“Dai cinque continenti, siete segno di pace”

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Mons. Thomas Löhr alla festa internazionale della Natività di Maria, madre dei popoli – Francoforte 8-9 settembre

Incontriamo mons. Thomas Löhr, vescovo ausiliare di Limburg, a Francoforte, sua città natale, dove ha appena presieduto la celebrazione eucaristica per la natività di Maria, Madre dei popoli, nella Frauenfriedenskirche (9 sett.). Questa liturgia è da dieci anni un appuntamento di incontro e di festa delle comunità di altra madrelingua della diocesi. Alla celebrazione segue la processione con la statua della Madonna, la benedizione del vescovo, il rinfresco dal gusto internazionale, organizzato dalle comunità. Quest’anno, per il giubileo di dieci anni, la festa di Maria, Madre dei popoli, è cominciata il venerdì sera con l’adorazione del Santissimo, alla quale ha partecipato anche il vescovo Georg Bätzing; poi è seguita la veglia di preghiera notturna internazionale che si è protratta fino a tarda notte. Sabato mattina c’è stato un incontro coi giovani delle comunità, coordinato da don Matteo Laslau, della comunità di Francoforte Centro.

Mons. Löhr, nell’omelia della celebrazione di sabato pomeriggio ha detto che le comunità presenti provenienti dai cinque continenti sono una testimonianza viva di pace. Toccante la testimonianza del giovane eritreo che dopo mesi di pericolo è arrivato in Germania sano e salvo, accompagnato dal conforto del crocifisso che teneva sempre con sé.

Mons. Löhr è quasi sempre stato presente a questa festa, segno della sua vicinanza alle comunità cattoliche di altra madrelingua della diocesi. Parla un perfetto italiano e gli facciamo una video intervista che andrà al Convegno Nazionale della Delegazione MCI Germania, di Palermo (3-6 ottobre) e che riportiamo in forma scritta.

 

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Lei è un punto di riferimento per le comunità di altra madrelingua della diocesi. E quest’oggi ha presieduto la celebrazione Eucaristica della Natività di Maria, che da 10 anni, è la festa internazionale che raccoglie tutte le comunità di altra madrelingua. Che importanza ha questa giornata per le comunità, secondo Lei, e per la diocesi di Limburg?

Nella diocesi di Limburg abbiamo un terzo dei fedeli che fa parte di una comunità di altra madrelingua. Questo è molto importante per noi: sono 180.000 cattolici. Spesso c’è il sospetto che possano isolarsi, separarsi dagli altri, invece questo è il punto dove si incontrano. Questa giornata fu un’idea del Consiglio delle Comunità di cattolici di altra madrelingua: ogni nazione ha i suoi santi, ma Maria è la madre di tutti i popoli, per questo questa celebrazione porta il titolo,

Questa intervista arriverà a Palermo al Convegno nazionale che la Delegazione MCI in Germania ha organizzato insieme alla Fondazione Migrantes della CEI e alla Conferenza episcopale siciliana. Al convegno una giornata è dedicata al dialogo fra la Chiesa in Germania e la Chiesa in Italia con importanti rappresentanti anche dalla Germania (si veda il programma sotto). Lei ha ricordato sopra l’importanza, il peso che hanno i cattolici di altra madrelingua in Germania. Come si esprime questa attenzione da parte della Chiesa e come si esprimerà in futuro?

Spero di avere sempre le comunità di cattolici di altra madrelingua, però ci sono alcuni tentativi di dire “non possono fare così, non possono entrare nella parrocchia territoriale…”, non dico parrocchia tedesca, perché non abbiamo più parrocchie tedesche. Questo mi sembra un punto importante. In passato abbiamo spesso parlato di inculturazione. È importante che se qualcuno vuol prestare servizio in Germania debba apprendere la cultura e la lingua. Oggi non parliamo più di inculturazione, è un concetto del passato, oggi parliamo di interculturalità, perché inculturazione è una strada a senso unico, uno viene, deve imparare quello che fa la gente qui sul luogo, ma gli altri non imparano niente e questo non basta.

Interculturalità ha a che fare con reciprocità. Oggi abbiamo visto una grande manifestazione di fede. Che cosa possono dare le comunità di altra madrelingua alla Chiesa in Germania?

Vorrei cominciare prima con il compito che hanno le parrocchie qui, se posso. La sfida, non è solo per quelli che vengono qui ma è una sfida per tutti, la sfida di tutti a essere pronti a imparare gli uni dagli altri e non che gli uni devono imparare mentre gli altri fanno come sempre. E il presupposto per questo è ascoltare, soprattutto voler imparare come fate voi, per esempio. Mi impressiona molto come si fa catechesi nelle comunità di altra madrelingua, in questa forma intensa e responsabile. Molto raramente la trovo nelle nostre parrocchie. Se ci fosse una disposizione a imparare questo, sarebbe un grande vantaggio per noi. E invece specialmente la catechesi è un problema in molte parrocchie e questo vale anche per altre forme della religiosità, della spiritualità e della tradizione di culto. Penso al modo di celebrare la messa degli italiani che naturalmente a me piace e spesso sono in Italia; ma anche se vedo gli altri: gli eritrei… abbiamo una comunità eritrea, una maronita del Libano, le le comunità dell’India, siro-malabaresi e le comunità greco ortodosse. Ma non è una questione di rito ma anche del modo di pregare. Spesso i tedeschi sono troppo convinti di se stessi e dicono “si può fare solo così”. Ma che facciamo allora? Molte cose diminuiscono nella Chiesa qui. Penso che dovremmo essere pronti anche a imparare.