La festa della Natività di Maria porta il dono dell’unità e della pace

87

“Tante persone, ma una sola fede in Dio“: con queste parole, un uomo della comunità vietnamita riassume la festa (7 settembre) della Natività di Maria nella chiesa Frauenfriedenskirche di Francoforte-Bockenheim. È la prima volta che vi partecipa ed è piacevolmente impressionato.

  • di Paola Colombo

Le comunità di altra madrelingua della diocesi di Limburg celebrano la festa della Natività di Maria ogni anno da undici anni con il motto “Maria, Madre di tutti i popoli”. C’è una messa solenne, una processione con la benedizione sacramentale e, a conclusione ci sono le prelibatezze internazionali delle comunità. Quest’anno sono giunte alla Frauenfriedenkirche diverse centinaia di fedeli. Una donna della comunità vietnamita spiega: “Celebriamo la nascita di Maria ed è molto, molto importante per noi. Essere qui mette in contatto le persone delle altre comunità”.

Tutti sono pronti
La tensione prima dell’inizio della funzione è palpabile. Alcuni fedeli aspettano fuori con stendardi processionali delle loro comunità, mentre all’interno della chiesa si recita il rosario. I presbiteri e gli/le assistenti pastorali sono raccolti nel chiostro i cui pilastri portano i nomi dei caduti della Grande guerra (a cui la chiesa è dedicata), per poi vestirsi con la tunica bianca; solo il padre maronita Gabi Geagea indossa il nero: in fondo ci sono qui comunità di altra lingua ma anche di altri riti. All’esterno sono allestite dalla mattina le panche e i tavoli per il rinfresco dopo la cerimonia.

Alle 15.00 comincia la celebrazione eucaristica. La musica festosa dell’organo e l’ensemble di ottoni scioglie l’attesa. La chiesa è piena. Al centro dell’altare, la cantora Nadine Monteforte canta in varie lingue. I celebranti e i chierichetti entrano in chiesa.

 

L’invocazione “Maria, Regina della Pace” è il fulcro dell’omelia della messa, tenuta dal canonico del duomo di Limburg, Georg Franz. Maria ci fa dono dell’unità e della pace, dice, perciò: “Non fermiamoci alla devozione ma seguiamo Maria affinché porti nei nostri cuori la pace, di cui il mondo ha bisogno”. E i fedeli seguono Maria: la processione con la statua della Vergine Maria su un cuscino di fiori bianchi è accompagnata da canti e attira in qualche sguardo curioso. La graziosa statua è pesante e viene portata alternativamente da uomini e donne. Dopo la benedizione sacramentale davanti alla chiesa, c’è tempo per il rinfresco e la conversazione.

Sheila, brasiliana della comunità portoghese di Wiesbaden: “È la prima volta che vengo qui. È meraviglioso, una varietà di persone”, dice. Andrea e Mattea di Wiesbaden, in costume tradizionale croato, hanno portato in processione gli stendardi della loro comunità. Ora, rilassate, si godono uno spuntino internazionale: “Questo essere insieme è davvero speciale: che nazioni diverse celebrino tutte la stessa fede“.

Un’iniziativa dal basso
Questa festa „Maria, madre di tutti i popoli“, che l’anno scorso ha festeggiato i dieci anni di giubileo, è il frutto di un’iniziativa del Consiglio delle comunità della diocesi di Limburg. È nata dalla base, dalle comunità ecclesiali di altra madrelingua e ne sono orgogliose. Marina Paolella-Di Marco, della comunità italiana di Bad Homburg, fa parte da dieci anni del consolidato gruppo di lavoro Mariengottesdienst: “L’idea era di avere qualcosa che unisse tutte le comunità di altra madrelingua, e abbiamo pensato alla devozione alla Madonna”; per questo hanno voluto fare una processione, qualcosa che qui in Germania non è usuale.

Prosegue Marina:  “In nessun altro luogo, tranne che in Baviera, la statua di Maria viene portata per le strade. Damir Lonkarević ebbe l’idea di celebrare la festa della Natività di Maria. E in questo luogo significativo“. Infatti la Frauenfriedenskirche è speciale, è la chiesa principale in tutta la Germania per la commemorazione dei i morti e i caduti della Prima e della Seconda guerra mondiale. Venne edificata su iniziativa dell’Associazione cattolica delle donne tedesche come luogo di commemorazione ed è dedicata a Maria, Regina della Pace.

