- Di Riccardo Tassinari, Comunità San Giorgio di Stoccarda –
Venerdì 10 maggio, in circa 50 giovani cattolici italiani provenienti da ogni parte della Germania, si incontrano a Monaco per tre giorni di condivisione e crescita. Dormiamo al Salesianum, ma la maggior parte delle attività si svolgono presso le sale di una chiesa ortodossa.
In gruppi, uno dopo l’altro, arrivano i partecipanti, ed ecco la prima sorpresa: incontro una persona conosciuta tanti mesi prima in un altro contesto. Sarà un caso. Ah già, è vero che il caso non esiste e che tutto ciò che accade, ha un senso.
Dopo una veloce pulitina delle sale in cui già si fanno le prime conoscenze, in perfetto stile italiano iniziamo il weekend con un bell’aperitivo, qualche stuzzichino e una manciata di chiacchiere, consapevoli di essere lì ognuno per un motivo diverso e in realtà tutti per gli stessi motivi. L’atmosfera è piacevole, dopo pochi minuti ci ritroviamo a parlare con persone sconosciute fino a cinque minuti prima. Ma si sa, gli italiani fanno in fretta.
Le panchine in giardino sono già disposte in cerchio. Don Gregorio apre le danze con il primo momento serio e religioso del weekend. Leggiamo una lettura del Vangelo di Luca, dove emergono fin da subito le domande guida che ci accompagneranno per i tre giorni:
“Ma voi chi dite che io sia?”
“La gente chi dice che io sia?”
“Chi è Gesu‘ per me?”
Eh già, perché forse più che affannarci a trovare risposte è bene farsi delle domande, o meglio, avremo più possibilità di trovare le risposte giuste se solo prima ci siamo fatti le domande giuste.
Dopo le prime riflessioni ecco che viene sganciata un’altra bomba, una canzone profondissima di Niccolò Fabi, “Io sono l’altro”. Trasportati dal potere immaginifico della musica e delle parole, emergono scenari, pensiamo a storie, di noi, di amici, di sconosciuti. C’è chi guarda nel vuoto, c’è chi riflette, c’è chi piange. Obiettivo raggiunto, il cuore si è aperto, le emozioni sono arrivate.
A turno condividiamo una frase che ci ha colpito, queste sono solo alcune tra le più significative:
“Puoi trovarmi nello specchio, la tua immagine riflessa, il contrario di te stesso.”
“Ogni scelta o posizione che non si comprende.”
“Sono il padre del bambino handicappato che sta in classe con tuo figlio.”
Sarà passata circa un’ora e mezza ma non ce ne siamo accorti. È ciò che accade quando si è presenti.
Intanto in cucina qualcuno lavora per noi, maccheroni pasticciati e pizza per tutti, quando improvvisamente l’anima napoletana di Lucia esplode: dedica pubblica a don Gregorio, “voglio fare un applauso a Don Gregorio. Mi avete emozionato, io lo sento nel cuore. Don Gregorio, vi voglio Bbeeene”. È solo uno dei primi momenti di ilarità targati “Lucia”.
Dopocena tiriamo fuori gli strumenti e iniziamo a suonare, la chitarra fa da padrona e accompagna tutti, il violino e la tromba si inseriscono come possono, partono i cori, tutti insieme cantiamo canzoni degli ultimi Sanremo, alternate ad alcune richieste nostalgiche di qualche pezzo storico di Alex Britti e degli 883. È tutto bello, ci divertiamo, si fa balotta, come si dice.
Tornati al Salesianum, la serata si conclude letteralmente in salotto, si condividono le proprie esperienze parrocchiali e già emergono proposte per il futuro. A smorzare la serietà di questi discorsi notturni ci pensa di nuovo Lucia, con le sue barzellette animate da gesti ed espressioni divertenti.
Se chi ben comincia è a metà dell’opera, non avremmo potuto desiderare inizio migliore.
Il momento conviviale riprende l’indomani esattamente nello stesso salotto, dove eravamo rimasti la notte fino alle 2:30. Si fa colazione, si mangiano le pastine e si beve il caffè. Tutte le volte che si mangiava io ero contento.
A seguire ci ritroviamo nella cappellina… Dopo un breve riepilogo del primo giorno inizia l’adorazione…
“La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”
“Chi è Gesu‘?”
