Convegno Nazionale 2019 delle MCI.

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1. “Sale della terra”

L’ultima mattinata del nostro Convegno Nazionale è sempre dedicata ad una riflessione specifica, mirata alle nostre Comunità, aiutati dagli interventi dei giorni scorsi, dalla relazione del Delegato, da quelle delle Zone Pastorali, dei Gruppi di studio, del dibattito conclusivo. In fondo ci chiediamo, in riferimento alla tematica generale del Convegno “Sale della terra”, quale è o quale potrebbe essere il nostro contributo per la coesione sociale dei territori in cui ci troviamo ad operare.

Sappiamo che la Chiesa, dal punto di vista sociale, non è una realtà diversa o separata dalla popolazione residente: i credenti ne fanno parte a pieno titolo, in modo integrale e, come ogni cittadino e ogni organizzazione, ne è soggetto attivo, dal punto di vista della fruizione dei diritti come della fedeltà ai doveri che la regolano.

La coerenza con i principi costituzionali e democratici del Paese ospitante è allora il punto di partenza su cui va costruita ogni ulteriore iniziativa privata o di gruppo. La tenuta sociale, il bene massimo per tutti, è a rischio quando vengono meno i valori fondanti e unificanti, come la centralità ed il rispetto della persona, la libertà, la democrazia, la giustizia, la solidarietà.

È quello di cui appunto sta soffrendo la società attuale, il rischio cui siamo esposti più che in altri tempi, appunto perchè la normale diversità delle idee politiche o religiose diventa facilmente aggressività verbale, spesso fisica, violenza come criterio di comportamento verso le persone e le istituzioni, odio come emozione forte che realizza e guida.

Oggi in genere si dà per scontato, giustamente, che gli italiani in Germania, dopo tanti decenni di presenza, siano abbastanza bene integrati nella società del posto: ne possiedono meglio la lingua (per le nuove generazioni il tedesco è la lingua madre), si sono maggiormente adattati ed integrati nelle abitudini locali, le seconde e terze generazioni sono una cerniera preziosa di integrazione anche per le prime generazioni, il cui futuro non è più il rientro nel paese di origine, come nei primi anni dell’arrivo, ma la Germania.

È finito il tempo delle Chiese parallele, di cui spesso, a torto o a ragione, venivano accusate nel passato le nostre Comunità. Le Missioni continuano a vivere una pastorale in parte autonoma, in lingua italiana e secondo le tradizioni della chiesa di origine, ma ora molto meglio inserita e collegata alle parrocchie del posto, ai decanati, alla pastorale delle diocesi di residenza. Lo conferma anche il rilevamento 2018 della Delegazione, che registra buoni rapporti con il mondo ecclesiale del territorio.

Chi persegue una pastorale quasi contrapposta alla chiesa locale, insistendo in modo quasi morboso sulla identità etnica, isolandosi dal contesto ecclesiale del territorio, oltre ad una errata valutazione del proprio mandato, alla scadenza del contratto di assunzione rischia anche di non vedersi più rinnovare la convenzione dal vescovo diocesano di accoglienza. Dietro le argomentazioni ufficiali, sicuramente valide, a mio modo di vedere è forse anche in questa luce che va letto il recente caso della Missione di Mannheim, ora affidata ad un Commissario, al Pfr. Theo Hipp, in attesa che da ottobre don Sebastiàn Frias succeda a don Valerio Casula.

Inutile pretendere una società unita sui valori fondanti se nel mondo ecclesiale viviamo laceranti spaccature. Il primo importante contributo per la tenuta sociale è presentare una Chiesa che sa gestire in modo adeguato i propri problemi interni; è offrire Comunità parrocchiali che sanno superare possibili divisioni interne, comunità che sono in grado di porre la comunione interpersonale e comunitaria al di sopra di visioni private e autoritarie. È difficile che i fondamentalisti ed i dogmatici all’interno della vita delle Comunità ecclesiali non lo siano anche all’interno della società civile, finendo in genere per appoggiare i gruppi più estremisti e pericolosi.

