Ci ha amati – Sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo. Il 24 ottobre 2024 papa Francesco ha pubblicato la sua quarta enciclica, Dilexit nos, (Ci ha amati) Sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo.
- di Paola Colombo
La tempistica ha sorpreso un po’ perché l’Enciclica è uscita a tre giorni dalla chiusura del Sinodo sulla sinodalità (27 ottobre) su cui era puntata l’attenzione della Chiesa. Papa Francesco, si sa, è imprevedibile, ma non fa le cose a caso. Un’enciclica sulla devozione al cuore di Gesù tra il Sinodo e l’anno del Giubileo 2025 ricorda a tutti che l’amore di Gesù è incarnato. L’apertura dell’enciclica è la citazione dalla dalla lettera di san Paolo ai Romani (Rm 8,37), Dilexit nos, ci ha amati e prosegue a parlare del cuore, nucleo spirituale della persona: In questo mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore; mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte (9).
Il cuore è ciò che sfugge al determinismo degli algoritmi. Papa Francesco ritorna spesso sul tema dell’intelligenza artificiale, non per demonizzarlo, quanto per mostrare che non in essa non si esaurisce l’umano. C’è uno scarto. L’intelligenza artificiale codifica pensieri, desideri, passioni ma c’è una zona dell’umano che resta inafferrabile, ed è quella del cuore. L’algoritmo all’opera nel mondo digitale dimostra che i nostri pensieri e le decisioni della nostra volontà sono molto più “standard” di quanto potremmo pensare. Sono facilmente prevedibili e manipolabili. Non così il cuore. (14)
Il cuore, ciò che non si lascia tradurre e riscrivere come algoritmo, è quel centro dove si incontra se stessi e ci si apre all’altro: Si diventa sé stessi solo quando si acquista la capacità di riconoscere l’altro, e si incontra con l’altro chi è in grado di riconoscere e accettare la propria identità. (18).
Questa identità porta con sé una vocazione missionaria perché Prendere sul serio il cuore ha conseguenze sociali. Come insegna il Concilio Vaticano II, «ciascuno di noi deve adoperarsi per mutare il suo cuore, aprendo gli occhi sul mondo intero e su tutte quelle cose che gli uomini possono compiere insieme per condurre l’umanità verso un migliore destino» (29)
Dal cuore che alberga in ciascuno di noi come segno della nostra umanità, il cuore di Gesù è il cuore che ci ama. La devozione al cuore di Gesù è adorazione di Gesù Cristo intero (48). Veneriamo tale immagine che lo rappresenta, ma l’adorazione è rivolta solo a Cristo vivo, nella sua divinità e in tutta la sua umanità, per lasciarci abbracciare dal suo amore umano e divino. (49)
Nell’enciclica il tema del cuore e con esso la devozione al Sacro Cuore di Gesù viene ampiamente trattata, con riferimenti alle Sacre Scritture e all’esperienza di santi e di sante: Sant’Agostino, santa Maria Margherita, San Bernardo, Santa Angela da Foligno, San Francesco Di Sales, Santa Matilde di Hackeborn, santa Giuliana di Norwich, San Charles de Foucauld e Santa Teresa di Gesù Bambino, Sant’Ignazio.
La devozione all’immagine del Cuore di Gesù rimanda a Gesù Cristo e, nella dinamica trinitaria, attraverso lo Spirito Santo, a Dio. L’enciclica Dilexit nos approfondisce il significato di questa devozione a cuore di Gesù, e spiegarla con il sensus fidei del Popolo di Dio 54. Può sembrare che questa espressione di devozione non abbia un sufficiente supporto teologico, ma in realtà il cuore ha le sue ragioni. Il sensus fidelium intuisce che qui c’è qualcosa di misterioso che va oltre la nostra logica umana, e che la Passione di Cristo non è un mero fatto del passato: ad essa possiamo partecipare per la fede.
La devozione al Cuore di Cristo è essenziale alla cita cristiana, quasi una sintesi del Vangelo (83).
L’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo alimenta la carità, quella spiritualità pratica che preserva dal dualismo errato che separa corpo e anima, e che connota negativamente ciò che è corpo, materia, carne. Questa è una forma di giansenismo che si ripropone ai nostri giorni e che non è estranea anche nella Chiesa: “Tuttavia, devo constatare che all’interno della Chiesa stessa il dannoso dualismo giansenista è rinato con nuovi volti. Ha acquistato nuova forza negli ultimi decenni, ma è una manifestazione di quello gnosticismo che già danneggiava la spiritualità nei primi secoli della fede cristiana, e che ignorava la verità della “salvezza della carne”. Per questo motivo rivolgo il mio sguardo al Cuore di Cristo e invito a rinnovare la sua devozione. Spero che possa essere attraente anche per la sensibilità di oggi e in tal modo ci aiuti ad affrontare questi vecchi e nuovi dualismi ai quali offre una risposta adeguata (87).
Rispetto alle encicliche precedenti, Laudato si’ e Fratelli tutti, dette anche encicliche sociali e, in certi ambienti anche di Chiesa, quel “sociali” era una critica, la Dilexit nos è l’enciclica molto diversa, ma sta come a fondamento delle precedenti perché la devozione al Sacro Cuore tiene insieme “l’esperienza spirituale personale e l’impegno comunitario e missionario” (91). L’amore di Dio per noi, di cui il Cuore di Gesù è immagine, è il fondamento della fratellanza fra gli esseri umani e della cura del creato. In questo senso, nell’intenzione espressa del Papa, questa enciclica va letta in continuità con le precedenti, Laudato si’ e Fratelli tutti: 217. Ciò che questo documento esprime ci permette di scoprire che quanto è scritto nelle Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti non è estraneo al nostro incontro con l’amore di Gesù Cristo, perché, abbeverandoci a questo amore, diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune.