Pane di vita

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In questi ultimi mesi, che ci vedono alle prese con il coronavirus, davanti alla perdita del lavoro o comunque all’ eventualità di perderlo, abbiamo ben capito, soprattutto le generazioni che non hanno vissuto i tempi di guerra, il valore del pane e di tutto ciò che esso rappresenta: lavoro, sostentamento della famiglia, ecc. Non a caso, tra gli alimenti più comprati e spesso mancanti nei supermercati, c’è proprio la farina, perché chi ha un po’ di farina in casa, ha il pane assicurato.

Del resto, nel Padre nostro così preghiamo: ”Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt 6,11). È una richiesta talmente importante che Gesù stesso ci insegna a farla:

“La quarta domanda del Padre nostro ci appare come la più «umana» di tutte: il Signore che orienta il nostro sguardo su ciò che è essenziale, sull’«unica cosa necessaria», sa però anche delle nostre necessità terrene e le riconosce. […] Il tema del pane occupa un posto rilevante nel messaggio di Gesù – dalla tentazione nel deserto attraverso la moltiplicazione dei pani fino all’Ultima Cena. […] Ma Gesù non permette poi che ci si fermi lì, non permette di ridurre il bisogno dell’uomo al pane, alle necessità biologiche e materiali […]” (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, pp. 181.187).

Ed è proprio il pane che Gesù sceglie per restare realmente presente fra noi, quando – durante l’Ultima Cena – lo trasforma nel suo corpo, miracolo che continua in ogni celebrazione eucaristica. E chi di noi non ha sentito la mancanza, direi sofferta, nelle settimane in cui le restrizioni imposte per allentare il contagio del covid 19 hanno impedito la partecipazione alla S. Messa?

L’Eucarestia è una presenza specialissima di Gesù sulla terra: non dimentichiamo che proprio nello spezzare il pane, si aprirono gli occhi dei due discepoli di Emmaus e lo riconobbero. Questa esperienza diede loro il coraggio di ritornare senza indugio a Gerusalemme per raccontare l’accaduto e confermare la resurrezione di Gesù (cfr. Lc 24,28-35).

Forse il non poter partecipare alla S. Messa ha fatto cogliere a tanti, speriamo a tutti, più in profondità il significato dell’Eucarestia, di nutrirsi del Corpo di Gesù e di goderne insieme, come comunità. Certamente abbiamo sperimentato che non possiamo farne a meno, senza l’Eucarestia non possiamo vivere, lo ha detto Gesù: “Io sono il pane della vita…questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo… Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno…” (Gv 6,48-51). È dunque il nutrimento essenziale per vivere. Partecipiamo con amore e gratitudine alla celebrazione eucaristica, come i primi cristiani “nella letizia e nella semplicità di cuore” (At 2,46).

Continuiamo a porgere con fiducia la domanda del pane quotidiano che “per tutti è essenziale proprio nella sua concretezza terrena. Altrettanto, però, essa ci aiuta anche a superare l’aspetto materiale e a chiedere… il nuovo pane” (ibidem, p. 188).

Il pane eucaristico renda vivo tutto ciò che facciamo e ci infonda l’audacia di comunicarne l’esperienza, senza tralasciare momenti di preghiera personale davanti al tabernacolo che custodisce “il pane di vita”.

Nel mese di giugno ricorre la festa del Corpus Domini, e anche se quest’anno il coronavirus non permette le processioni, non trascuriamo di ringraziare e adorare il SS. Sacramento, che rende presente Gesù, il Risorto che cammina con noi e ci nutre di sé sulla via della vita.