Guide forti, infallibili e regole ferree

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Professor Dr. Simone Paganini, Lehr- und Forschungsgebiet Biblische Theologie der RWTH Aachen

Leggiamo la Bibbia con il teologo Simone Paganini – Tema 2024: Le sette religiose.

Il 18 luglio del 1870 il Concilio Vaticano I proclamò la dottrina dell’infallibilità del Papa. L’idea stessa ha radici storiche più antiche, non è stata un’invenzione di papa Pio IX. Già nei primi secoli del cristianesimo, infatti, al vescovo di Roma veniva attribuita un’autorità speciale, in quanto considerato il successore dell’apostolo Pietro. Questa autorità venne enfatizzata sempre di più nel corso dei secoli, soprattutto nel tardo Medioevo e nell’età del Rinascimento, quando i papi consolidarono il loro ruolo di suprema guida spirituale della cristianità. Il dogma dell’infallibilità papale fu però promulgato in un contesto in cui la Chiesa voleva affermare la propria autorità e unità di fronte alla perdita del potere temporale, alle sfide del Modernismo, del nazionalismo e dei movimenti secolari del XIX secolo, ed aveva più una funzione politica che spirituale. Il dogma si basa teologicamente sull’idea che lo Spirito Santo preservi la Chiesa nella verità. L’infallibilità del Papa riguarda infatti esclusivamente le dottrine di fede e di morale e non le sue opinioni o azioni personali. In questo modo il vescovo di Roma viene ad essere identificato come la figura centrale, guida della Chiesa cattolica universale. Questa struttura piramidale centralizzata (che viene ancora da più lontano, almeno dal Concilio di Trento) fu adottata anche nelle diocesi – con il vescovo a capo della chiesa locale – e nelle parrocchie – con il parroco a capo della comunità. In questo modo è ancora oggi chiaro, chi dirige e guida. Il leader religioso, la guida carismatica, svolge un ruolo fondamentale nel contesto di comunità religiose e spirituali, non è solo un modello di riferimento, ma anche portatore di autorità e interprete dei contenuti dottrinali.

Dal punto di vista organizzativo e strutturale per quel che riguarda la figura del leader la chiesa cattolica e molte sette non sono oggi molto differenti. Molto diversi sono però i modi in cui queste funzioni vengono esercitate, così come le dinamiche che ne derivano. Vediamoli.

Nelle sette, le figure di leadership sono spesso individui carismatici che si presentano come uniche o massime fonti di verità. Questi leader esercitano generalmente un forte controllo sui loro seguaci, sia in ambito spirituale che nella vita quotidiana. La loro autorità è assoluta e indiscutibile, legittimata spesso da presunte rivelazioni divine, abilità soprannaturali o conoscenze esclusive. Il potere di tali leader sui loro adepti si basa su vari meccanismi. Spesso fanno uso di manipolazione emotiva per mantenere i seguaci in uno stato di dipendenza. Creando paura dell’abbandono della comunità, promettendo illuminazioni spirituali o guarigioni ed enfatizzando lealtà e obbedienza, creano un ambiente in cui il dissenso o la critica vengono considerati tradimenti. Questi leader si pongono come figure centrali senza le quali l’accesso alla verità spirituale o alla salvezza personale non è possibile, generando così una forte dipendenza emotiva, psicologica e spirituale tra i membri. La loro parola è poi legge assoluta.

Inoltre, nelle sette si stabilisce spesso una gerarchia in cui il leader occupa la posizione apicale, circondato da fedelissimi che monitorano la sua autorità e le sue direttive. Questa struttura consente al leader di esercitare il suo potere in modo efficace, creando allo stesso tempo un’atmosfera di obbedienza assoluta e di controllo. Le critiche vengono represse e i dissidenti emarginati o puniti, generando una forte omogeneità e lealtà all’interno del gruppo.

Le Chiese tradizionali si differenziano fondamentalmente sotto questo aspetto perché una Chiesa normalmente offre spazi di discussione e interpretazioni. Anche se nella storia delle Chiese ci sono state tendenze autoritarie, culminate appunto nel dogma dell’infallibilità del Papa – che tuttavia è stato utilizzato da allora una sola volta (nel 1950 per dichiarare l’Assunzione al cielo di Maria) – oggi esiste la possibilità di porre domande, esprimere dubbi o richiedere riforme, senza essere immediatamente etichettati come dissidenti o traditori. (ne è esempio il Sinodo sulla sinodalità, n.d.r.). Questa apertura rappresenta una differenza significativa rispetto alle sette, dove le critiche ai leader non sono normalmente tollerate. Vediamo un caso.

Quartier generale di Scientoology a Los Angeles ©Matthiew Field commons.wikimedia.org

David Miscavige, l’attuale leader della Chiesa di Scientology, che ha assunto la leadership dopo la morte del fondatore L. Ron Hubbard, ha ad esempio istituzionalizzato i “Programmi di Riabilitazione Forzata” per membri che vengono ritenuti “problematici” o che esprimono critiche nei suoi confronti, allo scopo di mantenere l’autorità e il controllo. Questi programmi sono stati messi sotto accusa per numerosi episodi di abusi fisici e psicologici contro membri dell’organizzazione, inclusi dirigenti di alto livello. Si tratta di sistemi che ricordano i metodi dell’Inquisizione e dei processi alle streghe dell’autorità ecclesiale. La Chiesa ha apertamente riconosciuto che tali episodi furono abusi e che non avrebbero dovuto verificarsi all’interno della Chiesa.

Un controllo coercitivo e spesso abusivo sui membri è assente dall’idea di autorità spirituale del Papa, che è invece più orientata a guidare i fedeli su questioni dottrinali e morali senza esercitare un controllo personale o repressivo.