Dare forma al futuro delle nostre comunità

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Il vescovo Peter Kohlgraf di Mainz ©Bistum Mainz
A destra il vescovo Peter Kohlgraf di Mainz.©Bistum Mainz. Nell'articolo si leggono anche alcune linee guida della diocesi per la pastorale delle Comunità d'altra madrelingua

È in corso un processo di cambiamento nelle diocesi che coinvolgerà le strutture e la pastorale di tutte le comunità, anche le nostre. Perché questo cambiamento non ci colga impreparati, siamo chiamati a partecipare e a dialogare.

Udep – Paola Colombo

Lukas Schreiber, direttore nazionale per la pastorale dei cattolici di altra madre lingua, lo scorso ottobre durante il Convegno nazionale della delegazione, ha invitato le nostre comunità a partecipare a questo processo di cambiamento, per far sentire la nostra voce, le nostre peculiarità, i nostri bisogni di pastorale di madrelingua. Che cosa succederà in futuro? Sparirà qualche comunità perché ci sono troppi pochi cattolici? Non si chiamerà più comunità, non sarà più “missio cum cura animarum” perdendo così autonomia e compiti specifici? Verrà riorganizzata all’interno di una super parrocchia tedesca con tante comunità al suo interno e con quale tipo di autonomia e con quale tipo di rapporto rispetto alle comunità tedesche? Non c’è ancora nulla di deciso definitivamente, ci troviamo all’interno di questo processo, ogni diocesi sta elaborando le proprie linee guida, i vari organismi che rappresentano le GaM (Gemeinde anderer Muttersprache) ne stanno discutendo già da molti mesi, se non da anni. Da alcune diocesi ci sono delle bozze, per esempio da Mainz e da Berlino ma non ancora documenti definitivi. A maggio ci sarà un convegno della Commissione migrazione della Conferenza episcopale tedesca, al quale parteciperanno il delegato, padre Tobia Bassanelli, il vice delegato, monsignor Luciano Donatelli, proprio per discutere e dialogare sul futuro delle comunità d’altra madrelingua, ossia delle nostre missioni. La chiesa tedesca ha bisogno dei cattolici di altra madre lingua, aveva ricordato al convegno della Delegazione Dominikus Schwaderlapp, vescovo ausiliare di Colonia. Le nostre comunità, tutte le comunità d’altra madrelingua hanno bisogno di essere considerate degli interlocutori alla pari.

La situazione

I cattolici non tedeschi che appartengono alle comunità d’altra madre lingua (GaM), rappresentano il 15,5% di tutti i cattolici in Germania. Una parte cospicua e in crescita proporzionale, della cui importanza la Conferenza episcopale tedesca e la sua commissione migrazione è consapevole. Vero è anche che la chiesa tedesca sta subendo un’emorragia di fedeli a causa soprattutto dello scandalo degli abusi sessuali, venuto alla luce nel 2010. Ma è anche vero che la pastorale di migrazione è un tema più che mai attuale, si legge nei documenti delle diocesi di Mainz e Berlino, perché attuale è la migrazione verso la Germania “per i nuovi migranti le GaM sono dei punti di appoggio e hanno il compito di costruire ponti nella chiesa e nella società” (bozza di Berlino). In particolare, le nostre comunità (si veda articolo a pag. 23) proprio per la lingua sono un “punto di appoggio” per migranti che hanno vissuto in Italia e che ora si vogliono stabilire in Germania.

Non più “missio cum cura animarum”

La pastorale di altra madre lingua attualmente fa riferimento a tre pilastri normativi:

  • Il codice di diritto canonico.
  • Il comunicato della Santa Sede del 2004 “La carità di Cristo verso i migranti”.
  • Il documento della Conferenza episcopale tedesca del 2003 “Una chiesa di tante lingue e tanti popoli”.

