“Forse avremo bisogno di un Concilio Vaticano Terzo”

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Nella foto in alto: P. Ansgar Wucherpfennig © Angelika Zinzow

Intervista a padre Ansgar Wucherpfennig, rettore della scuola superiore di filosofia e teologia Sankt-Georgen di Francoforte sul Meno, sul processo di riforme nella chiesa cattolica, sul ruolo della chiesa nella società contemporanea e anche per contrastare estremismi e razzismo dilagante

Il massacro di matrice neonazista di Hanau lo scorso 19 febbraio dove sono morte undici persone è preoccupante. Come si pone la chiesa di fronte al razzismo e all’estremismo di destra?

La chiesa cattolica è decisamente contro il razzismo e contro ogni forma di nazionalismo esclusivistico. In seguito all’attentato di Hanau il papa ha scritto un messaggio di solidarietà al vescovo e alla diocesi di Fulda. Cattolicesimo e nazionalismo si escludono per principio, lo troviamo scritto nella Bibbia “andate presso tutti i popoli”, cioè tutti i popoli possono conoscere la misericordia e la giustizia di Dio.

In che modo la chiesa cattolica può contribuire alla tenuta e alla coesione della società?

Credo che si debba guardare prima di tutto in casa propria e qui si vede che anche fra i cattolici c‘è un numero crescente di credenti, fra il dieci e il quindici per cento, che concepisce la propria fede in modo fortemente identitario, ossia tiene saldi modelli di riferimento antiquati, cosa peraltro comprensibile di fronte alle grandi insicurezze di oggi, questi modelli tuttavia non rappresentano una soluzione ma un vicolo cieco. La soluzione sarebbe invece avere fiducia nella parola del Vangelo ovvero che Dio con il suo messaggio di gioia non ci lascerà soli in questa società. In questo inoltre la chiesa non è un’eccezione rispetto alla società nel suo insieme, dove la stessa percentuale di cittadini, fra il dieci e il quindici per cento, tende a identificarsi in un modello di società identitario e reazionario.

Se, come diceva sopra, il messaggio evangelico è destinato a tutte le genti e a tutti i popoli mentre invece oggi assistiamo a una diffusione di idee identitarie e sovraniste, come può allora la chiesa cattolica essere un’interlocutrice importante nella società contemporanea?

La chiesa cattolica può esserlo ascoltando ed entrando in relazione con ciò che percepisce dalla società e accompagnandolo con la parola critica del Vangelo. Sono convinto che il problema sia che le persone hanno sempre vissuto la chiesa come una sorta di predicatore morale e ancora oggi la percepiscono in questo modo. Di fronte a tutto questo la chiesa deve mettere in chiaro di essere in prima linea in ascolto e partire dal presupposto che Dio è relazione con ogni persona. Soltanto con un atteggiamento di ascolto la Chiesa può cogliere l’origine del rapporto che Dio ha con ciascuno di noi e portarlo in superficie.

Lo scandalo degli abusi sessuali ha sconvolto la chiesa cattolica. Con il Cammino sinodale, inaugurato alla fine dello scorso anno e riunitosi nella prima assemblea plenaria la fine del gennaio scorso, la chiesa cattolica tedesca ha intrapreso un processo di riforme. Quanto è necessario questo processo di riforme affinché la chiesa riacquisti credibilità?

La mia supposizione è che la Chiesa partecipi a una crisi di fiducia che attraversa tutte le grandi istituzioni, dalle associazioni, ai partiti. Tutte queste istituzioni hanno un serio problema di ricambio generazionale e anche la chiesa ne è toccata. Non si tratta quindi del fatto se la chiesa possa uscire da questa crisi di fiducia, cosa forse impossibile, anche perché il numero di chi lascia la chiesa non cambierà probabilmente neanche con le riforme, si tratta piuttosto di fare in modo che la chiesa venga avvertita nella società per il suo messaggio di gioia. A questo, secondo me, dovrebbero servire le riforme.

Un processo di riforme comincia con il dialogo, poi seguono i fatti. L’esperienza che Lei ha vissuto, padre Wucherpfennig, ossia il rifiuto da parte di Roma del Nihil obstat nel 2018 e successivamente la grande solidarietà mostratale da teologi, teologhe, dal vescovo di Limburg, Bätzing ecc. hanno mostrato che le posizioni che divergono dalla dottrina tradizionale della chiesa non possono più essere semplicemente sanzionate e ridotte al silenzio. Nel 2019 seguirono poi la lettera aperta al cardinale Reinhard Marx per una riforma della chiesa e della quale Lei fu uno dei firmatari, e il Cammino sinodale. Il dialogo nella chiesa cattolica è finalmente cominciato?

