) (da non confondere con il vangelo di Tommaso, copto trovato a Nag Hammadi-Egitto). Su questi due scritti apocrifi tardivi, si basano allora tutti gli altri racconti dell’infanzia di Maria e di Gesù, che sono: 1) il vangelo di pseudo-Matteo (PM); il testo che abbiamo è dell’800 d.c, tuttavia la redazione finale risale al 600-639 ed è conosciuto anche sotto i titoli: “Liber de infantia” e “Historia de Nativitate Mariae et de Infantia Salvatoris”; 2) il vangelo arabo dell’infanzia (VA), la versione araba risale all’originale stesura siriaca del V/VI sec. d.c); 3) Arundel 404 (Ar.), testo latino tardivo, conosciuto come “Liber de Infantia Salvatoris” e risale al XIX sec.; 4) la storia di Giuseppe il carpentiere (GC) IV/V secolo ed altri racconti medievali molto tardivi.

La storia redazionale, la data, la lingua ecc. dei vangeli apocrifi, non sono il tema di questo articolo per il momento. Per questo, il lettore trova le date consensuali della maggioranza degli studiosi, senza entrare nelle varie teorie redazionali di ogni racconto. Comunque sia, Tutti i racconti apocrifi menzionati in questo articolo, precedono l’Islam, e/o si ambientano nello stesso periodo della nascita dell’Islam. Sono queste allora le fonti, soprattutto le prime due citate, alla base di tutte le altre e del racconto islamico sulla vita e l’immagine di Maria. Il carattere peculiare dei racconti apocrifi si riassume nel fatto che essi venivano elaborati, tagliati ed editati senza scrupolo e rigore. L’intento era creare un racconto che sostenesse il dogma di un gruppo settario. Per questo pur basandosi l’uno sull’altro, i testi apocrifi godono di ampia libertà redazionale senza prestare troppa considerazione e fedeltà all’originale. Lo stesso atteggiamento assunse il Corano nei confronti degli apocrifi che lo hanno preceduto.

E quindi anche il Corano edita e rielabora i testi apocrifi precedenti con tanta libertà, conservandone i tratti principali,

e seguendo la stessa strategia degli autori apocrifi, cioè piega il testo per farlo coincidere con la propria teologia e visione sia di Maria che di Gesù, senza nessuna scrupolosità storica e cronologica. Di fatto il Corano si differenzia dai racconti apocrifi perché evita di menzionare date e luoghi, riassumendo i racconti in pochi versetti di prosa ritmica.

La storia di Maria madre di Gesù nel Corano si trova in due Surat: Sura 3, 35-37.42-46 (Aal-Imran); Sura 19, 16-34 (Mariam). Si noti che in tutte e due le Surat, la storia di Maria e Gesù si intreccia in un insieme di versetti, disorganizzati, senza nessun riferimento storico, né logica cronologica, come invece conosciamo nel vangelo di Matteo e soprattutto in quello di Luca.

Vediamo allora da vicino le discrepanze coraniche dai racconti evangelici dell’infanzia e della vita di Maria, tratti dai racconti apocrifi:

1. Dopo la sua nascita, Maria passerà ben tre anni nella sua stanza allestita come santuario, per non essere contaminata dal mondo, finché non sarà una bambina sufficientemente autonoma (capace di mangiare, bere, lavarsi ecc.), per essere poi portata a vivere come vergine nel tempio: Cfr. Sura 19,16 corrisponde a PG 6,1-2.

2. All’età di tre anni Maria viene portata nel tempio finché non raggiunge l’età adolescente e quindi in grado di sposarsi: cfr. Sura 3,35-37 in parallelo con PG 7-8 e anche PM 4.

3. Il sommo sacerdote di quell’epoca fu, secondo il Corano, Zaccaria. Come sappiamo, Zaccaria, menzionato in Luca e padre di Giovanni il Battista, apparteneva a una famiglia sacerdotale ma egli non fu mai un sommo sacerdote né sacerdote reggente del tempio di Gerusalemme: cfr. Sura 3,37 in parallelo con PM 8.

4. Maria nel tempio viene nutrita miracolosamente (sottointeso dagli angeli come anche nel Corano): cfr. Sura 3,37 in parallelo con PG 8, e PM 6.

5. All’età di 12 anni (in PM Maria aveva 14 anni) vengono gettate le sorti per scegliere la persona adatta a titolare Maria a casa sua: cf., Sura 3,44 in parallelo con PG 8-9, e PM 8.

6. Maria nel Corano partorisce sotto una palma e miracolosamente viene nutrita e rinfrancata dai suoi frutti. Nel racconto apocrifo di PM 13-21, Maria partorisce in una stalla, ma nel viaggio di ritorno, ossia nel sesto giorno dopo il parto, Maria affaticata ed esausta chiede a Giuseppe di trovare qualcosa da mangiare. Non essendoci niente nel deserto, Gesù, che aveva solo sei giorni, interviene e compie un miracolo ordinando alla palma di abbassare i rami per nutrire sua madre. Sia nel racconto coranico, che nel PM, il miracolo della palma avviene in rapporto diretto con la nascita di Gesù: cfr. Sura 19, 23-26 in parallelo con PM 20-21.

7. Maria nel Corano viene accusata dalla sua gente di aver avuto una gravidanza vergognosa cfr. Sura 19,27-28, allora Gesù la difende, parlando, pur essendo un neonato di pochi giorni, cfr. Sura 19,29-30ss. Il tema dell’accusa a Maria di essere gravida senza marito, con alcune lievi differenze di circostanze, lo troviamo in parallelo in PG 13-20, laddove viene giustificata da Dio miracolosamente, mediante “l’acqua della prova del Signore”. Gesù in altre circostanze nei racconti apocrifi parla cfr. VA 1; anche nella storia della palma Gesù parla pur essendo ancora nella culla PG 20-21; ma soprattutto Gesù che parla coi draghi senza paura nella culla a soli tre giorni di età in PG 18.

8. L’idea che Allah, ingravidò Maria, soffiando nella “sua vagina” (فرجها = Fargiaha la lettera “i” nella traslitterazione in italiano è aggiunta qui per motivi di pronuncia) (cfr. Sura 21,21; e 66,12) togliendo ogni dubbio di un rapporto sessuale con Giuseppe, non si trova in nessun racconto apocrifo scritto, bensì fu uno dei tentativi della teologia cristiana nei primi VII secoli di giustificare e spiegare la sua perpetua verginità. In questo senso, troviamo nell’iconografia cristiana bizantina, l’icona di Maria con l’angelo Gabriele che sussurra nel suo orecchio la gravidanza di Gesù (gravidanza attraverso l’orecchio). St. Ephrem e St. Giacomo Sarug riprendono quest’idea attraverso due rispettive poesie. Sembra allora che la gravidanza di Maria attraverso il soffio di Allah nella “sua vagina”, non fosse estranea ai tentativi continui della tradizione cristiana settaria dei primi secoli, di spiegare la verginità perpetua di Maria.

In sintesi, i due racconti apocrifi PG e PTo fanno da base sia per i racconti apocrifi cristiani dal III sec in poi, sia per il Corano stesso (VII sec.).