Se è importante che la vita interna delle nostre Comunità sia un esempio stimolante ed una proposta appetibile, non meno secondario è quanto offriamo direttamente alla società. Il che può avvenire in tanti modi: con la partecipazione attiva alla vita politica, alle iniziative delle amministrazioni comunali e provinciali, all’inserimento nelle associazioni culturali e sportive, nel sindacato, nel volontariato. Il credente più è vicino e presente nel molteplice organizzarsi della società civile, e più ha la chance di apportarvi i valori del Vangelo. Gesù ha cercato di incontrare e di accostarsi a tutti i gruppi sociali, a cominciare dai più deboli, quelli ghettizzati ed esclusi, per reintegrarli nella società e dare loro un posto dignitoso e normale.

La presenza della coesione sociale come contenuto della nostra preghiera è sicuramente importante, ma non basta: perché sia efficace va accompagnata da un adeguato impegno di diaconia, autonomo o in collaborazione con altre istituzioni ecclesiali o sociali. Le nostre Comunità, attraverso il missionario od i volontari laici, sono in genere vicine ai malati, agli anziani, ai disoccupati, visitano i carcerati, i rifugiati. Ma ci chiediamo: quali sono i nuovi settori di emarginazione, i problemi che spaccano la società, le ghettizzazioni cui bisogna dare al più presto una risposta, prima che diventino bombe esplosive? Come ci dobbiamo muovere con i vari estremismi di destra (oggi i più emergenti e pericolosi) e di sinistra, con i fondamentalisti che rifiutano ogni dialogo? Basta la scomunica, è sufficiente la messa in guardia, il puntare il dito, oppure vanno trovate nuove forme per disinnescare la carica dirompente nella società? Il dibattito della mattinata dovrebbe aiutarci a capire più da vicino cosa significa essere “sale” anche con queste realtà. Il sale ha senso se entra e viene disperso nell’alimento, non se ne resta fuori, separato. Siamo Chiesa e contemporaneamente siamo società, siamo cittadini del cielo e nello stesso tempo cittadini di questo mondo. È una doppia appartenenza cha va armonizzata. Ognuno deve trovare, oltre alla giusta convivenza, una efficace comunicazione tra le due realtà, in modo da non essere estranei né all’una né all’altra e riuscire a fermentare la società con i valori che provengono dalla fede. Le nostre Comunità hanno anche la vocazione, tra l’altro, di documentare che la diversità è un arricchimento, un valore aggiunto, non un motivo di disagio e tanto meno di guerra.

2. Uno sguardo al recente anno pastorale

Nel nostro Convegno Nazionale siamo soliti dare anche uno sguardo veloce all’anno pastorale che si è concluso ed alla situazione delle nostre Comunità. Il numero delle nostre Missioni è rimasto stabile (lo è da parecchi anni): sono 83, di cui due in Svezia. Non ci sono state chiusure o accorpamenti, e questo è un chiaro segnale della loro attualità, dell’apprezzamento delle Diocesi e che è sempre stato possibile trovare un successore nelle Missioni rimaste scoperte.

Questi i cambiamenti. La Missione di Wiesbaden il 2 settembre 2018 ha festeggiato l’ingresso ufficiale di don Giuseppe Cagnazzo, già presente dalla metà luglio. A ottobre p. Vincenzo Tomaiuoli, dopo due anni a Wiesbaden, ha preso il posto di P. Carlo Marzoli alle Comunità di Stoccarda-Bad Kannstatt e Stoccarda-Vaihingen. A Ulm/Neu Ulm dal primo di novembre don Piergiorgio Fantastico ha preso il posto di don Giuseppe Gilberti, per 36 anni in Germania. Ad Hanau dall’inizio di gennaio opera, pur mantenendo Fulda, fra Antonio Gelsomino, che succede a don Piero Bartalesi. A Stadallendorf a febbraio è giunto fra Giuseppe Tomiri, che seguirà anche la Mci di Kassel. A marzo è arrivato a Lippstadt come cappellano don Marwan Youssef, che dal primo di maggio ha preso il posto di p. Pierino Natali, rientrato definitivamente in Italia. A fine maggio è terminato a Mannheim il mandato di don Valerio Casula, dopo 10 anni di attività pastorale: la diocesi di Freiburg non gli ha rinnovato la convenzione. Gli succede, dopo quattro mesi di commissariamento, affidato al sacerdote tedesco del posto Pfr. Theo Hipp, a partire da ottobre don Sebastiàn Frias, della diocesi svizzera di Coira.

Abbastanza stabile è rimasto anche il personale assunto che opera nella pastorale delle nostre Comunità: la totalità dei missionari ammonta a 71 (3 in meno rispetto allo scorso anno) di cui 31 italiani (compresi i due in Scandinavia) e 40 di altra nazionalità. I diaconi sono 4 (due di altra nazionalità) e le suore 10. I collaboratori/trici assunti sono 25.

