Donne bibliche: Rachele, Lea, Zilpa e Bila, le madri del popolo d‘Israele

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Rachele
Tiepolo, Rachele nasconde gli "idoli" a Labano, Giovanni Battista Tiepolo, 1726-1728, Common Wikipedia

Giacobbe, seguendo la tradizione familiare, sposa due cugine. La prima, la giovane e bella Rachele, è la sua preferita. La seconda – il cui nome ebraico, Lea, significa «mucca addomesticata» – è brutta e probabilmente anche strabica.

Il romanticismo iniziale della love-story tra Giacobbe e Rachele finisce presto e ancor più quando Labano, il padre delle due ragazze, regala come dono di nozze a ciascuna delle sue figlie una giovane serva, Zilpa per Lea e Bila per Rachele. La già di per sé complicata relazione a tre diviene praticamente insolubile. Tuttavia, contrariamente alle aspettative di Giacobbe – il nome Rachele significa «grembo materno» – la ragazzina che lo aveva fatto innamorare a prima vista sembra essere sterile. La poco attraente Lea – cui per legge Giacobbe volente o nolente doveva concedere ogni tanto un rapporto sessuale – partorisce invece quattro figli in rapida successione. Quando la lotta per avere figli si acutizza Giacobbe non solo si astiene dal calmarla, ma addirittura contribuisce ad alimentarla, per mantenere la sua tranquillità. Prima accetta la richiesta di Rachele di avere un rapporto sessuale con la sua serva Bila e partorirle figli «dal grembo di lei» (Gen 30,3). Tuttavia, dopo un breve successo iniziale, invece che distendersi, le cose diventano ancora più complicate. Adesso a Lea i figli non bastano più e vuole che Giacobbe faccia lo stesso che aveva fatto con Bila anche con Zilpa. D’ora in poi faranno un figlio dietro l’altro e Giacobbe si riduce ad essere l’oggetto dei desideri sessuali delle sue quattro donne.

Gli autori biblici, liberi dal moralismo che è venuto a svilupparsi molto più tardi, chiamano le cose con il loro nome, e raccontano la vita dei protagonisti nella loro interezza. In questo modo anche la storia dell’interpretazione dei testi viene messa in una nuova luce. La storia dei patriarchi si trasforma in storia delle matriarche. Giacobbe non rispecchia in alcun modo la figura di un marito disinvolto e sicuro di sé e, infine, la sua relazione con Rachele, simbolo di ciò che dovrebbe essere una buona famiglia, è solo frutto di idealizzazione. Anche se questo può sembrare strano o addirittura problematico per i lettori moderni della Bibbia, ciò che ne deriva è un racconto certamente non noioso e soprattutto immensamente autentico.