Terzo incontro del Synodaler Weg giunto a metà del suo percorso, questa volta solo in videoconferenza – Presenti per la prima volta i rappresentanti delle vittime di abuso – Il punto della situazione
Tutti i fari sono puntati in questi giorni sul cardinal Rainer Woelki dell’arcidiocesi di Colonia, ha detto provocatoriamente un giornalista in apertura del Synodaler Weg (SW). Nella due giorni di conferenza online (4-5 febbraio) del SW abbiamo assistito alle scuse del cardinal Woelki, alla sua ammissione di errori, usando per la prima volta il pronome personale “io”. La prossima perizia dell’arcidiocesi sugli abusi sarà resa pubblica (18 marzo). Negli ultimi mesi la posizione di Woelki è stata massicciamente criticata anche nella sua arcidiocesi. Il vescovo Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca e membro della direzione del SW, ha parlato di pessima gestione. Che Woelki possa dimettersi non è più un’opzione da escludere. Non si tratta di accanimento sul cardinale di Colonia, da sempre fra l’altro, osteggiatore del SW, ma del fatto che la chiesa tedesca non accetta più omissioni, silenzi, omertà o mancanza di trasparenza nel lavoro di elaborazione dei casi di violenza sessualizzata all’interno della chiesa. Per questo è nato il Cammino sinodale e questo terzo incontro ha riportato al centro dell’attenzione il tema dell’elaborazione degli abusi sessuali e della necessità di azioni preventive, di intervento e di elaborazione.
di Paola Colombo
Presenti i rappresentanti delle vittime di abuso
Per questo a un anno dalla prima assemblea plenaria a Francoforte e dopo le conferenze regionali autunnali, per la prima volta i rappresentanti del consiglio delle vittime di abusi sessuali (Betroffenbeirat) sono entrati nel SW. I tre portavoce del Betroffenbeirat hanno esortato, nel forum su potere della chiesa e clericalismo, a compiere i passi necessari: “La violenza sessualizzata e l’abuso spirituale su bambini, minori e adulti rappresenta un pervertimento del vangelo. Fare tutto il possibile affinché si ponga fine a questo pervertimento, questo è evangelizzazione, anche se bisogna forse abbandonare la propria zona comfort teologica.” Durante i loro interventi alcuni vescovi erano ostentatamente assenti, la telecamera accesa mostrava la scrivania vuota. Il recupero di credibilità della chiesa tedesca passa per questo difficile, tormentato e doloroso lavoro di elaborazione. Lo Studio-MHG, pubblicato nel 2018, aveva messo in luce gli aspetti sistemici della struttura chiesa che favoriscono l’abuso. Togliere queste strutture sistemiche va tuttavia di pari passo con le grandi e controverse questioni che “sono sul tavolo” da decenni e che non sono mai state affrontate, così aveva detto la direzione del presidio del SW, Thomas Sternberg (presidente del comitato dei cattolici tedeschi) e Georg Bätzing, conferenza episcopale tedesca, lo scorso anno in apertura dei lavori. Le quattro questioni chiave sulle quali i forum stanno lavorando riguardano il potere nella chiesa e il clericalismo, il ministero delle donne, la morale sessuale e il celibato dei preti. Non è una passeggiata, questo cammino, ne sono consapevoli tutti i partecipanti né si tratta di un mero scambio di opinioni. I lavori dei quattro forum arriveranno a delle conclusioni con dei documenti votati che esprimeranno la posizione della maggioranza.
Lo stato dell’arte
Per chi scrive non è stato possibile, per ragioni di tempo, seguire tutti i dibattiti dei quattro forum ma si può dare un’idea del clima della discussione. Uno scambio di opinioni, di posizioni anche contrapposte ma sempre caratterizzate da reciproco rispetto. Più volte si è sottolineata la complessità linguistica dei documenti e la necessità di essere comprensibili a tutti, anche a chi non mastica il linguaggio teologico. È in atto un processo dialogico democratico nella chiesa tedesca, un processo che tocca l’impianto della dottrina cattolica. E proprio alla necessità e legittimità di cambiare la dottrina è stato dedicato uno degli workshop. Qui il l’arcivescovo Reinhard Marx di Monaco ha ricordato che non verremo giudicati per l’aderenza alla dottrina, ma se avremo amato, ponendo quindi l’accento sul vivere il vangelo, e inoltre che Gesù non ha annunciato nessuna dottrina, ma ha annunciato uno stile di vita. Il monaco Simon Hacke dà maggior importanza all’ortoprassi, l’agire corretto, piuttosto che all’ortodossia, l’accettazione della dottrina. Cattolico è essere molti, diversi, non essere in un modo solo, così la teologa Marianne Schlosser. Il vescovo di Magdeburgo, Gerhard Feige, ha detto che la dottrina deve saper leggere i segni dei tempi, deve incarnarsi nei tempi. La partecipazione alle videoconferenze è stata altissima, c’erano anche osservatori esterni, giornalisti e rappresentanti di altre chiese, come il prete greco ortodosso Radu Constantin Miron al quale la professoressa Birgit Aschmann ha chiesto se anche nella chiesa ortodossa c’è la questione delle donne, giusto per neutralizzare la critica di linea filo protestante nella chiesa cattolica. Padre Miron ha risposto che la direzione intrapresa è quella del diaconato.
Cambio di paradigma
Il vescovo Bode e la teologa Sattler, presidenti del forum delle donne, hanno detto che la vecchia definizione antropologica di uomo e donna non regge più e che non si può più neanche ignorare la ricerca gender. Il forum ha discusso con posizioni contrapposte e accese dell’ufficio sacramentale per le donne. Si è discusso molto della vocazione al ministero che le donne sentono. Anche se per il vescovo conservatore di Ratisbona, Voderholzer, quella delle donne è una questione che rischia di spaccare la chiesa, il forum resta in dialogo con la chiesa universale. La chiesa comprende, accompagna, semina pace questo è il suo compito in un tempo di polarizzazioni. Il forum su vita sacerdotale con la delicata questione del celibato invece è attualmente in una fase di stallo, ha riferito il portavoce Kostantin Bischoff. Dal forum che riguarda la morale sessuale della chiesa e in essa la sensibile questione delle coppie omosessuali ma non solo, i presidenti del forum, Birgit Mock e il vescovo Dieser di Aquisgrana hanno detto che nel forum c’era ampio accordo nel riconoscere l’autodeterminazione sessuale, partendo dal principio, da tutti riconosciuto, che la dignità dell’essere umano è intoccabile. È un cambiamento di paradigma, hanno detto, che vede nella sessualità umana non un fattore solo di natura, ma una dimensione che coinvolge tutta la persona nella sua complessità. Il cambio di paradigma significa anche che la chiesa si sposta da precetti e divieti verso i valori riconoscendo che la sessualità è un dono di Dio e concedendo a uomini e donne la fiducia di vivere la propria sessualità in maniera autodeterminata e di essere felici in essa.
Infine nei prossimi mesi i forum continueranno a lavorare per arrivare a delle conclusioni. Il cammino sinodale va avanti e quando si chiuderà, fra circa un anno, si arriverà a delle delibere, sicuramente non tutte appoggiate a larga maggioranza, ma vincolanti, per quanto sarà possibile nelle competenze della chiesa cattolica tedesca. Il Synodaler Weg non è un processo di nazionalizzazione né di protestantizzazione della chiesa tedesca, come gli oppositori vorrebbero screditarlo, avevano affermato dal presidio, Sternberg e Bätzing, in apertura dei lavori. Per evitare equivoci ma proseguire nel cammino di comprensione il presidio del SW auspica di poter presto andare a Roma.