La collaboratrice di Wiesbaden sr. Martin dal primo di aprile è passata alla Missione di Francoforte. A Wiesbaden è stato assunto Salvatore Tirendi, al 60%. La Gemeindereferentin Monika Gilde dopo 16 anni ha lasciato la Missione di Saarbrücken e dal primo di agosto ha iniziato il suo servizio pastorale in una comunità tedesca della diocesi di Erfurt. Ora don Paolo Santoru è alla ricerca di qualcuno che prenda il suo posto.

Le 4 zone pastorali hanno tenuto regolarmente i loro incontri. Tre la iniziative delle Zone ricordo: il biennio di teologia della zona centro (dal 29 settembre 2018 fino a giugno 2019 sul tema “Bibbia e Islam”); il cammino formativo della MCI di Colonia esteso alle Missioni della zona: fino a che punto valorizzato, non mi è dato di sapere; la proposta di riaprire la Mci di Freiburg, per ora senza una decisione; la pubblicazione di don Pierluigi del volume “Colpevole d’innocenza – Le scomode verità; la riconferma di don Gregorio Milone il 5 novembre 2018 all’incontro di Esslingen come Sprecher diocesano, e quindi Coordinatore della Zona Sud, e di don Desiré come suo nuovo vice; l’incontro del 7 novembre delle Mci della diocesi di Mainz attorno all’interrogativo “Quale comunità?” La “Missio cum cura animarum” rimane l’opzione preferita, ed è stata proposta al vescovo Peter Kohlgraf il 12 dicembre 2018 alla Jahreskonferenz delle Comunità d’altra madre lingua della diocesi; la giornata di spiritualità nella Zona Centro il 24 marzo (terza di Quaresima) sul tema “Sale della terra”, con introduzione di don Piero Bartalesi; il convegno della Zona Nord per i collaboratori volontari il 18 maggio a Colonia; i pellegrinaggi a Lourdes di tante Comunità  dal 29 maggio a domenica 2 giugno 2019; il pellegrinaggio della Zona Sud alla Madonna di Zwiefalten il 10 giugno, con la partecipazione del vescovo diocesano.

Circa le attività a livello federale. Sono stati tenuti regolarmente gli Esercizi Spirituali il 18-22 marzo a Hofheim am Taunus, predicati da p. Sergio Rotasperti sul tema “Va e fa lo stesso” (con pubblicazione dell’audio, a disposizione di tutti). La Commissione Giovani già a dicembre ha spedito a tutte le Comunità una lettera informativa sul Meeting Giovani 2019, con l’annuncio di un grande cambiamento: veniva riservato ai maggiorenni, dai 18 ai 30 anni. Il Meeting Giovani si è svolto il 14-16 giugno ad Aschaffenburg, presso la Fraternità Francescana, sul tema “In missione per conto di Dio”. Ha avuto luogo il Convegno Nazionale dei Laici (3-5 maggio 2019), nella solita sede di Berg Moriah-Simmern/Ww, sul tema “Il cristiano, sale e luce nell’oggi”, guidato dal prof. Marwan.

In Delegazione, tra l’altro: è stata spedita la scheda di rilevamento 2018 delle Comunità; mandato il bollettino per contribuire al Fondo di Solidarietà; attenzione speciale del CdI alle manifestazioni del Venerdì Santo (numero di aprile), ai sevizi consolari (con inserto nel numero di luglio), grande spazio alle tematiche europee, prima e dopo le elezioni del nuovo Parlamento UE. L’invio mensile delle Circolari informa sui cambiamenti nelle Comunità, gli appuntamenti formativi più importanti, gli avvenimenti più significativi del mondo delle migrazioni.

Chiesa Tedesca. Il nuovo Nationaldirektor, dr. Lukas Schreiber, entrato in servizio il primo di ottobre 2018, ha fatto visita alla Delegazione lunedì 19 novembre 2018. È stato lanciato in ottobre il terzo premio del DBK contro la xenofobia ed il razzismo: la premiazione è avvenuta giovedì 4 luglio 2019 presso la Zeche Carl, una ex miniera di carbone di Essen, in occasione del quarto vertice cattolico sui rifugiati. La diocesi di Limburg ha una nuova Referentin per le Comunità d’altra madre lingua, la signora Alexandra Schumann, che si affianca a Heribert Schmitt, che continua a seguire le Missioni Italiane. È stato diffuso il 21 maggio il messaggio delle Chiese in Germania per la Settimana Interculturale, che si terrà dal 22 al 29 settembre 2019 sul tema “Vivere assieme, crescere assieme”. Da segnalare anche il documento “Dem Populismus widerstehen” del 25 giugno 2019 della Conferenza Episcopale Tedesca.