Lo presumo e il Cammino sinodale è la piattaforma in Germania per questo dialogo, il cui esito è aperto. Le voci contrarie al Cammino sinodale per me sono ingiustificate. È un percorso aperto quello che stiamo facendo, ciò vale per tutti e significa anche che non ci devono essere tabu nella discussione.

Però pochi giorni dopo la prima assemblea plenaria del Synodaler Weg si è dimesso il cardinale Reinhard Marx dal vertice dell’assemblea episcopale tedesca, cioè non si ricandida.Il giorno dopo, il 12 febbraio, esce lo scritto di papa Francesco “Querida Amazonia”, nel quale non allenta il voto del celibato e rifiuta l’ordinazione delle donne. Sono questi segni contrastanti che mettono a rischio il Cammino sinodale condannandolo fin dagli esordi alla sconfitta?

Posso capire che i segnali che giungono dalla chiesa siano percepiti come contradditori ma personalmente non ritengo compromesso il processo di riforma. Gli argomenti del cardinal Marx sulle sue dimissioni mi convincono. È il nuovo modello nella gestione delle cariche ecclesiastiche che si impone, a tempo determinato, non è più a vita o per moltissimi anni. È bene quindi che anche nella Conferenza episcopale tedesca il testimone passi a qualcun altro ma con questo il Cammino sinodale non è predestinato in una o in un’altra direzione. Per quanto riguarda poi lo scritto del papa Querida Amazonia, la questione è se abbia senso parlare anche di ordinazione delle donne e di un nuovo regolamento per il celibato in una lettera indirizzata a una regione che ha già di per sé abbastanza problemi, problemi che hanno inoltre una dimensione mondiale, si pensi ai cambiamenti climatici ma anche alla questione di culture oppresse dal colonialismo. C’è il rischio di spostare l’attenzione su altri argomenti e di svilire le questioni specifiche e urgenti dell’Amazzonia. Sarebbe stato meglio secondo me che il papa in Querida Amazonia non avesse toccato il tema dell’ordinazione delle donne e del celibato perché questi sono già stati affrontati nel documento finale del Sinodio dell’Amazzonia, documento che peraltro il papa ha dichiarato di sostenere e che è paritario rispetto a Querida Amazonia. Le questioni sollevate dal Sinodo dell’Amazzonia in riferimento all’ufficio sacerdotale e alle sue forme di vita non sono quindi liquidate, neanche per il papa. Ritengo che i cattolici in Germania e nel mondo non debbano farsi scoraggiare da messaggi provenienti da Roma o dal papa e d’altra parte credo veramente che sia cominciato un processo ma che fra due anni non sarà concluso. Si tratta di temi, il celibato, l’esclusione delle donne dal sacerdozio e l’insegnamento morale che non possono essere risolti solo il Germania. Magari avremo bisogno di un Concilio Vaticano Terzo che affronti questi temi. Il desiderio di riforme che esiste nella chiesa cattolica tedesca è diffuso in tutto il mondo, e viene più che dai vescovi dai credenti che vivono la fede ogni giorno nelle loro comunità.

Lei, padre Wucherpfennig, è teologo, specialista del Nuovo Testamento. Come si può spiegare il Cammino sinodale alla luce del Nuovo Testamento?

C’è stata negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta una primavera della Bibbia, dove si pensava che la Bibbia stesse per liberazione, giustizia ed eguaglianza. Attualmente la maggior parte dei teologi considera quell’interpretazione testamentaria piuttosto semplicistica perché non ha tenuto conto che il Vangelo e il Nuovo Testamento parlano all’interno di un mondo fortemente orientato in senso patriarcale e impresso da una visione androcentrica del mondo. Nelle lettere di San Paolo e nei Vangeli si ritrovano queste strutture patriarcali e non si possono negare. Ma sotto queste strutture patriarcali c’è un messaggio di speranza, la speranza di liberazione e di giustizia che deve essere portato alla luce per poter fungere da impulso anche nella situazione contemporanea. In altre parole oggi si è più scettici nei confronti di una interpretazione ingenua di libertà e di giustizia nel Vangelo. Ciononostante non si tratta di una buona novella che consoli nell’eternità ma di un messaggio che vuole essere vissuto ora insieme e nella chiesa.

Grazie per l’intervista padre Ansgar Wucherpfennig