L’apocalittica

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Il termine “apocalisse” deriva dal titolo dell’ultimo libro del Nuovo Testamento e significa “rivelazione”. La rivelazione in questione fa riferimento a visioni e motivi che descrivano la fine dei tempi. L’idea centrale di questo genere letterario è quella di presentare fenomeni che mostrano il fallimento della società in cui si vive a causa di una crisi sociale, politica e religiosa, e allo stesso tempo giustificare una speranza nel futuro.

La visione apocalittica è fortemente determinista – il destino del mondo e del genere umano è prestabilito e non è mutabile – e soprattutto dualista dal punto di vista etico – esiste un principio del bene assoluto ed esiste un principio del male assoluto, una via di mezzo non esiste. Per descrivere questi principi si fa normalmente riferimento a immagini simboliche: esseri celesti e angelici per il bene, mostri e demoni per il male. Questi elementi che si riconoscono nel libro dell’Apocalisse del Nuovo Testamento non sono totalmente nuovi ma si inseriscono piuttosto in un fenomeno più ampio che si riconosce anche in diversi libri dell’Antico Testamento e della letteratura giudaica che non è venuta a far parte della Bibbia.

Il libro apocalittico per eccellenza dell’Antico Testamento è quello di Daniele, ma anche nel libro di Isaia, di Geremia e in quello di Zaccaria si possono identificare passaggi di stampo apocalittico. Altre apocalissi come il libro di Enoc, il quarto libro di Esdra o le apocalissi di Abramo e di Mosè sono testi giudaici poco conosciuti, non sono divenuti parte della Bibbia, ma hanno influenzato fortemente la visione e lo sviluppo della teologia cristiana dei primi secoli.

Soprattutto la visione del mondo e della storia è particolare nell’universo apocalittico e merita di essere brevemente descritta. L’autore fittizio di testi apocalittici riconosce di vivere alla fine dei tempi. Talvolta vengono descritti in valori numerici simbolici anche gli anni e i mesi che mancano alla fine del mondo. Tuttavia l’interesse centrale non consiste nel descrivere gli avvenimenti – spesso terribili, catastrofici e terrificanti che caratterizzano questo periodo – quanto piuttosto presentarne un’interpretazione che voglia dare fiducia e speranza. La storia si sviluppa verso una fine terribile per coloro che sono pii e stanno dalla parte del bene, ma questa situazione non è motivo di disperazione, infatti proprio l’avvicinarsi della grande catastrofe è il chiaro segno che la fine del mondo è vicina e che per i pii e i fedeli si prospetta l’inizio di una nuova epoca in cui tutto sarà bello e giusto.

Il libro di Daniele ad esempio descrive la storia del mondo in quattro regni che si eliminano l’un l’altro allontanandosi sempre più dalla visione ideale voluta da Dio, finché il “figlio dell’uomo” non arriverà a sostituire il quarto regno e a istituire un governo giusto ed eterno. La lotta finale si svolge sulla terra, ma viene combattuta dalle forze celesti.

L’apocalittica è nello sviluppo teologico dell’Antico Testamento il punto di arrivo di una visione monoteista assoluta. Il fatto che ci sia un solo Dio implica necessariamente che il male abbia un’origine divina. L’unico Dio è però un Dio assolutamente buono e quindi è necessario introdurre figure che siano sia fautrici del male. Angeli e demoni hanno la medesima origine nel mondo celeste, ma compiti differenti, mentre gli angeli sono responsabili del bene, i demoni producono solo male. In questo modo l’apocalittica – introducendo un principio negativo – prova a risolvere il problema della teodicea, come già aveva provato a fare – senza davvero riuscirci – la raccolta dei testi sapienziali. L’origine dell’apocalittica va fatta risalire probabilmente a modelli babilonesi o assiri, si basa fondamentalmente sull’esperienza concreta di persecuzione e distruzione e vuole fornire una visione positiva del futuro. L’apocalittica è una forma di letteratura di resistenza che intende da un lato salvare l’idea di una divinità buona e dall’altra provare a spiegare il male nel mondo. Sia il rabbinismo che poi anche la Chiesa si sono tuttavia distanziati da gran parte delle visioni apocalittiche dualistiche e deterministiche proprie dell’apocalittica tanto che nell’Antico Testamento dei numerosi scritti apocalittici conosciuti, solo il libro di Daniele è stato accettato nel canone delle scritture.