Migrantes. Attraverso il quotidiano telematico Migrantes Online, a cui ci si può abbonare gratuitamente, la Fondazione Migrantes cura regolarmente l’informazione relativa la presenza della Chiesa italiana nel mondo della mobilità umana, specialmente in Italia ma anche all’estero. Ha presentato nell’ottobre del 2018 il Rapporto italiani nel Mondo, che ha dedicato ampio spazio alla mobilità giovanile. Ha organizzato il Convegno “Tessitori di Comunità” il 24-26 aprile 2019 a Seveso, con particolare attenzione alla nuova “Pastorale dalle genti” della diocesi di Milano. Il corso di formazione “Linee di pastorale migratoria” ha avuto luogo il 1-5 luglio 2019 a Roma. Ricordo inoltre l’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana del 20-23 maggio 2019, dedicata alla Missione. Vi sono stati invitati come ospiti 15 missionari, di cui tre dalle MCI d’Europa: il sottoscritto p. Tobia, i Coordinatori della Svizzera don Carlo De Stasio e del Belgio don Gregorio Aiello.

La Chiesa universale, segnata dal Sinodo di ottobre 2018 sui giovani, ha spostato la Giornata Mondiale del Migrante da gennaio a domenica 29 settembre 2019. Il 17 gennaio la Santa Sede ha pubblicato due nuovi documenti sui migranti: “Orientamenti pastorali sulla tratta di persone” e “Luci sulle strade della Speranza- Insegnamenti di Papa Francesco su migranti, rifugiati e tratta”. È stata resa nota il 2 aprile l’esortazione apostolica postsinodale sui giovani “Christus vivit”, che parla anche dei giovani migranti, definendo “i migranti paradigma del nostro tempo”. Presentato in Vaticano il 27 maggio il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 29 settembre, sul tema “Non si tratta solo di migranti”. “Battezzati e inviati” è invece il tema della Gionata Missionaria Mondiale (si celebra il 20 ottobre), il cui messaggio è stato reso noto nel Giorno della Pentecoste, domenica 9 giugno.

La Delegazione ha finalmente pubblicato il primo volume della storia delle Mci in Germania e Scandinavia, a cura di mons. Silvano Ridolfi. Dopo Pasqua il volume è stato mandato a tutte le Comunità e 100 copie alla Migrantes, per la distribuzione agli ex missionari ed ai vescovi che hanno presbiteri in Germania. La tiratura di mille copie permette di soddisfare tutte le ulteriori richieste che arriveranno, dal momento che è sempre una buona strenna, per varie circostanze. Più volte la stampa della Migrantes sollecita i contributi delle Comunità. Riceve le Circolari della Delegazione, da cui riprende spesso qualche nostra informazione.

L’ultimo incontro del Consiglio di Delegazione, il 24-25 giugno a Norimberga, ha cercato di dare una valutazione dell’anno pastorale 2018-2019. È stato registrato un calo di partecipazione, più o meno a tutte le iniziative delle Zone e della Delegazione. Ci siamo chiesti il perché. Che è diversificato: forse scarsa pubblicità, carente coinvolgimento dei missionari, poca convinzione negli stessi, stanchezza in alcuni volontari, assenza di rincalzi nei gruppi, molteplicità degli impegni, ripetitività. Potrebbe dipendere anche da un accresciuto interesse per le iniziative di formazione delle Diocesi? Se così fosse, non ci sarebbe che da rallegrarsi, dal momento che la nostra offerta formativa non vuole essere in concorrenza con quella delle diocesi, ma semplicemente una integrazione aggiuntiva, per motivi di lingua o per creare connessioni/collaborazioni reciproche nelle nostre Comunità. Toccherà ai Convegni di Zona approfondire la questione, anche se alcune Zone (Nord e Centro) soffrono dello stesso male: troppo vistose le assenze dei quadri pastorali assunti, la cui partecipazione fa invece parte – è bene ricordarlo – dei propri doveri pastorali.

