Discorso del cardinale Mario Grech, Segretario generale del Sinodo universale, su comunicazione, dialogo nella Chiesa e Sinodo ‘21-’24, tenuto alla presentazione del volume “Church in Dialogue. The Art and Science of Church Communication” della Pontificia Università della Santa Croce
(Card. Mario Grech) – Oggi mi riferisco al Sinodo ‘21-’24, un esercizio di ascolto reciproco senza precedenti, condotto a tutti i livelli della chiesa e che coinvolge l’intero popolo di Dio. Quando dico popolo di Dio, guardo anche al di là dei confini della chiesa cattolica. Il cammino verso una chiesa sinodale inizia con il diventare una chiesa dell’ascolto. Una chiesa della vicinanza, della compassione, dell’a-more tenero, che riflette meglio lo stile di Dio, sono le parole di papa Francesco. Con la lettera pastorale per l’avvento, “Il dialogo, stile di una chiesa sinodale”, il mio confratello Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e teologo, puntualmente osserva: “Se dialogo vuol dire incontrarsi mediante la parola (dia-logos), dialogare è necessario per camminare insieme, per vivere quello stile di sinodalità a cui papa Francesco sta chiamando la chiesa di fronte alle sfide, alle promesse dei nostri tempi. Imparando a dialogare sempre meglio, sempre di più, ascoltandosi, accompagnandosi gli uni con gli altri, discernendo i segni del Signore e aiutando ciascuno a corrispondervi per integrarsi nel posto in cui Dio lo vuole, si cresce insieme come popolo, come chiesa sinodale, chiesa-comunione e icona della Trinità, partecipe della vita divina. Perciò è importante riflettere, verificarsi sulla nostra capacità di dialogare con tutti, partendo dal dialogo con Dio nella preghiera”.
La sinodalità è un dialogo e un dialogo ecclesiale radicato nell’ascolto e che procede attraverso il discernimento.
In queste brevi osservazioni vorrei presentare alcuni pensieri su come comunicare al meglio come chiesa sinodale e anche come comunicare la chiesa sinodale. Toccherò tre temi, le sfide della comunicazione sul sinodo, comunicare efficacemente sul sinodo e il dialogo come il cuore di una comunicazione efficace, di una chiesa sinodale.
Le sfide della comunicazione sul sinodo
Ci troviamo di fronte a molte sfide nelle comunicazioni del processo sinodale. Papa Francesco ne ha individuate alcune all’apertura del Sinodo universale, nell’ottobre ‘21, dove ha sottolineato il rischio del formalismo, ovvero di concentrarsi sul processo; il rischio dell’intellettualismo, ovvero, di vedere il sinodo come una sorta di sviluppo di studio in cui le solite persone dicono le solite cose, finendo per seguire le familiari infruttuose divisioni ideologiche, partitiche della chiesa; il rischio di autocompiacimento o dell’indifferenza o di non prendere sul serio i tempi in cui viviamo. Altre sfide provengono da letture negative nel presentare il sinodo anche purtroppo attraverso i media. Per esempio l’idea, diffusa tra alcuni, che il processo sia stato concepito per imporre cambiamenti alla dottrina e che il risultato finale sia stato deciso fin dall’inizio. Ma dove è scritto questo? Chi dice così non ha capito allora cos’è la sinodalità. Altri vedono nello stesso processo sinodale solo un esercizio ecclesiale che, per sua natura consultiva, impedisce un vero cambiamento, offrendo solo un’opportunità di discussione ma non di azione. Ciò solleva questioni importanti anche dal punto di vista di comunicazione sulla gestione delle aspettative riguardo ai risultati del sinodo. Infine, il timore che il sinodo stia portando la chiesa a chiudersi in se stessa, è il rischio dell’autoreferenzialità, di una chiesa che si concentra su questioni ecclesiali interne piuttosto che guardare al mondo annunziando il Vangelo alle periferie, impegnandosi nel servizio ai bisognosi. Riconoscere queste letture sbagliate secondo me è il primo passo per rispondervi efficacemente. Il passo successivo consiste nel resistere all’impulso di respingere tutto o nell’imputare cattive intenzioni a coloro che la pensano in questo modo, che sono i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo. Come ha esortato Papa Francesco rivolgendosi ai fedeli della Chiesa presente qui a Roma “non dobbiamo aver paura quando c’è uno scontro tra visioni e aspettative diverse”.
Comunicare efficacemente sul Sinodo
Una comunicazione efficace sul processo sinodale si basa sui principi cattolici fondamentali. Ricorda Gema Bellido (curatrice del volume “Church in Dialogue”, n.d.r.), nell’introduzione a questo volume, in un mondo globalizzato sempre più polarizzato, c’è un forte bisogno di basare la comunicazione su atteggiamenti che sono molto familiari ai cattolici: l’amore per la verità, il rispetto per la persona, anche la persona che sta nell’errore, l’orientamento al dialogo, la capacità di raggiungere un accordo.
Nel documento per la tappa continentale del sinodo “Allarga lo spazio della tua tenda”, scriviamo così: il secondo elemento strutturale della tenda sono le corde che tengono insieme i teli e devono equilibrare la tensione necessaria a evitare che la tenda si afflosci con la morbidezza che ammortizza i movimenti provocati dal vento. Per questo se la tenda si allarga, si devono allungare le corde per mantenere la giusta e necessaria tensione. Le tensioni non devono farci paura, sono generative.