Quest’ultima è ora da attualizzare. Finora le comunità di altra madre lingua, quindi le missioni italiane, hanno lo status di missio cum cura animarum, ossia sono parificate a una parrocchia per quanto riguarda la pastorale e sottoposte all’ordinariato diocesano per quanto riguarda il rapporto giuridico patrimoniale. Nelle bozze di Berlino e di Mainz si legge che questo tipo di struttura sta cambiando, perché sta cambiando tutta l’organizzazione territoriale delle parrocchie tedesche. La diocesi di Mainz ha intrapreso questo cammino di cambiamento, Pastoraler Weg, nel 2018 e dovrebbe concludersi a fine di quest’anno. In esso si legge che “la struttura della missio cum cura animarum appare oggi poco compatibile con la visione della nuova parrocchia, intesa come insieme (Gemeinschaft) di comunità e potrebbe essere abolita se potrà essere conservata l’identità attraverso i proprio organi, una pastorale specifica e una vita comunitaria variegata”. Il documento di Mainz riconosce la specificità delle comunità d’altra madrelingua, la necessità della pastorale in lingua madre, perché “la spiritualità, la trasmissione della fede e la celebrazione liturgica sono aspetti della vita che sono fortemente plasmati dalla cultura, dalla tradizione e dalla lingua”. Quello della pastorale nella madrelingua è un diritto acquisito si legge anche nelle bozze di Berlino, ed è tra l’atro sottolineato anche dal nuovo Direttorio della catechesi. Sempre dal progetto di Mainz si evince che “la comunità di altra madre lingua è una comunità come tutte le altre comunità nella nuova parrocchia” e più oltre che “le GaM hanno gli stessi diritti e doveri delle altre comunità” ossia delle comunità locali tedesche. Il progetto della diocesi di Mainz prevede la costituzione di una grande parrocchia alla cui testa c’è un parroco e nella quale diverse comunità convivono; queste costituiscono una communio di pari, e la parrocchia favorisce il collegamento e l’interrelazione reciproca. Anche le bozze di Berlino parlano della parrocchia con a capo il parroco al quale sottostanno dal punto di vista amministrativo le GaM; anche i referenti pastorali e i laici impegnati fanno parte del team pastorale e fanno capo al parroco. Ricordiamo che le diocesi di Rottenburg-Stuttgart e di Spira, per esempio, hanno già una struttura di questo tipo.

Osservazioni

Questo è ciò che emerge dalle bozze di Mainz e Berlino ma che riflette in linea di massima il tipo di riorganizzazione che coinvolgerà le nostre missioni nel prossimo futuro. Di questo hanno discusso i missionari e i referenti pastorali durante il convegno di zona Centro, il 3 febbraio. Georg Feller, coordinatore zona centro della Delegazione, ha sottolineato che in futuro sarà fondamentale che il parroco che guida la communio di comunità diverse, tedesche e di altre madrelingua abbia una mentalità aperta, abbia conoscenza della realtà di comunità con background di migrazione. La buona riuscita di questo modello dipenderà molto dal “leitender Pfarrer” se vorrà vivere questa communio, ha aggiunto monsignor Donatelli. Per padre Waldemar da Karlsruhe occorre una visione di apertura e non pensare soltanto a salvare il proprio orticello e che la dicotomia anche nella terminologia che contrappone le comunità tedesche a quelle d’altra madrelingua andrebbe addirittura superata. Don Marek si chiede se i preti tedeschi in seminario o i collaboratori pastorali vengano preparati alla multiculturalità. Siamo di fronte a cambiamenti importanti che ci coinvolgono, è importante fare sentire la voce delle nostre comunità, partecipare al processo in atto affinché i cambiamenti non ci cadano addosso, soprattutto partecipare con la consapevolezza che la ricchezza della chiesa cattolica sta nella diversità di chi ne fa parte.

Si veda la situazione nella diocesi di Rottenburg-Stuttgart nell‘intervista a Thomas Raiser, referente pastorale della comunità Sant’Antonio da Padova di Waiblingen.