3. Uno sguardo al nuovo anno pastorale

Deciso nell’Assemblea primaverile della DBK (Conferenza Episcopale Tedesca) dell’11-14 marzo a Lingen, il cammino sinodale vincolante della Chiesa tedesca acquista sempre più contorni precisi, sostenuto anche dalla lettera di Papa Francesco del 29 giugno 2019 “An das pilgernde Volk Gottes in Deutschland” (in cartella, nella versione italiana). Il Papa scrive “al popolo di Dio che è in cammino in Germania”, quindi non direttamente ai vescovi, ma all’insieme della Chiesa tedesca, a tutte le Comunità, quindi anche alle nostre. “Siamo consapevoli – scrive il Papa – che non viviamo solo in un periodo di cambiamenti, ma molto di più, in una svolta dei tempi, che solleva nuovi e vecchi problemi, di fronte ai quali un confronto è giustificato e necessario”.

La preoccupazione principale del Papa è che sia lo Spirito a guidare il cammino sinodale. Che non siano le riforme delle strutture a stare al centro del dibattito, a occupare il primo posto, ma l’evangelizzazione, come cioè rilanciare in modo aggiornato e appropriato i contenuti della fede, per ritrovare la credibilità persa dalla Chiesa in seguito ai noti scandali, fermare l’emorragia inesorabile dei credenti, in particolare la scristianizzazione della società.

Sono state resi noti il 19 luglio 2019 i nuovi dati statistici sulla chiesa tedesca: molto preoccupanti. I cattolici sono 23.002.128, il 27,7% della popolazione. Nel 2018 216.078 fedeli sono usciti dalla chiesa: nel 2017 erano stati 167.504. Se si eccettua un leggero aumento nei matrimoni, in tutti gli altri sacramenti si registra un calo, non vistoso ma pur sempre indicativo della tendenza in atto da alcuni anni. Di questo passo, secondo un recente studio, la Chiesa in Germania nel 2060 sarà ridotta alla metà.

Il Dialogprozess, iniziato nel 2011 come una risposta alla perdita di credibilità in seguito agli scandali degli abusi sui minori da parte del clero, tradottosi anche in lenta ma inesorabile decrescita, non basta più. Il dialogo interecclesiale tra vescovi e laici non è più sufficiente, sostiene in particolare il ZdK, se non si incarna in cambiamenti concreti. Dal Dialogprozess si passa ora al Reformprozess, attivato con l’avvio del cammino sinodale. Questo al momento si è concretizzato con la costituzione di quattro settori di lavoro: il Forum „Macht, Partizipation, Gewaltenteilung“, sotto la responsabilità del vescovo Dr. Karl-Heinz Wiesemann (Speyer); il Forum „Sexualmoral“, con il vescovo Dr. Georg Bätzing (Limburg); il Forum „Priesterliche Lebensform“, con il vescovo Dr. Felix Genn (Münster); e il Forum „Frauen in Diensten und Ämtern der Kirche“, con il vescovo Dr. Franz-Josef Bode (Osnabrück). I membri dei 4 fori li trovate sulla scheda in cartella.

È il binario su cui anche noi vogliamo procedere nei prossimi anni, almeno fino al termine di questa legislatura: da una parte con una presenza attiva nei cambiamenti in corso nelle diocesi, attraverso anche le varie rappresentanze che vi abbiamo; dall’altra con un interessamento permanente ed una partecipazione attiva al dibattito messo in atto dal cammino sinodale nella Chiesa tedesca, che dovrebbe durare due anni.

In che modo? I temi dei quattro fori potrebbero diventare, oltre che momenti di riflessione all’interno dei Consigli Pastorali, ambiti di studio e di dibattito negli incontri di zona, già a partire da quelli di novembre. Ma anche gli Esercizi Spirituali, gli incontri dei collaboratori volontari e dei giovani, sia a livello nazionale che zonale, non dovrebbero restare esclusi da un adeguato approfondimento. Se il Papa scrive non direttamente ai vescovi ma al popolo di Dio in Germania, penso abbia un chiaro significato: il cammino sinodale deve essere fatto da tutti, e deve partire dalla base: toccherà poi ai vescovi tirare le conclusioni pastorali pratiche.

