Incontro dei presidenti dei consigli pastorali – L’impegno dei laici

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Gingko biloba in autunno, Foto simbolica ©PCB
Gingko biloba in autunno, Foto simbolica ©PCB

Per essersi trattato di un incontro infrasettimanale, in serata, in videoconferenza, quello dei presidenti dei Consigli pastorali, di giovedì 14 gennaio, è stato molto partecipato. È stato molto partecipato sia in termini numerici, c’era una quarantina di persone fra presidenti dei consigli pastorali o vice o consiglieri, ma anche rappresentanti di comunità. È stato molto partecipato anche qualitativamente, per i numerosi interventi, per il desiderio di comunicare le proprie esperienze. Ne raccontiamo alcuni momenti.

Paola Colombo

La relazione iniziale di Teresa Sepe, rappresentante dei laici nel Consiglio di Delegazione, ha aperto i lavori, dando le coordinate dell’incontro sul ruolo dei laici nella chiesa e della loro formazione, ma facendo anche riflettere su che cosa è chiesa. La sua è stata un’esortazione alla speranza e all’essere testimoni del Vangelo in ogni momento della nostra vita non solo dentro ma anche fuori dalla comunità.

Massimo Filippelli ha poi preso per primo la parola. Presidente CP di Fellbach, da soli cinque anni in Germania, ha raccontato con soddisfazione di essere riusciti nella loro comunità ad avere una presenza fissa di una settantina di persone a messa, mentre qualche anno prima c’erano solo pochissimi anziani. Anche Miriam Pellegrino, presidente CP Ulm, Neu Ulm racconta un successo, di come siano riusciti a ritornare a fare le Prime Comunioni dopo venticinque anni, riuscendo a raccogliere intorno alla comunità anche le giovani famiglie venute dall’Italia negli ultimi anni. I nuovi arrivi di italiani degli ultimi anni portano una ventata nuova e rappresentano una risorsa. Sono spesso giovani famiglie con figli piccoli che ravvivano alcune missioni. Alcuni di loro, come Massimo e Miriamo sono entrati attivamente nella vita delle comunità.

La cura dei nostri anziani è da sempre svolto con amorevole impegno nelle missioni e continua anche nelle limitazioni imposte dal lockdown. Tuttavia la mancanza di giovani è la maggiore preoccupazione espressa da tutti i presenti all’incontro. Da una parte alcune missioni lamentano l’impossibilità di fare corsi di prima comunione perché i bambini sono pochi e spesso, se di terza o quarta generazione, non conoscono bene la lingua italiana. Katia Letizia Lohr, presidente CP di Francoforte/Mitte faceva notare che questo fatto non deve essere una preoccupazione eccessiva nelle missioni. Se i bambini italiani oggi tendono ad avvicinarsi ai sacramenti nelle parrocchie tedesche, l’importante è che lo facciano. I giovani ci sono e hanno un forte senso e bisogno di spiritualità, non sono però interessati alla comunità, ha detto poi Isabella Vergata, presidente del CP di Groß Gerau. Come intercettare i giovani? Luigi Fuso da Aschaffenburg e Antonietta Madeo hanno parlato della Comunità francescana di Betania di Aschaffenburg come di un esempio di pastorale in grado di attirare molti giovani. Riallacciandosi alle parole di Teresa Sepe molti concordano con il bisogno di formazione per essere più incisivi e convincenti come laici e poter destare l’interesse nei giovani verso il Vangelo. L’incontro ha anche messo in risalto la necessità di fare anche maggiore lavoro di squadra, di migliorare la comunicazione fra consigli pastorali e di progettare eventualmente gruppo di collegamento dei giovani.

Vai a Occhi che ci facciano vedere da cristiani di Massimo Filippelli