Dal vangelo di Matteo e dalle preziose riflessioni di suor Mira e di suor Armanda arrivano i primi tentativi di risposta, i primi suggerimenti.
Risponde bene Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E ci viene ricordata l’importanza del cammino di fede, non sempre semplice, ma sicuramente proficuo e gratificante. Ascoltiamo le parole di Madre Teresa di Calcutta, una lista di significati, di valori, di esperienze.
Gesù è
la luce che dev’essere accesa
la vita Che deve essere vissuta
l’amore che deve essere amato
A questo punto ognuno di noi è chiamato a scrivere chi è Gesù per sé in un messaggio di 160 caratteri, come si faceva una volta quando al 161esimo carattere pagavi il secondo messaggio sms. Si è costretti a condensare. A chi vorremo inviare quel messaggio?
Nel silenzio totale della cappellina, accompagnati dalle dolci e soavi note della chitarra, in un’atmosfera surreale, siamo stati invitati a fermarci, ad adorare il Santissimo e a svolgere questo esercizio di riassunto.
La musica e i canti animano la messa, le parole, i gesti e i silenzi di don Gregorio lasciano il segno. Qualcuno più tardi lo ringrazierà per questo.
Fuori in giardino c’è il sole, possiamo approfittarne per giocare come bambini. Pronti a gustarci il prossimo pranzo, torniamo alla chiesa ortodossa, il sole splende ancora, siamo contenti, si chiacchiera. Poi ci si prepara per la visita di Monaco nel pomeriggio. Ci parlano di un’app e di un gioco a squadre, ma le regole sono all’italiana, regna l’autogestione e siamo sinceri, alla fine in pochi capiscono davvero cosa ci sia da fare! (risate)
Poco importa, giriamo per la città, Monaco è proprio bella… Conosciamo un po‘ meglio alcuni luoghi e scopriamo alcune curiosità di qualche sito d’interesse… Alla fine il senso è conoscerci e spassarcela un po’… Quasi tutte le squadre non completano l’obiettivo, diversi arrivano solo all’ottavo indovinello, ma la verità è che… alla fine abbiamo vinto tutti. Qualcuno è talmente felice che vorrebbe fermarsi per una birra fresca.
La squadra degli adulti, più saggi, riesce però a riportarci tutti a cena insieme, ignari che stava per arrivare uno dei momenti più belli di tutto il weekend: la condivisione del sabato sera. Tre sono state le cose che più mi sono piaciute:
-
abbiamo parlato tutte e tutti;
-
ci siamo dati tempo; non ci sono stati limiti di tempo;
-
ci siamo ascoltati tutti, dall’inizio alla fine.
Ognuno racconta di sé, c’è chi segue le domande guida, chi le ignora, si ride, si scherza. Ognuno, a modo suo, fa uscire una parte autentica e profonda di sé. È anche qui che si incontra il Divino. La domanda “Chi è Gesù per me?” ci conduce inevitabilmente a domandarci “Chi sono io per Gesù?” e “Chi sono io davvero?”.
Con “Brava, bello!” suor Mira incoraggia una nostra amica molto giovane e un po‘ timida a condividere la sua frase che esprime uno dei significati più concreti ed elevati del rapporto Padre – Figlio. In tanti ringraziano Don Gregorio per i momenti dell’adorazione e per l’organizzazione di tutto ciò.
Alcuni si rammaricano che questo meeting si svolga una sola volta all’anno, c’è chi propone di pianificarne uno ogni sei mesi. Non c’è niente da dire, dopo il successo della prima edizione a Freiburg nel 2023, è stato bravo anche quest’anno (e se qualche tempo fa è stato nominato “Delegato nazionale delle comunità cattoliche italiane in Germania” un motivo ci sarà!).
In soli due giorni dal nostro primo incontro, ho la sensazione di conoscere le persone meglio di quelle che conosco da ormai 10-15 anni con le quali, a dir la verità, non ci siamo mai addentrati in discorsi di una certa importanza.
Con il cuore pieno e grato torniamo al Salesianum nel nostro salotto. Giunge la domenica. Dopo il banchetto della colazione, iniziamo la giornata con la messa conclusiva.