Non dobbiamo attenderci cambiamenti radicali, come il sacerdozio slegato dal celibato ed esteso alle donne, la cui competenza appartiene oltre tutto alla Chiesa Universale, cioè al Papa. Del resto vediamo come la Chiesa evangelica, dove il pastore è sposato e la donna accede a tutti i ministeri, vive forse una crisi più profonda dei cattolici. Nel 2018 la Chiesa evangelica ha perso 220mila fedeli. Lo ricorda anche l’arcivescovo di Berlino mons. Heiner Koch, che, con grande realismo, non si aspetta più un ritorno in massa nella chiesa.

Le strutture hanno la loro importanza, ma non bisogna individuare primariamente in loro la fonte dell’attuale crisi. Questa ha radici molto più profonde. Si è spezzata la trasmissione delle fede nelle famiglie. Solo il 37% dei genitori cattolici, secondo alcuni recenti studi, trasmetterebbe la fede ai figli. Il vero problema è la tenuta del Vangelo, dei valori cristiani nelle società moderne, benestanti e borghesi, che non vedono più l’utilità della fede in Dio, o almeno della sua organizzazione in strutture specifiche, come sono appunto le Chiese.

Il Vangelo ha fatto il suo tempo? Dio non c’entra con la storia del mondo? Il Popolo di Dio si è perso nel deserto? Domande forse retoriche ma legittime. La fede è in primo luogo un cammino verso la pienezza della verità, verso una terra che resta sempre promessa. Tocca a noi, alle nostre Comunità, documentare che con Dio si vive meglio, la fede aiuta a migliorare sé stessi e il mondo, i valori evangelici tonificano e portano a compimento quelli umani, generano pace e gioia. Evidentemente se vissuti con coerenza. La decadenza umana e sociale appartiene ad altre culture, alle logiche degli idoli, delle intolleranze, dell’odio, delle esclusioni reciproche.

Prima di concludere, voglio ricordare ancora tre cose. 1) Un appuntamento molto importante per noi sarà la Bilaterale, l’incontro tra le due Commissioni italiana e tedesca per le migrazioni (Fondazione Migrantes e XIV Kommission). La Bilaterale ha luogo ogni 5 anni, doveva essere tenuta già quest’anno, ma per alcuni disguidi ed i tanti impegni del vescovo Heße, è slittata al prossimo anno: si terrà per l’intera giornata del 26 maggio 2020, a Roma.  2) È stata avviata la preparazione del secondo volume della storia delle Missioni italiane in Germania. Vorremmo concludere il lavoro redazionale già prima delle ferie del prossimo anno. Spero che le missioni coinvolte diano da subito un buon aiuto a mons. Ridolfi, che ne cura l’edizione. 3) Il prossimo anno non ci sarà il Convegno Nazionale: avrà infatti luogo quello Europeo, coordinato dalla Migrantes, il 19-23 ottobre 2020 a Roma, su un tema ancora da definire. La Delegazione, grata per ogni suggerimento, sta studiando la possibilità di un aiuto per agevolare la partecipazione. Come l’anno scorso, grazie a Tonino Caponegro, le registrazioni del convegno potranno essere scaricate da un apposito link che invieremo al più presto.

Con il “popolo di Dio che è in cammino in Germania”, entriamo quindi anche noi in una mentalità sinodale, affidandoci in primo luogo alla gestione dello Spirito, perché ci aiuti ad individuare il cammino più adeguato per le nostre Comunità parrocchiali, in modo che esse siano, oltre che luoghi di fede, ambienti di autentica aggregazione umana, di socializzazione delle persone.

Come tema di fondo per questo nuovo anno pastorale 2019-2020 propongo pertanto quello del primo foro del cammino sinodale della chiesa tedesca: il potere nella chiesa, la partecipazione, la distribuzione delle competenze, la gestione dell’autorità, l’esercizio dei carismi. Gesù ha affrontato più volte questo tema all’interno del gruppo dei discepoli e dei suoi seguaci, cercando di capovolgere la mentalità imperante nel mondo politico e sociale di allora, come di oggi, chiesa compresa. Ha riassunto il suo insegnamento in un gesto clamoroso e scandaloso durante l’ultima cena, con cui ha sintetizzato il senso della sua vita e commentato plasticamente il suo testamento di amore: la lavanda dei piedi. “Se io vi ho lavato i piedi…”: ecco il tema che ci accompagnerà e interpellerà per i prossimi mesi. La Chiesa è un luogo di servizio o di potere? È guidata dallo Spirito o dagli umori personali?

