Dilexi Te – L’esortazione apostolica di papa Leone XIV

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Papa Leone XIV - Giubileo dei migranti e del mondo missionario. Foto: ©Maurizio Longo

«Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Non siamo nell’orizzonte della beneficenza, ma della Rivelazione: il contatto con chi non ha potere e grandezza è un modo fondamentale di incontro con il Signore della storia. Nei poveri Egli ha ancora qualcosa da dirci“ (Dilexi Te,5).

„Non siamo nell’orizzonte della beneficienza, ma della Rivelazione“, in queste parole all’inizio dell’esortazione apostolica Dilexi Te si coglie la centralità, per la Chiesa e la sua missione, della cura verso chi non ha potere né grandezza. L’esortazione apostolica, la prima di papa Leone XIV, ci dice chi sono i poveri oggi; scandaglia forme di povertà che sono vicine a noi ma che spesso non vediamo:

9) (…) esistono molte forme di povertà: quella di chi non ha mezzi di sostentamento materiale, la povertà di chi è emarginato socialmente e non ha strumenti per dare voce alla propria dignità e alle proprie capacità, la povertà morale e spirituale, la povertà culturale, quella di chi si trova in una condizione di debolezza o fragilità personale o sociale, la povertà di chi non ha diritti, non ha spazio, non ha libertà.

L’impegno per rimuovere le cause sociali e strutturali della povertà va accompagnato a un cambio di mentalità „che possa incidere a livello culturale“, perché viviamo in un tempo  che insegue l’accumulo di ricchezze e il successo sociale da „conseguire a scapito degli altri“. Questo a scapito degli altri si traduce nella cecità di fronte alle varie forme di povertà che ci sono sempre di più anche fra noi, nell’agiata Germania. Prosegue papa Leone:

11) Ciò significa che ancora persiste – a volte ben mascherata – una cultura che scarta gli altri senza neanche accorgersene e tollera con indifferenza che milioni di persone muoiano di fame o sopravvivano in condizioni indegne dell’essere umano. 

Le condizioni indegne per l’essere umano sono anche un lavoro che sfrutta e che solo basta alla sopravvivenza. Le condizioni indegne sono anche quelle del grave disagio mentale di chi vive nei luoghi di conflitto e guerre. Una nota: proprio il 10 ottobre scorso, la Giornata mondiale della salute mentale, l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) nel suo rapporto annuale 1,1 miliardi di persone al mondo, una su sette vive con disturbi mentali: depressione, ansia, stress post traumatico. La maggior parte di esse non riceve cure adeguate. Anche questa è povertà.

In un mondo pieno di conflitti, dove prevale spesso l’imposizione della forza e l’uso della violenza, la Dilexi Te, ci riorienta con fiducia e speranza, verso quella che è la missione della Chiesa: la cura, la misericordia verso chi non ha voce. Attraverso le Sacre Scritture e citando i Padri della Chiesa, papa Leone ci aiuta a riconoscere nei poveri il volto di Cristo. In questo, papa Leone XIV prosegue la linea pastorale di papa Francesco: riconoscere e superare una cultura che produce persone-scarti della società. Papa Francesco aveva iniziato la stesura di Dilexit Te, il seguito della sua ultima enciclica Dilexit nos. Papa Leone XIV ha fatto proprio il progetto del suo Predecessore:

3. Per questa ragione, in continuità con l’Enciclica Dilexit nosPapa Francesco stava preparando, negli ultimi mesi della sua vita, un’Esortazione apostolica sulla cura della Chiesa per i poveri e con i poveri, intitolata Dilexi te, immaginando che Cristo si rivolga ad ognuno di loro dicendo: Hai poca forza, poco potere, ma «io ti ho amato» ( Ap 3,9). Avendo ricevuto come in eredità questo progetto, sono felice di farlo mio – aggiungendo alcune riflessioni – e di proporlo ancora all’inizio del mio pontificato, condividendo il desiderio dell’amato Predecessore che tutti i cristiani possano percepire il forte nesso che esiste tra l’amore di Cristo e la sua chiamata a farci vicini ai poveri. Anch’io infatti ritengo necessario insistere su questo cammino di santificazione, perché nel «richiamo a riconoscerlo nei poveri e nei sofferenti si rivela il cuore stesso di Cristo, i suoi sentimenti e le sue scelte più profonde, alle quali ogni santo cerca di conformarsi».


Accoglienza

Con profonda gratitudine il vescovo Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca ha accolto l’esortazione apostolica del Papa:

Sono grato a Papa Leone XIV per le sue parole chiare, nelle quali riconosco sia le sue origini statunitensi sia le influenze derivanti dalla sua opera in America Latina e a Roma, nonché la sua formazione monastica come agostiniano. Con questo documento egli chiarisce che intende proseguire il cammino intrapreso dal suo predecessore, orientando maggiormente la Chiesa verso i poveri e gli emarginati. Mi auguro che le sue parole ricevano un’accoglienza intensa e un’ampia attenzione all’interno e all’esterno della Chiesa.

Card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana: „La questione dei poveri riconduce all’essenziale della nostra fede“.
“Vogliamo realizzare il sogno di una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare. Perché questa è la Chiesa di cui oggi il mondo ha bisogno
”. Prosegue l’arcivescovo di Bologna: “Esprimo gratitudine per questo dono in un tempo dove nuove fragilità si aggiungono a quelle profondamente radicate in una società sempre più disuguale e ingiusta”. L’esortazione “mette al centro gli ultimi, gli scartati, coloro che non hanno voce e volto, i dimenticati, gli emarginati, invitando la Chiesa e i cristiani a una scelta di campo, oltre che a un cambio deciso di prospettiva (…) in piena continuità con il magistero di Francesco”. „La questione dei poveri riconduce all’essenziale della nostra fede” e “non può essere ridotta solo a problema sociale”. Nei poveri riconosciamo il volto di Cristo “senza paura, senza paternalismi, senza distacco, ma con autenticità e verità” e papa Leone “ci accompagna a riscoprire l’insegnamento dei Padri della Chiesa, ci indica l’esempio di santi e testimoni, ci incoraggia a essere ‘chiesa madre dei poveri’. È tempo di passare dalle analisi alle azioni, dall’indifferenza alla cura”, ha concluso il card. Zuppi.