La lettura della lettera di San Paolo apostolo agli Efesini e il Vangelo secondo Marco ci accompagnano ulteriormente nelle riflessioni:
“Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?”
La celebrazione eucaristica è letteralmente un concerto: organo, due chitarre, violino, fisarmonica e tromba suonano tutte insieme intrecciando note e sonorità. Senza l’accompagnamento musicale la celebrazione avrebbe avuto un altro sapore, sarebbe sicuramente stata meno gioiosa e meno colorata.
Ancora una volta don Gregorio tocca le nostre corde più profonde grazie alla sua omelia, ci pone interrogativi, ancora una volta ci spiega meglio ciò che da soli faremmo più fatica ad interpretare.
Quando quasi tutti hanno già abbandonato la cappellina, Andrea, l’organista, attacca con un arpeggio dolce e chiede ai pochi rimasti se conosciamo quella canzone. È l’Ave Maria di Gounod. Poi me la sono riascoltata su Youtube, è stata quasi un’esperienza meditativa. Se non la conoscete, ve la consiglio caldamente.
In questa domenica soleggiata, dopo la messa torniamo nuovamente alla chiesa ortodossa. A conclusione del weekend un altro momento magico: uno a una condividiamo nuovamente, leggiamo a tutti il nostro messaggino di 160 caratteri… Qualcuno il sabato aveva scritto anche nel retro del telefono di cartoncino, qualcuno non aveva scritto niente perché effettivamente per descrivere ciò che Dio rappresenta per noi potrebbe volerci più di un messaggino.
Ciascuno annuncia la sua dedica: qualcuno invia il messaggino a gruppi di persone, ad esempio ai propri parrocchiani, qualcuno al sé stesso del passato o del futuro, qualcuno a una persona speciale a casa, qualcuno a un nuovo amico.
Non mancano le sorprese positive: qualcuno non si aspettava di aver fatto la differenza per qualcun altro; siamo sempre e comunque degli esempi, sia in negativo sia anche in positivo; e a volte lasciamo il segno senza accorgercene.
Qualcuno si emoziona, qualcuno ha troppo caldo e si alza in cerca d’ombra, continuando però ad ascoltare e a gustarsi le perle che ognuno ha da offrire. Qualcuno non parla bene l’italiano o il tedesco, ma poco importa, perché il linguaggio delle emozioni va oltre ed è universale, con uno sguardo, un sorriso o un abbraccio ci capiamo comunque e anche molto bene.
Concludiamo il weekend con il pranzo domenicale.
Ho saputo di questo meeting solo qualche settimana prima, mi era stato detto che ci sarebbe stato questo incontro del gruppo giovani… E io pensavo chissà che cosa sarà mai, ne ho già fatti tanti in passato… Sarà che negli anni sono cambiato tanto, sono cresciuto, sarà che in questo momento della mia vita sto attraversando un periodo di transizione e di trasformazione più impegnativo di altri…
Questo weekend mi è piaciuto, molto. Per tre giorni mi sono sentito immerso in un’atmosfera gioiosa, divertente, ma allo stesso tempo profonda e riflessiva. Abbiamo toccato temi importanti e note complesse. Non mi sono mai sentito solo né annoiato.
Sì perché, nel giro di poche ore si è amalgamato a meraviglia un gruppo in cui la parola “giovani” ha significato incontrare ragazze delle superiori, studenti universitari, studenti lavoratori, professionisti, coppie sposate, genitori, figli, fratelli, sorelle, un nonno, un prete, due suore, educatori, catechisti, ecc… Ognuno con la propria storia da raccontare, ognuno con le proprie esperienze, con i propri fallimenti e con i propri successi da donare e condividere con gli altri.
Un ringraziamento speciale a tutto il team “cucina”, alle delizie che ci hanno preparato in questi giorni e a tutti coloro che hanno dato il loro contributo ai momenti conviviali apparecchiando, facendo i camerieri, lavando i piatti ecc. Grazie a tutti gli autisti. Grazie a chi ha organizzato le varie attività e i vari momenti. Grazie alle suore. Grazie a don Gregorio. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato. È stato arricchente.
E così, grato per tutto ciò che avevo appena vissuto e coccolato da questi bei pensieri, sono tornato a casa a Stoccarda, pensando a quando avrei rivisto tutti e a quando si sarebbe svolto il prossimo incontro.
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