Don Danilo Dorini parroco di Francoforte Nied e Bad Homburg rientrerà in Italia dopo dieci anni in Germania. Collaborerà con altri tre sacerdoti, in un paese a ovest di Milano. A lui va il grazie della Delegazione per il suo servizio come missionario e gli auguri per gli impegni futuri.
Don Danilo dove si è formato e che cosa l’ha formata?
Ho studiato – Liceo classico e Teologia – nel seminario milanese dove nel 1981 sono stato ordinato sacerdote ma la formazione è avvenuta sul campo di lavoro ossia nelle parrocchie in cui sono stato a contatto con parroci e fedeli accoglienti e benevoli.
Dopo dieci anni di servizio in Germania nelle missioni cattoliche italiane che cosa porta con sé come ricchezza?
Dalle comunità tedesche noi dobbiamo imparare la serietà e la precisione insieme all’aspetto organizzativo delle varie iniziative, senza esagerare. Il loro modo di partecipare alla Messa è edificante. Varie iniziative le ho trovate interessanti e coinvolgenti, ad es. la Messa a lume di candele in Avvento, le 72 ore di volontariato per i giovani, la notte in bianco, che cercherò di introdurre nella mia nuova parrocchia. Dagli italiani ho ammirato lo sforzo e il coraggio di lasciare il proprio paese per avventurarsi in una realtà ignota e tutti gli sforzi affrontati per inserirsi in essa.
Che cosa invece è stato per Lei faticoso?
La lingua, innanzitutto. Non sapevo una parola, …chi parla il tedesco fuori dalla Germania? Poi il non aver ricevuto „i trucchi del mestiere” ad es. che qui senza appuntamento non si va da nessuna parte, che tutto deve passare dal “Büro” tedesco e che in fondo rimaniamo ospiti in casa d’altri, con tutto quello che ne consegue.
A chi è qui in Germania come missionario da poco tempo o a chi arriverà in futuro che cosa vorrebbe dire?
Che ne vale la pena perché è una esperienza arricchente ma di avere il coraggio di cambiare missione dopo 10 anni circa per evitare di sedersi sugli allori oppure di vivere di abitudini consolidate. Un po‘ di aria fresca fa bene a tutti, preti e laici. E poi far comprendere ai nostri collaboratori che la missione non è una associazione, un „Verein” e nemmeno una comunità protestante; la collaborazione è una realtà sacrosanta, va cercata e promossa. Si decide insieme ma non per questo a maggioranza. La funzione del parroco come „ministro della sintesi” vale anche qui. Da ultimo: un augurio: di perseverare nella fede, fedeli all’insegnamento della chiesa cattolica-romana e di non inseguire la modernità solo per moda o populismo. Siamo nel mondo ma non del mondo: la diversità deve vedersi, pena il perdere sapore.