Una festa per tutte le parrocchie
“È una celebrazione che si può immaginare e desiderare anche per le parrocchie tedesche: molte persone sono venute da diverse zone della diocesi”, dice il canonico Georg Franz. “Tutti i presenti fanno parte di comunità di altre lingue, ma il parroco della Frauenfriedenskirche, Holger Daniel, mi ha detto che alcune persone fanno parte della parrocchia tedesca. Importante è la base comune che ci unisce e sulla quale siamo in cammino“.

„Tutte le persone sulla terra sono uguali, indipendentemente dalla nazionalità. Siamo tutti uguali“
Ante della comunità croata

La festa mariana “Madre, di tutti i popoli” ha celebrato lo scorso anno il suo decimo anniversario con un programma più ampio del consueto, che ha visto un’adorazione notturna molto partecipata e un incontro per ragazzi.

Quest’anno c’è stata una significativa novità nell’accompagnamento musicale: la musica d’organo con Benedikt Milenković, insieme all’ensemble di fiati sotto la direzione di Mario Roth e la cantora Monteforte. Alexandra Schumann, referente diocesana per i cattolici di altra madrelingua, spiega entusiasta: “Quest’anno abbiamo cercato di riunire la comunità internazionale anche nel canto, per sottolineare ciò che abbiamo in comune, in modo che tutti si sentano partecipi. Questa festa mette in risalto il denominatore comune tra molte culture, e cioè la fede in Gesù, in Maria, Madre di Dio. Tutto questo dovrebbe riflettersi nella musica, per questo abbiamo alcune canzoni in latino, che tutti conoscono, ma anche, per la prima volta, canzoni di Lourdes nelle diverse lingue“.

Ci si sente a casa
“La festa di Maria, madre di tutti i popoli, è l’unica occasione per conoscersi e rivedersi, ed è un momento bellissimo che rafforza l’unità”, dice Marina Paolella – Di Marco da dietro il bancone con le deliziose specialità, che anche Heribert Schmitt ha appena assaggiato. Schmitt ha contribuito a organizzare questa festa per molti anni, in qualità di referente diocesano per i cattolici di altra madrelingua. Oggi si occupa di Weltkirche, del sostegno teologico pastorale per i preti della Chiesa universale. Che effetto fa essere qui oggi? Schmitt: “è come tornare a casa. La Chiesa universale è stata ed è la mia vita. Sono stato nella Chiesa universale in Sud America, poi ho lavorato con le parrocchie di altra lingua madre e ora con i preti della Chiesa universale, in qualche modo tutto combacia. Sono molto felice di essere qui e, questa volta, sono molto rilassato”.

Nuove forze per il riordino
La festa volge lentamente alla fine, si comincia a riordinate e pulite. Per Ante della comunità croata, che indossa una camicia bianca e pantaloni neri come gli altri aiutanti, questa festa è importante perché dà equilibrio nella vita: “Ringraziamo Dio, siamo tutti credenti e ci piace fare tutto questo. È assolutamente meraviglioso festeggiare insieme. Tutte le persone sulla terra sono uguali, indipendentemente dalla nazionalità, siamo tutti uniti. Preghiamo Maria affinché noi tutti rimaniamo umani, e rimanga la pace. È così che comunichiamo, non con le armi”.

I giovani chiudono le panche e le dispongono l’una sull’altra, Inaki aiuta e coordina il gruppo con un buon umore contagioso. È la sua prima festa della Natività di Maria. Per Inaki  Blanco Pérez*, referente per i cattolici di altra madrelingua dallo scorso maggio questa festa mostra l’universalismo della Chiesa, la sua cattolicità: “Il centro della nostra fede è Cristo, indipendentemente dalla nostra provenienza. Celebriamo insieme che Cristo è il nostro Salvatore. Dobbiamo celebrare insieme, credere insieme e lavorare insieme, anche se abbiamo mentalità diverse e modi diversi di esprimere la nostra fede”. E questa unione vale anche per le comunità di lingua tedesca: “C’è sempre l’idea che le comunità di altre lingue siano solo per gli stranieri, ma è sbagliato. La maggior parte di loro è nata qui, ha un passaporto tedesco, ha un passato da migrante o ha legami con le comunità. Sarebbe bello se le comunità di lingua tedesca e di altra lingua collaborassero di più. Non solo nelle celebrazioni, non solo nelle funzioni religiose, ma anche in altri progetti, ad esempio quelli sociali. È un processo lungo, ma siamo sulla buona strada”.

 

L’articolo è stato ripreso e tradotto in italiano dal sito della diocesi di Limburg:

***

Inaki  Blanco Pérez* nel frattempo non è più referente diocesano per i cattolici di altra madrelingua. Dopo il periodo di prova ha scelto di rientrare a lavorare nella comunità della  diocesi di Fulda da cui proveniva.