Il Nostro Convegno Nazionale è proprio caduto nel momento cruciale del parto sinodale: tra la Conferenza dei rappresentanti della DBK e del ZdK lo scorso fine settimana (13-14.09.19 a Fulda) e l’Assemblea plenaria della DBK la prossima settimana (23-26 settembre a Fulda), che, con l’Assemblea Plenaria del ZdK (22-23 novembre, a Bonn), definiranno i passi successivi. E forse integrazioni. La teologa dell’Università di Vienna Marianne Schlosser in un recente articolo su “Die Tagespost” si meraviglia come tra i 4 temi del cammino sinodale manchi proprio quello che nella lettera di giugno del Papa gioca il ruolo maggiore, è il più importante, “l’evangelizzazione”. “Come mai – si chiede – non c’è nessun foro per l’evangelizzazione, il rinnovamento spirituale, il rinnovamento della fede?”

Lo stesso problema se lo è posto il vescovo di Hildesheim mons. Heiner Wilmer, che in una intervista al “Vatican news” dell’11 settembre auspica che il cammino sinodale si apra anche al tema della “missione”, il grande compito della chiesa nel mondo. Le tematiche proposte riguardano in fondo solo la sua vita interna, e non toccano il suo rapporto diretto con le persone e con i diversi gruppi sociali.

Il cammino sinodale inizia ufficialmente con la prima domenica di Avvento. La prima assemblea plenaria del Sinodo è programmata dal 30 gennaio al primo febbraio del 2020. Non sarà un cammino facile. Già ci sono le prime defezioni. Quella per esempio dell’iniziativa Maria 2.0, che vuole “restare libera” e non lasciarsi imbrigliare in strutture e scelte vincolanti. Dopo la settimana di sciopero in maggio, seguito da oltre mille gruppi, Maria 2.0 ha programmato una nuova manifestazione di protesta dal 2 al l’8 ottobre, con liturgie in proprio e dibattiti.

Le assemblee plenarie del Sinodo si terranno nel 2020 e 2021 nel duomo di Francoforte, per la sua centralità, la sua storia (già nel 794 vi ebbe luogo un Sinodo) e perché pochi mesi dopo (il 12-16 maggio 2021) ospiterà il terzo Ökumenischer Kirchentag.

Non mancano certo alcune perplessità. I critici del cammino sinodale temono che la chiesa tedesca prenda una strada “nazionale”, o che si spacchi. A questo rischio di una spaccatura ha accennato lo stesso card. Woelki in una intervista al Kirchenzeitung diocesano del 6 settembre, al termine del suo viaggio negli Usa, dove ha verificato simili paure. Questo timore, emerso anche in Germania dopo l’annuncio del sinodo, era stato subito esorcizzato dallo stesso presidente della DBK card. Reinhard Marx. Ora è il presidente del ZdK Thomas Sternberg a rispondere alle perplessità del card. Woelki (intervista nella cartella). Ed anche il vescovo di Mainz Peter Kohlgraf ha preso le distanze da Woelki, difendendo il cammino sinodale dalle critiche dei conservatori.

Ma i problemi maggiori per ora vengono dal Vaticano. Il card. Marx ha ricevuto il 4 settembre da Roma una lettera in cui si sollevano diverse obiezioni allo Statuto predisposto per guidare il cammino sinodale. Il tutto, per motivi di trasparenza, è stato pubblicato anche sul sito della Conferenza episcopale tedesca. Lì si possono leggere le perplessità del Pontificio Consiglio per i testi legislativi. In questa settimana il card. Marx è a Roma per chiarire le incomprensioni, dovute anche al fatto che il Vaticano si riferisce ad una bozza di lavoro anteriore a quella che verrà esaminata alla Plenaria della dbk della prossima settimana. Noi vogliamo partecipare ed essere pronti per questo cammino sinodale, pronti con le nostre Comunità. Disponibili e attivi. Un cammino gestito o vissuto solo all’interno delle suddette quattro commissioni, o solo dagli addetti ai lavori, dai rappresentanti dei vari gremi ecclesiali, non porta sicuramente a quell’aggiornamento pastorale e a quel rinnovamento spirituale di cui oggi la Chiesa in Germania ha bisogno per essere vero “sale della terra”, per diventare sempre più una comunità di fratelli a servizio autentico della società, specie dei suoi membri più deboli ed emarginati.