SMISURATA PREGHIERA PER LA PACE

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Kundgebung gegen Krieg in Ukraine 26.02.2022
Manifestazione contro la guerra in Ucraina, 26.02 Francoforte sul Meno

di Michele Illiceto –

Signore del cielo e della terra, chiunque Tu sia e in qualsiasi modo Tu sia creduto, non mi importa ora sapere se ci sei o non ci sei. Ora è importante che io Ti dica di posare i tuoi occhi su questa terra ferita e devastata. Guarda questa umanità smarrita, persa, confusa, disorientata. Guarda i volti di quanti, prostrati nella polvere, stanno perdendo tutto: gli affetti, i luoghi, le persone care, la stessa vita.

Tu, invisibile, sei ovunque, anche là tra le bombe. Tu sei lì e taci. Tra le macerie stai, e impotente, ma non arreso, sembra che Tu sia assente. O forse soltanto nascosto. Sei nella debolezza di chi muore e non nella arroganza e prepotenza di chi, per vincere, è disposto a uccidere. Sei nel coraggio di chi resiste per lottare in difesa della propria libertà.

Sento il tuo lamento nel pianto di chi soffre e nel silenzio di chi muore! Nella solitudine di coloro ai quali non è rimasto più niente. Nella natura che viene devastata. Nelle case che stanno bruciando!

Tu, indifeso, sei spezzato e trafitto, quasi perdente. E sembra che Tu venga di nuovo messo in croce. Ogni colpo su di loro è un colpo su di Te. Tu sei loro perché loro sono Te. Innocente tra gli innocenti. Perché essi sono carne della tua carne.

Come ha detto Papa Francesco, in questi giorni di guerra “Non possiamo dormire. Dramma è chiudere gli occhi sulla realtà. „Per chi segue Gesù non è tempo di dormire, di lasciarsi narcotizzare l’anima. Un dramma del nostro tempo è chiudere gli occhi sulla realtà e girarsi dall’altra parte“. Eppure Ti chiedo: hai chiuso forse per sempre il tuo cuore e non ascolti? Forse che il grido dei bimbi e delle madri in questi giorni non ti commuove? Può tutta questa carneficina di civili non commuovere Te che invece hai viscere di misericordia e di tenerezza?

No, o Signore, non è così!

Tu non puoi fare nulla per noi se noi non Te lo permettiamo. È infatti il nostro cuore ad essere diventato troppo duro. Un cuore di pietra e non di carne, che quasi gode del male altrui. Che grida vittoria sui cadaveri ormai muti ai quali non c’è neanche tempo di dare degna sepoltura.

Ti abbiamo lasciato fuori perché abbiamo scelto tutt’altro. Siamo noi che non proviamo dolore nel provocare dolore. Che vediamo ovunque sempre e solo nemici piuttosto che fratelli. Siamo noi che non sappiamo metterci nei panni degli altri e che non sempre riflettiamo abbastanza sulle conseguenze delle nostre scelte sbagliate.

Siamo noi che in questi anni ci siamo talmente abituati alla pace che ci siamo stancati di vigilare perché potesse durare. Non ci siamo accorti quanto invece essa è preziosa e feconda. Ma la pace costa! Essa esige giustizia ed equità, uno sviluppo solidale e globale per tutti e non solo per pochi. La pace comincia da dentro ciascuno di noi quando rispettiamo ogni uomo nella sua dignità.

Come ha detto don Primo Mazzolari: “Se siamo un mondo senza pace, la colpa non è di questi o di quelli, ma di tutti. Se dopo venti secoli di Vangelo siamo un mondo senza pace, i cristiani devono avere la loro parte di colpa. Tutti abbiamo peccato e veniamo ogni giorno peccando contro la pace. Se qualcuno osa tirarsi fuori dalla comune colpevolezza e farla cadere soltanto sugli avversari, egli pecca maggiormente, poiché, invelenendo gli animi, fa blocco e barriera col suo fariseismo. Se la colpa di un mondo senza pace è di tutti, e dei cristiani in modo particolare, l’opera della pace non può essere che un’opera comune, nella quale i cristiani devono avere un compito precipuo, come precipua è la loro responsabilità. Ogni sforzo verso la pace ha una sua validità: chiunque vi provi dev’essere guardato con fiducia e benevolenza. La pace è un bene universale, indivisibile: dono e guadagno degli uomini di buona volontà”.

Siamo noi che, distratti e anche troppo fiduciosi in noi stessi, non ci siamo resi conto dei tanti germi di guerra che, silenziosamente e di nascosto, in modo quasi velato, in questi tempi di apparente tranquillità, sono stati seminati in tanti modi e in tanti luoghi. Abbiamo preteso di costruire la pace con la strategia della paura, armandoci fino ai denti. E ora che gli strumenti di morte, che abbiamo costruito in tutti questi anni, rischiano di scapparci di mano e di rivoltarsi contro noi stessi, ecco che cominciamo a tremare. 

Siamo sempre noi che non abbiamo vegliato abbastanza sui nostri egoismi personali e collettivi, direi quasi di massa, e sui giochi di potere globale, sulle ingiustizie economiche e sull’odio che per varie ragioni troppo a lungo ha covato in molte zone della terra, creando inimicizia tra molti popoli.

Litighiamo su quei confini sui quali invece dovremmo incontrarci per accoglierci, ospitarci e aiutarci. 

E, come tante volte è accaduto nel passato, o Signore, ci stiamo disumanizzando, tanto che la vita ormai vale poco e niente. Ognuno poi pensa che la vita propria valga più di quella altrui, mentre la vita degli indifesi non conta nulla di fronte ai giochi di potere e ai grandi interessi economici.

È difficile credere in Te in questi momenti bui. E molti Ti incolpano per questo. Ma Tu, o Signore, Tu che rovesci i potenti dai troni e innalzi gli umili, Tu che sei il difensore dei deboli, tocca il cuore di chi in questi giorni è schiavo dell’odio e della rivalsa a tutti i costi. Di chi cova progetti di morte. Accendi il lume della ragione perché si scelga la via del dialogo e della convivenza pacifica.

Non Ti chiedo la pace, perché essa non è un dono tuo, ma una scelta nostra. Essa dipende da noi. Non possiamo infatti chiederla a Te come se fosse un qualcosa di magico, perché, al contrario, sei Tu che la chiedi a noi per umanizzarci ed elevarci.

Tu, infatti, non hai la bacchetta magica per risolvere quei problemi che noi, con le nostre scelte sbagliate, creiamo quando si offusca il lume della ragione o quando scende la notte nel più profondo del nostro cuore.

Ma, o Signore, a Te molte vie sono note che a noi invece restano nascoste. Se puoi aprire un varco di pace possibile, Ti prego di farlo a modo Tuo, e di farlo non per i grandi della terra neanche per i nostri interessi economici, ma solo in nome del pianto dei tanti bambini che non è giusto che paghino il prezzo della grande stupidità dei grandi.

Te lo chiedo in nome di quel dolore che un giorno è entrato anche nel tuo cuore. Non Ti chiedo di asciugare le lacrime, ma di sciogliere i cuori induriti di quanti – politici, strateghi, generali e soldati – quelle lacrime le sta provocando con strumenti di morte.

Ti prego, o Signore, tocca la porta della nostra libertà e rendila, allo stesso tempo, inquieta per il male possibile e desiderosa del bene appetibile. Donaci la saggezza del limite e fa che il dolore di questi giorni ci insegni ad evitare un dolore più grande. Irreparabile e irreversibile!