Mons. Stefano Russo, vescovo di Velletri-Segni ed ex segretario generale della Conferenza episcopale italiana (2018-2022) è il primo osservatore che la Cei ha inviato al Synodaler Weg a Francoforte. Nel suo intervento in italiano (scaricabile qui in tedesco) ha riferito del cammino sinodale in Italia, delle specificità italiane e del radicamento della Chiesa nel territorio. Nel suo intervento inoltre, rispondendo a come in Italia viene recepito il SW, mons. Russo ha detto che „l’attenzione mediatica porta a letture frammezzate e, a volte, superficiali“.
– di Paola Colombo –
Oggi, dal vivo che impressione ha avuto, che cosa ha visto, mons. Russo?
Ho visto una certa vivacità nell’assemblea sinodale, però mi resta difficile dare un giudizio perché è il primo contatto diretto che ho. Ogni cammino sinodale ha poi le sue particolarità, si vedeva anche da quello che ho detto sulla caratteristica particolare del cammino sinodale in Italia che sta avendo un percorso un po’ diverso. In Italia c’era questa tradizione degli orientamenti pastorali dove, dall’assemblea dei vescovi, dopo il discernimento, usciva un indirizzo che poi veniva dato per dieci anni su un tema comune a tutte le realtà ecclesiali, in particolare alle chiese diocesane. Adesso con questo cammino sinodale c’è stata come una sorta di inversione dove si parte dal popolo di Dio, con questo tempo di ascolto che coinvolge il più possibile il popolo di Dio e che poi viene successivamente riportato nell’assemblea dei vescovi. Sulla base di quello che emerge dall’ascolto arriveremo nel 2025 a celebrare un momento nel quale usciranno degli orientamenti.
Durante l’assemblea sinodale di oggi si è parlato molto di testi di compromesso anche in vista del dialogo con realtà ecclesiali di altri paesi. A parte le specificità del metodo del SW su cui si può convenire o meno, pensa, mons. Russo, che i temi e le questioni trattate dal SW siano comuni in altre Chiese locali, come ha sottolineato la delegazione tedesca che è stata a Praga, alla Tappa continentale del Sinodo?
Non lo so dire precisamente, però certamente è una ricchezza il fatto che il proprio cammino sinodale sia esso stesso messo in sinodalità con tutti coloro che in qualche modo stanno facendo questi cammini, tanto più che il sinodo universale dirà delle parole importanti rispetto alla sinodalità di cui non possiamo non tener conto. Mi raccontavano quelli che sono stati a Praga, e ce n’è qualcuno qui, che comunque è stato un arricchimento perché c’è lo sguardo diverso, c’è la prospettiva degli altri che stanno facendo un cammino sinodale. Per questo è importante che ci sia attenzione a un ritorno di tutto quello che avviene in questi cammini presso coloro che stanno più direttamente portando avanti il cammino del sinodo universale.