Grande scalpore hanno fatto nei giorni scorsi le presunte aperture di Papa Francesco sulle unioni civili. Titoloni di giornali che hanno creato molta confusione nei lettori e nei fedeli. I media, sempre alla ricerca di scoop e di notizie sensazionali, prendendo lo spunto dalla uscita del documentario Francesco del regista Evgeny Afineevsky, presentato il 21 ottobre al Festival del film di Roma, “sono andati a nozze” creando una tempesta in un bicchier d’acqua. Perché in realtà il Papa non ha detto nulla di nuovo che già non avesse dichiarato in passato.
di Egidio Todeschini
Nel documentario Francesco, che dura quasi due ore, il regista analizza il pensiero del Pontefice sui temi più scottanti della società: dal cambiamento climatico al razzismo, dagli abusi sessuali nella chiesa alle migrazioni. Le immagini raccontano l’impegno del Papa sui temi come la pace e l’unità, il superamento dei muri e dei conflitti, la tutela dell’ambiente e l’ecologia, la lotta alla povertà. Se mai l’apertura del Papa è per una legge che regoli le unioni civili, le quali però sono cosa ben diversa dal matrimonio.
Già nel 2014 in una intervista al Corriere della Sera il Papa disse: “Gli Stati laici vogliono giustificare le unioni civili per regolare diverse situazioni di convivenza, spinti dall’esigenza di regolare aspetti economici tra le persone. Si tratta di patti di convivenza di varia natura, di cui non saprei dire le diverse forme”. Ma specificò: “Chiamiamo le cose con il loro nome: il matrimonio è tra un uomo e una donna. Chiamiamo invece l’unione tra persone dello stesso sesso unione civile”.
Dunque, perché tanto clamore? L’agenzia Redattore Sociale ha eseguito un’interessante operazione di analisi dello “scoop” sulla posizione del Papa (per la lettura completa vedi il sito dell’agenzia stessa) dalla quale risulta che le cose sono andate in questo modo. Un tempo c’erano solo le encicliche, testo ufficiale visto e rivisto. Difficile equivocarne il senso. Oggi invece, con il mondo che è cambiato, il Papa rilascia talvolta delle interviste. Accade però che non sempre il risultato sia una traduzione genuina o una comprensione completa. La notizia poi finisce sui giornali, riassunta in poche parole, riferite magari fuori dal contesto in cui sono state pronunciate, ed ecco il risultato.
Ecco allora i venti secondi di cui tutti parlano, nell’estratto dal documentario Francesco, che è stato diffuso di mezzi di informazione: https://youtu.be/X_9aVWcy4Fs. La notizia sta tutta in poche parole del Papa, riportate poi da media in questi termini:”Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a un famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”.
Sulla carta parrebbe chiarissimo. Ma il fatto è che le frasi riportate non sono consecutive, ma sono state pronunciate dal Papa in momenti diversi e, quel che più conta, con riferimento a situazioni differenti. Dapprima nell’intervista, già resa pubblica nel maggio 2019, il Papa sta parlando del diritto di stare in famiglia, argomentando che ogni padre e ogni madre deve mostrare accoglienza e amore ad ogni figlio. Un tema legato alla difficoltà che alcuni genitori vivono nell’accettazione di un figlio che confida loro la propria omosessualità o più in generale ha a che fare con il rapporto affettivo che lega un figlio o una figlia al proprio partner. Usare quelle parole con riferimento alle unioni civili è ciò che un giornalista o un regista non dovrebbe fare. Perché, detto così, è semplicemente un falso. E’ chiaro, le parole del Papa sono un segnale dell’approccio dialogante, aperto, pastorale che egli ha e in questi termini il loro utilizzo all’interno del documentario è sensato ma non se l’intenzione è quella di far dire al Papa qualcosa che sulle unioni civili non ha detto. Resta il fatto che il “Sì del Papa alle unioni civili” è diventato la notizia del giorno, con buona pace delle regole del buon giornalismo e senza dimenticare le strumentalizzazioni della politica italiana, considerato che alla Camera si discute la legge nota come ddl Zan.
In mezzo a tanto marasma però in tanti sono andati a riprendere i testi scritti, quelli che nero su bianco restituiscono un quadro più chiaro. Il più citato è Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica firmata da papa Francesco nel 2016. In esso viene da un lato viene ribadito che “ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con cura di evitare ogni ingiusta discriminazione” e dall’altro viene precisato che “non esiste fondamento alcuno per assimilare le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”.