
Robert Francis Prevost è papa Leone XIV, eletto al secondo giorno di conclave, al quinto scrutinio, rapidamente, a sorpresa, una „bella sorpresa“ come ha commentato il vescovo Georg Bätzing, presidente della DBK.
- di Paola Colombo
Il 267° Papa è nato negli Stati Uniti, a Chicago, è stato a lungo missionario agostiniano in Perù e ha la cittadinanza di quel paese. Nel 2015 papa Francesco lo ha nominato vescovo della diocesi peruviana di Chiclayo. È americano nel senso più preciso del termine, quello che si riferisce al continente. Conosce la Chiesa del Sudamerica, che pratica la sinodalità da decenni, ha esperienza, fin dai suoi primi anni come missionario agostiniano, delle periferie sociali. Nel suo discorso ha parlato in perfetto italiano e ha salutato in spagnolo, non in inglese.
„Y si me permiten también, una palabra, un saludo a todos aquellos y en modo particular a mi querida diócesis de Chiclayo, en el Perú, donde un pueblo fiel ha acompañado a su obispo, ha compartido su fe y ha dado tanto, tanto para seguir siendo Iglesia fiel de Jesucristo.“
„Quando l’ho visto affacciarsi alla Loggia era come lo ricordavo, un uomo affabile, di profonda interiorità, simpatico, con un sorriso da agnello e una forza d’animo da leone“, così lo ricorda Alkindi Amaro, assistente pastorale comunità cattolica italiana di Francoforte Centro, di origini peruviane. „Non l’ho conosciuto personalmente ma durante il mio periodo di formazione, abitavo vicino al convento agostiniano, dove lui, superiore dell’ordine, si recava per le visite pastorali“.

Nel gennaio del 2023 papa Bergoglio nomina Prevost, prefetto dell’importante Dicastero che nomina i vescovi. Conosce quindi il mondo curiale.
Entrò nell’ordine agostiniano nel 1977, ora è il primo papa appartenente a quest’ordine; fatto gli studi teologici nella sua città natale. Conosce molto bene la Chiesa cattolica degli Usa e quanto sia fortemente divisa fra conservatori-reazionari e progressisti. Parla fluentemente almeno cinque lingue: inglese, italiano, spagnolo, francese, portoghese e un po‘ di tedesco. Possiede un bagaglio di esperienze e di formazione che fanno di lui un cosmopolita, un uomo del dialogo e dell’incontro, come è emerso dal suo discorso.
Il nome
La scelta del nome ha fatto immediatamente pensare al precedente papa Leone, il XIII, quello della famosissima enciclica Rerum novarum che esprime la dottrina sociale della Chiesa in un tempo dove l’industrializzazione impose enormi cambiamenti sociali, e quando cominciarono le grandi migrazioni verso le Americhe.
Il nome Leone ci ha anche ricordato che così si chiamava il fraterno amico di Francesco di Assisi. E nelle parole di ieri del neo papa c’era un vibrante „grazie“ al suo predecessore Francesco al soglio pontificio. Non erano parole di circostanza, la sua emozione e commozione era visibile: „Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco“

Le parole
Le prime parole di papa Leone sono state per la pace, una „pace disarmata e disarmante“, che porta il Cristo Risorto, evocata nel giorno di Pasqua da Francesco nel suo appello al disarmo, un giorno prima della sua morte.
„La pace sia con tutti voi!
Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi!
Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente. Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediva Roma!“

La prima apparizione alla Loggia di San Pietro dopo l’elezione di un nuovo papa è sempre piena di attesa: ogni gesto e parola si carica di significato simbolico.
„Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. Tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l’amore.“
Nelle parole sopra si legge la continuità con Francesco per una Chiesa che primariamente svolga la sua missione di portare il messaggio di salvezza della Buona Novella per tutte e tutti e che proprio perché è missionaria, è accogliente, aperta al dialogo.
Papa Francesco ha avviato il processo sinodale nella Chiesa, ci sono molte questioni aperte a cui il Sinodo (2021 – 2024) ha dato voce e rilievo: le donne nella Chiesa, gli abusi sessuali, essere incisivisi in un mondo secolarizzato, il rapporto centro-periferia e quindi fra Roma e le chiese locali, che cosa significa unità e comunione di 1 miliardo e 400 milioni di cattolici in tutto il mondo, e il ruolo del vescovo di Roma, garante di unità o sovrano assolutista.
Ci si chiede come sarà il nuovo Papa rispetto a tutto questo? Non lo sappiamo ma abbiamo ragione di sperare che da quanto abbiamo visto e sentito ieri sera, dal suo profilo biografico e di esperienze così variegato e di rilievo, non dimentichiamo che è anche canonista e ha esperienze di direzione, papa Prevost sarà il Papa di cui la Chiesa ha bisogno, per continuare il suo cammino di cambiamenti e di recupero di fiducia e credibilità.
Le contraddizioni del pontificato di papa Francesco, e dicendo questo non si intende affatto sminuire la portata innovativa del suo papato, è stato quello di portare la Chiesa a essere sinodale, quindi partecipativa, di corresponsabilità, di trasparenza e rendicontazione a tutti i livelli ecclesiali, utilizzando però lo strumento di potere assolutistico del Motu proprio, cambiare per decreti, certamente non in stile sinodale. Questo è però ciò che ha potuto fare con creatività e immaginazione per avviare processi che ora necessitano di una forma per diventare consistenti e incisivi. Ora tocca a un canonista come Leone XIV, uomo di esperienza sinodale, dialogica, creare il quadro istituzionale affinché il processo sinodale intrapreso possa proseguire e diventare concreto.
Le parole del Papa a cui è seguita la benedizione „Urbi et Orbi“
La pace sia con tutti voi!
Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi!
Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente. Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediva Roma!
Il Papa che benediva Roma dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dar seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco!
Voglio ringraziare anche tutti i confratelli cardinali che hanno scelto me per essere Successore di Pietro e camminare insieme a voi, come Chiesa unita cercando sempre la pace, la giustizia, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura, per proclamare il Vangelo, per essere missionari.
Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: “con voi sono cristiano e per voi vescovo”. In questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato.
Alla Chiesa di Roma un saluto speciale! [applausi] Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. Tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l’amore.
Y si me permiten también, una palabra, un saludo a todos aquellos y en modo particular a mi querida diócesis de Chiclayo, en el Perú, donde un pueblo fiel ha acompañado a su obispo, ha compartido su fe y ha dado tanto, tanto para seguir siendo Iglesia fiel de Jesucristo.
E se mi permettete una parola, un saluto a tutti e in modo particolare alla mia cara diocesi di Chiclayo, in Perù, dove un popolo fedele ha accompagnato il suo vescovo, ha condiviso la sua fede e ha dato tanto, tanto per continuare ad essere Chiesa fedele di Gesù Cristo.
A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, di Italia, di tutto il mondo vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono.
Oggi è il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei. Nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicino, aiutarci con la sua intercessione e il suo amore.
Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo insieme per questa nuova missione, per tutta la Chiesa, per la pace nel mondo e chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra Madre.
Ave Maria…
Il presidente della Conferenza episcopale tedesca sull’elezione di papa Leone XIV:
https://www.tagesschau.de/multimedia/video/video-1464868.html%20youtube