La donna nell’islam

122
Di TabulaRogeriana.jpg: Al-Idrisi (original map), Konrad Miller (current map) *derivative work: PHGCOM (talk) (rotation) - TabulaRogeriana.jpg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org

Nei due articoli precedenti abbiamo visto l’immagine di Maria nel Corano, vorrei ora rimanere nell’ambito femminile e parlare dell’immagine della donna nel Corano e per conseguenza anche nell’Islam.

  • di Marwan Youssef

Le Sura 19 (Mariam) e Sura 4 (Al-Nissa’ [le donne]) sono di natura legislativa e riguardano le situazioni legali delle donne nell’Islam: diritti e doveri delle donne in caso di divorzio; eredità (ad es. Sura 4,12); purificazione; mantenimento e dote (Sura 65, oppure Al-Talak [il divorzio]) ecc. Ciò che riguarda il lato etico, la dignità umana della donna, è avvolto di un silenzio deflagrante e si lascia dedurre indirettamente dalle legislazioni. Infatti ogni legge viene costruita sulla base dello scopo legislativo etico, morale ed economico finale del legislatore.

L’uomo nel Corano vale due donne. Ciò implica che la donna abbia la metà della capacità intellettuale, di cui gode l’uomo. A questo allude la Sura 2,282: “[…] Chiamate a testimoni due dei vostri uomini o in mancanza di due uomini, un uomo e due donne, tra coloro di cui accettate la testimonianza, in maniera che, se una sbagliasse l’altra possa rammentarle […]”. Di fatto, per questa ragione Sura 4,34, conferisce all’uomo il ruolo tutore sulla donna: “[…] Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre […]”. L’aggettivo “preposto”, che traduce quello arabo “Kawwamun”, abbinato con la frase “preferenza che Allah concede”, mette in luce chiara, l’ineguaglianza innata (voluta dal creatore stesso) tra i due sessi. Tale differenza nei due ranghi di dignità ineguali, si afferma mediante altri due versetti, che organizzano l’eredità in famiglia, cf., Sura 4,11.176: “11. Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine. […]”. Oppure “176.

Se qualcuno muore senza lasciare figli ma ha una sorella, ad essa toccherà la metà dell’eredità, mentre egli erediterebbe da lei tutto quanto se ella non avesse figli […]. […] al maschio la parte di due femmine […]”. La mancanza di dignità e lo svantaggio intellettuale femminile furono confermate dalle parole stesse di Maometto, raccolte da al-Buchari (nr., 304 e altri): “… non ho visto [esseri umani] così mancanti di cervello e religione quanto voi, o donne …”. Si noti, che questo discorso fu ripetuto quindici volte nei libri della Sunnah (orme de profeta), conservando fedelmente, alla lettera la stessa frase sopraccitata. In questo ambito di tutela innata, assoluta, conferita da Allah all’uomo, quest’ultimo è chiamato a trattare la sua donna con benevolenza, qualora obbediente: “ […] Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse […]” (Sura 4,34); (cf., anche Sura 2,233; Sura 4,19).

Dall’idea che “gli uomini sono preposti alle donne” nella Sura 4,34, si evince che le donne non abbiano tutela su sé stesse e sui loro corpi. Di fatto la donna, è come un campo che l’uomo possiede, poiché, il suo ultimo traguardo, consiste nel procurargli piacere e discendenza. Perciò l’uomo possiede la donna come uno che possiede un campo da arare: “Le vostre spose per voi sono come un campo. Venite pure al vostro campo come volete, ma predisponetevi. […]” (Sura 2,223).

Di fatto, Allah chiama l’uomo a trattare le donne con benevolenza, non solo quando ella è obbediente, ma soprattutto nella misura in cui, ella concretizza la metafora di essere un campo fertile che assicura la continuità biologica del suo uomo e in quanto servitrice fedele della sua casa (allattare i figli, crescerli ecc. cf., Sura 65,5).

Se la donna ha metà dignità dell’uomo, essa può e deve essere corretta dall’uomo. Egli ha la potestà naturale di continuare a educarla, rettificare i suoi comportamenti e punirla qualora ci fosse il bisogno. Il caso contrario invece non esiste, né direttamente, né indirettamente. Questo compito di punizione e rettifica esercitato dall’uomo nei confronti della donna, non ha un “vice versa”. Esso non può essere esercitato nella direzione opposta. Il suo vettore è di senso unico. Questo è anche chiaro nella Sura 4,34: “Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande”.

In Occidente, gli esegeti musulmani hanno provato a interpretare questo versetto, mettendo, limiti e condizioni legali di come, e quando “ammonire”; come e quando “privarle” dal rapporto sessuale; e quanto o con quale intensità il “battere (picchiare)” deve essere esercitato. Tuttavia, questo non risolve il problema di base, ossia la non padronanza di sé fin dalla nascita e la supremazia del maschile sopra il femminile. Al livello legale, a seconda dell’epoca e della cultura, l’abuso sulle donne si può contenere entro un certo limite, pur senza impedirlo. Tale legislazione rimane una variante instabile, soggetta a regressione in tempi e luoghi diversi.

Al contrario dell’uomo i cui bisogni fisici sono rispettati, soddisfatti ed esauditi, la donna deve “accontentarsi” di un solo uomo, qualunque sia l’esito del matrimonio o il carattere dell’uomo: “E se temete di essere ingiusti nei confronti degli orfani, sposate allora due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono” (Sura 4,3). La traduzione più fedele del versetto è invece: “… sposate a vostra voglia delle donne, due, o tre o quattro …”. In questa atmosfera coranica, inoltre, le donne non hanno nessuna promessa (almeno diretta) di paradiso. In tutto il Corano, una donna non troverà neanche un versetto che tratta di paradiso, come lo si fa per l’uomo. Lui avrà sirene a non finire (Sura 44,54; 52,20; 56,22); fanciulli maschi vergini belli per il suo servizio a non finire (56,17 ;76,19-20); tanto vino servito in calici d’oro, sdraiati sui loro letti (56,17-18) assieme a tanta frutta e carne (56,19-20) ecc. Tutte queste promesse vengono fatte esplicitamente per l’uomo. Alcuni esegeti hanno dedotto da altri versetti che la donna sarà la prima delle sirene e la loro maestra. Caro lettore, quest’articolo trasmette oggettivamente la visione coranica femminile, senza intervenire con interpretazioni. Giustamente si può obbiettare, che tali ingiustizie nei confronti delle donne furono applicate da tutte le religioni. A questo, vorrei ricordare, lo sviamento e la perversione comportamentale delle società maschili si basano su interpretazioni, a volte coscientemente forzate e non su un testo chiaro, netto e diretto come quello coranico. Quest’ultimo infatti ci presenta il suo concetto sulla donna, attraverso legislazioni divine, esplicite, inequivocabili, che non sono soggette a interpretazioni umane. Questa differenza è fondamentale. Prova ne abbiamo che ciò ha permesso alle nostre società politiche e religiose di rivedere la visione errata sulla donna anche se c’è ancora molto da fare.