Libri: Don Salvatore Pannullo, il parroco di padre Pio

591
Copertina del libro "Zi' Tore", il parroco di padre Pio

Recensione di “Zi’ Tore. Il ‘parroco’ di padre Pio” (Raffaele Iaria, Tau Editrice, 2022, 144 pagine) – Raffaele Iaria, responsabile dell’ufficio comunicazione della Migrantes, è anche autore di diverse pubblicazioni di carattere storico religioso. Ricordiamo “Padre Pio. ‘Quei’ giorni a Pietrelcina” mentre da poco è uscito “Roncalli in Calabria. Il viaggio nella Regione un secolo fa (1922-2022)” che racconta il viaggio che l’allora Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, fece in Calabria come presidente del Consiglio centrale per l’Italia della Pontificia Opera della propagazione della fede. Il volume che presentiamo “Zi’ Tore. Il ‘parroco’ di padre Pio” esplora una figura molto vicina a padre Pio, il suo parroco, don Salvatore Pannullo, detto Zi’ Tore, intrecciando interesse storico e personale dell’autore, legato alla devozione verso padre Pio. Il libro che ha avuto molte recensioni uscirà anche in lingua inglese.

Raffaele Iaria, perché scrivere un libro sul parroco di padre Pio?
Ho voluto dar voce a questo sacerdote, che è stato molto vicino a padre Pio e che lo ha sostenuto nel momento della sua vocazione. Padre Pio entrò in convento il 10 gennaio del 1903 ma per motivi di salute i frati lo autorizzavano a uscire dal convento. Quindi fuori dal convento don Salvatore gli faceva da padre. Il libro nasce da uno sviluppo quasi naturale della mia ricerca e per dare voce ad altre figure significative che stanno accanto a padre Pio. Come tutte le vite è arricchita da altrettante vite.

Come ti sei orientato a riscostruire la figura di don Pannullo, di che fonti disponevi?
Ci sono fonti edite, sparse in altri documenti o piccoli testi che hanno avuto divulgazione locale, e che ho raccolto in questo volume. Un problema relativo alle fonti su don Pannullo è che sono andate per la maggior parte perdute. Don Pannullo studiò al seminario di Benevento, dove successivamente insegnò, per poi andare per un certo periodo a fare il direttore spirituale al seminario diocesano di Catanzaro. Quando ritornò a Benevento portò con sé tutta la sua documentazione da Catanzaro consegnandola all’arcidiocesi di Benevento. Ma tutto l’archivio diocesano su persone, sacerdoti, venne distrutto dal bombardamento anglo americano del 1943, e quindi anche la cartella di don Salvatore Pannullo andò distrutta e non esiste più. La ricostruzione della sua vita è avvenuta attraverso testimonianze riportate in alcuni volumi e attraverso un epistolario fra padre Pio e don Pannullo, ci sono alcune lettere che Padre Pio gli scriveva ma purtroppo mancano le lettere di don Salvatore a Padre Pio.

Che cosa sappiamo di don Pannullo?
La cosa fondamentale della figura di don Salvatore è che fu il primo a riferire la data esatta delle prime stimmate di padre Pio. Le ebbe a Pietrelcina il 7 settembre del 1910, cioè a meno di un mese dalla sua ordinazione sacerdotale, avvenuta il 10 agosto. Un anno dopo padre Pio scrisse al suo direttore spirituale di aver avuto le stimmate ma non riferì la data. Don Pannullo raccontò che padre Pio la mattina successiva, ossia l’8 settembre, andò da lui dicendo “guarda che mi è successo”, “preghiamo affinché queste stimmate spariscano. Io voglio tenere il dolore, ma non voglio il segno visibile”. Poi lo stesso Pannullo è testimone di tanti eventi straordinari che ho raccontato nel libro su padre Pio (“Padre Pio. ‘Quei’ giorni a Pietrelcina”). È stato inoltre il parroco che lo ha preparato al sacerdozio, perché a padre Pio, di salute cagionevole, i medici avevano dato pochi anni di vita e lui voleva diventare sacerdote, morire da sacerdote. Per una disposizione speciale del vescovo fu ordinato a soli 23 anni, non a 24 come da diritto canonico. A prepararlo e ad accompagnarlo quella mattina del 10 agosto dell’ordinazione sacerdotale c’era Zi’ Tore.

In un capitolo parli della fede essenziale e della semplicità di don Salvatore Pannullo. Che cosa ti ha colpito della sua personalità?
Durante la pandemia spagnola morivano molte persone e non venivano neanche portate in chiesa. A un certo punto morì anche la sorella di padre Pio, Felicita, che aveva 29 anni e don Pannullo volle che il carro con la salma della donna passasse davanti alla chiesa, dove lui si fece trovare benedire la salma… mi viene in mente quello che è successo in Italia all’inizio della pandemia. Mi ha colpito questa sua vicinanza alla gente come quando diceva messa alla mattina ed era troppo lunga e i fedeli, contadini che dovevano andare a lavorare nei campi, gli facevano segno di finire e lui finiva. Segni piccoli, ricordati, perché significativi.