Chi ha scritto l’Antico Testamento?

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Mosè riceve da Dio la Torah, mosaico del VI, Chiesa di San Vitale,_Ravenna. © Ktiv - commons.wikimedia.org

Di Simone Paganini – „Noi lettori moderni della Bibbia possiamo sperimentare con fiducia come le risposte messe per iscritto nei testi biblici mantengano anche oggi validità“.

Nel 1906 la Pontificia Commissione Biblica su invito della Santa Sede, che si trovava in pieno scontro con le posizioni evoluzioniste chiamate allora “il modernismo”, si pronunciò su alcune questioni relative agli autori della Bibbia. In una serie di tesi che non lasciavano alcun spazio a un’ulteriore discussione definì Mosè come l’autore dei primi cinque libri della Bibbia, il cosidetto Pentateuco, e dichiarò che il libro di Isaia fosse da attribuire interamente all’omonimo profeta vissuto nell’VIII secolo a.C. Una decisione di carattere dogmatico sembrava mettere così a tacere, per lo meno in ambito cattolico, gli sviluppi della cosidetta esegesi storico-critica, che nei decenni precedenti soprattutto all’interno dell’esegesi protestante aveva iniziato a mettere in discussione le posizioni tradizionali.

Nonostante la decisione del magistero la ricerca scientifica non si è fermata e ha prodotto nel corso dell’ultimo secolo numerose ipotesi sugli autori degli scritti dell’Antico Testamento. Ufficialmente dal 1943, dopo un’enciclica di Papa Pio XII, anche in ambito cattolico la paternità dei testi biblici non viene più trattata come una questione di fede da definire dogmaticamente. Da allora esegeti e storici hanno formulato complesse teorie, che spesso purtroppo invece che risolvere, hanno complicato la questione.

Così, mentre nell’immaginario collettivo si pensa ancora spesso a un vecchio con la lunga barba bianca, seduto nella sua tenda sotto il sole cocente della terra di Canaan, che incide segno per segno su pergamene o tavolette di argilla le parole che una divinità gli ha ispirato, in ambito accademico si distingue tra tradizione orale e tradizione scritta e soprattutto tra autori, compilatori e redattori dei testi. I primi hanno messo per iscritto – o molto più spesso tramandato oralmente – una prima versione dei racconti e dei testi. I compilatori hanno raggruppato queste tradizioni in raccolte più ampie e i redattori infine hanno formato in diverse fasi i testi che ancora oggi fanno parte della nostra Bibbia.

È così oggi chiaro che Mosè non ha scritto il Pentateuco, Davide non è l’autore del libro dei Salmi e Isaia – a meno che non abbia vissuto almeno 300 anni – non è l’autore dell’omonimo libro.

A differenza di moderni testi letterari nessun libro biblico è davvero l’opera di un singolo autore. Oggi si pensa piuttosto che siano stati composti all’interno di circoli di persone erudite appartenenti molto spesso alla classe sacerdotale esclusivamente maschile. Questo vale soprattutto per i testi liturgici, per quelli legislativi e anche per quelli storici. In altri gruppi – soprattutto quelli responsabili degli scritti profetici e sapienziali – hanno agito anche donne. Il loro interesse si rivolse prevalentemente alla vita e alle caratteristiche paradigmatiche di importanti figure femminili all’interno della storia d’Israele (Ester, Rut, Giuditta). In maniera più sottile si può riconoscere la loro opera anche in testi dove immagini femminili – ad esempio nel libro di Isaia sia Gerusalemme che Dio vengono spesso identificate con figure femminili – costituiscono un contrasto arricchente nei confronti della teologia “maschile” e “patriarcale” del resto dell’Antico Testamento.

La Bibbia, questa è un primo dato di fatto assodato, non è stata dettata direttamente da Dio e non è nemmeno stata messa per iscritto da un qualche autore particolarmente ispirato. Si tratta piuttosto di una collezione di testi, che sono stati elaborati, discussi e infine messi per iscritto all’interno di una comunità di stampo religioso. Questo coincide a prima vista con una perdita di autorità, ed è quindi evidente che all’interno della chiesa cattolica per molto tempo la ricerca storico-critica sul testo biblico fu decisamente osteggiata. Tuttavia in questa “perdita di autorità” si cela un enorme potenziale identificativo. Infatti se l’esperienza di Dio descritta nella Bibbia è opera di un gran numero di uomini e donne differenti, che nella loro insicurezza e speranza, coi loro dubbi e desideri si sono rivolti a un “Tu” divino, allora anche i lettori moderni della Bibbia possono sperimentare con fiducia come le risposte messe per iscritto nei testi biblici mantengano anche per loro oggi validità.