Leggiamo la Bibbia con il teologo Simone Paganini – Tema 2024: Le sette religiose
- di Simone Paganini
“Il regno dei cieli è vicino” si legge nel vangelo di Matteo (Mt 4,17). Gesù stesso afferma che ritornerà mentre alcuni di quelli che lo ascoltano sono ancora in vita (Mt 10,23) e che il regno di Dio si realizzerà presto con potenza (Lc 9,27; Mc 8,39).
L’attesa del ritorno di Gesù nel giorno del giudizio finale fu il credo centrale di una corrente molto forte all’interno della comunità cristiana dei primi decenni. Il racconto del martirio di Stefano all’inizio degli Atti degli Apostoli – con la visione del primo martire cristiano che vede arrivare Gesù sulle nuvole – è la descrizione letteraria di questo desiderio che, tuttavia con il passare degli anni e con il mancato ritorno di Gesù, divenne sempre meno reale e sempre più trasportato in un’epoca futura non ben definita.
Già l’apostolo Paolo cambia opinione nel corso della sua predicazione. Mentre nei suoi primi scritti è convinto di poter fare esperienza di questo ritorno, nelle lettere più recenti si dice convinto del contrario. E all’inizio degli Atti degli Apostoli, uno scritto che può essere fatto risalire all’inizio del secondo secolo, gli autori scrivono in maniera programmatica che “non è di vostra [dei fedeli] competenza conoscere i tempi e le circostanze [del ritorno di Cristo]” (Atti 1,7). La modifica fondamentale del credo in un rapido ritorno di Gesù avviene nell’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse di Giovanni. L’Apocalisse – termine greco che significa “rivelazione” – abbandona totalmente l’idea di un ritorno di Gesù a breve termine e descrive il ritorno escatologico del Cristo risorto alla fine dei tempi, quando il mondo finirà. L’idea di fondo di questo libro è quella di consolare e dare speranza ai credenti, descrivendo i problemi, le traversie, le guerre e le catastrofi della loro società come un momento di prova prima del trionfo finale. La funzione del libro dell’Apocalisse non è quindi quella di descrivere le catastrofi che accompagneranno la fine dei tempi, ma quella di mostrare come queste avranno fine una volta che Cristo ritornerà.
Il libro dell’Apocalisse utilizza numerose immagini e numeri simbolici per descrivere questo momento, cosa che, nel corso dei secoli, ha dato luogo a interminabili speculazioni sulla loro corretta interpretazione. A partire da queste interpretazioni sono nati numerosi gruppi che, sentendosi depositari di una conoscenza superiore ed esoterica, hanno reclamato per sé la capacità di conoscere il momento del ritorno escatologico di Cristo e quindi di poter preparare “adeguatamente” i loro adepti al momento del giudizio finale.
Le sette con aspettativa apocalittica ed escatologica di questo tipo sono gruppi che credono fermamente in un’imminente fine del mondo. Spesso interpretano la Bibbia e le profezie contenute in essa solo in funzione della fine dei tempi e credono che solo i loro membri si salveranno mentre il resto del mondo perirà.
Pur presentandosi in varie forme, le sette apocalittiche sono tutte fondamentalmente caratterizzate dalla convinzione che il mondo stia affrontando un evento catastrofico che cambierà tutta la storia. Proprio questa tensione a considerarsi vicino alla fine del mondo rende queste sette estremamente instabili e pronte a radicalizzarsi. Tra gli esempi più famosi c’è la setta dei Davidiani che, negli anni ‘80, non ebbe problemi a confrontarsi in uno scontro armato con le autorità venendo, poi annientata in un incendio. Anche il gruppo apocalittico della “porta del cielo” credeva fermamente nella fine del mondo alla quale solo pochi eletti sarebbero sopravvissuti grazie all’arrivo di un’astronave extraterrestre. Per accedere a questa astronave era tuttavia necessario un suicidio collettivo, cosa che nel 1997 portò a un massacro dove 39 membri della setta persero la vita.
Il movimento religioso apocalittico oggigiorno più famoso è tuttavia quello dei Testimoni di Geova. La convinzione che sia imminente un “intervento divino” in cui Dio salverà coloro che obbediranno alla sua volontà, mentre coloro che non si convertiranno saranno distrutti è un elemento centrale della loro fede. Per convincere gli adepti della verità del loro messaggio diversi leader del movimento si sono lasciati andare a interpretazioni della Bibbia che identificavano una data ben precisa per la fine del mondo. La prima data era fissata nel 1914, poi fu corretta al 1925 e da ultimo al 1975. Dopo che anche l’ultima profezia si è rivelata errata non è stato più fatto nessun altro tentativo di determinare il momento esatto della fine del mondo che per i fedeli del movimento resta comunque un evento imminente.
Sette caratterizzate dalla fede in un imminente giudizio finale hanno una tendenza spiccata ad azioni radicali e anche violente. L’esempio dei Testimoni di Geova mostra però anche come il senso di appartenenza a una setta sia in grado di giustificare ed accettare senza molti problemi il non realizzarsi delle profezie apocalittiche.