Una comunicazione efficace sulla Chiesa sinodale si concentra sul rinnovamento della nostra missione evangelica
Ricordatevi il tema per una chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione. La nostra missione è testimoniare la Chiesa “ospedale da campo” che siamo chiamati ad essere. Una comunicazione efficace sulla Chiesa sinodale passa attraverso il racconto, passa attraverso la testimonianza di quei discepoli missionari capaci di “sanmartinizzare”, ossia capaci di mostrare una chiesa che accompagna l’umanità servendo le persone ferite sul ciglio delle nostre strade, anche nelle strade digitali. Una comunicazione efficace sulla chiesa è il processo sinodale che evidenzia la portata globale della nostra chiesa e del processo sinodale, capace di uno sguardo universale, senza cadere nei particolarismi. Come nota uno storico dell’Università di Notre Dame, il cattolicesimo è diventato l’istituzione più multiculturale e multilingue del mondo. Nel 1900 i due terzi dei 250 milioni di cattolici erano in Europa. Oggi è diverso, i due terzi dei 1,2 miliardi di cattolici battezzati vivono nel sud del mondo. Troppo spesso la comunicazione ecclesiale, ma non solo, sembra dimenticare che la maggior parte dei nostri fedeli non vive né in America del Nord e neanche in Europa.
Il dialogo come il cuore di una comunicazione efficace, di una chiesa sinodale
Il dialogo è il cuore del processo sinodale ed esso inizia con l’ascolto. Solo prestando attenzione a chi ascoltiamo, a cosa ascoltiamo, a come ascoltiamo possiamo veramente crescere nell’arte di comunicare, il cui cuore non è una teoria, non è una tecnica ma l’apertura del cuore che rende possibile la vicinanza. Il Santo Padre dice che noi ascoltiamo col cuore più che con le orecchie e ci ricordava in apertura del cammino sinodale che il vero incontro nasce solo dall’ascolto. Ciò avviene ogni volta che ascoltiamo con il cuore perché le persone sentono di essere ascoltate, non giudicate. Si sentono libere di raccontare le proprie esperienze, il proprio cammino spirituale, umano. Una chiesa sinodale è una chiesa che ascolta e che fa partecipare tutti, nessuno è escluso da questo dialogo ecclesiale. Dall’altra parte lo stesso termine comunicare implica questa dimensione partecipativa, altrimenti siamo di fronte a soliloqui. E perché il dialogo cresca è necessaria l’empatia o meglio la simpatia, ossia la capacità di sentire con gli altri, incontrandoli dove sono e supponendo che le loro opinioni siano frutto di intenzioni positive. Questo riflette l’incontro e l’ascolto autentico che abbiamo voluto mettere al centro dell’attuale processo sinodale, perché il vero dialogo richiede di poter parlare liberamente con tutti. Il dialogo è una responsabilità di tutti i battezzati. Ma dialogare significa anche resistere ad ideologie precostituite che non lasciano interpellare né lasciano sconvolgere dalla parola dell’altro. Perciò, ripeto, non c’è dialogo senza libertà e senza verità.
Vorrei concludere con un desiderio, un invito. Solo un dialogo autentico ci aiuterà a diventare la chiesa della vicinanza, che abbiamo l’opportunità di promuovere mediante il processo sinodale, particolarmente in questo kairos (tempo debito, n.d.r.) della chiesa e della storia. E sono certo che solo il dialogo autentico è la chiave per una comunicazione efficace. Mentre camminiamo comunicando, dialogando, non dobbiamo temere le sfide teologiche ideologiche, organizzative che dobbiamo affrontare. Come ci ricorda Papa Francesco, Dio vede lontano, Dio non ha fretta. Dobbiamo essere pazienti e rimanere a nostro agio nelle tensioni che abbiamo, che dobbiamo affrontare, non confidando unicamente nelle nostre capacità, povere, ma invocando sempre l’assistenza dello Spirito Santo. Grazie.
La Pontificia Università Sanctae Crucis in occasione dei venticinque anni di attività della facoltà di Comunicazione Istituzionale ha pubblicato un volume “Church in Dialogue. The Art and Science of Church Communication” che raccoglie i contributi di 25 autori. Il volume non nasce come una rassegna della storia della facoltà ma vuole essere una riflessione collettiva su persone, temi ed eventi degli ultimi anni del XX secolo e dell’inizio di quello attuale, che possono insegnare molto sulla comunicazione della Chiesa e sulla Chiesa. I comunicatori hanno il compito di aiutare la Chiesa a diventare una istituzione improntata sull’ascolto a diffondere una cultura della comunicazione fatta di trasparenza, competenza e apertura. La professionalità del comunicatore è al servizio della comunione, hanno detto alla presentazione del volume (13 dicembre): “Comunicare la fede e l’esperienza cristiana è compito di tutti i membri della Chiesa. Ma è anche vero che i professionisti della comunicazione e gli accademici hanno una responsabilità speciale in questo compito. Ci auguriamo che questo libro possa contribuire alla valorizzazione e alla promozione del ruolo della comunicazione nella Chiesa cattolica”, ha detto Gema Bellido, curatrice del volume. In occasione della presentazione è intervenuto il cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo universale.