Omelie storiche. Omelia del cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano nella festa di Pentecoste, Duomo, 23.5.1999
Pentecoste, la discesa dello Spirito santo, la nascita della Chiesa. Quanto attuali sono le parole dell’amato arcivescovo di Milano, cardinale Carlo Maria Martini (Torino, 1927-Gallarate 2012) che in questa omelia del 1999 nel duomo di Milano aveva espressamente invitato gli stranieri alla festa di Pentecoste. Arricchiscono gli stranieri con i loro doni la Chiesa (di Milano) e questa arricchisce loro, diceva. C’è il suo essere vicino agli ultimi, la sua comprensione della complessità del presente, il suo invito a essere lievito di pace sociale. Non siamo forse tutti stranieri, invitati a essere Chiesa? Pubblichiamo questa omelia del cardinale Martini per gentile concessione della Fondazione Martini, www.fondazionecarlomariamartini.it. (Paola Colombo, Udep))
Carlo Maria Martini
La nascita della Chiesa
È con immensa gioia che oggi celebriamo la Pentecoste -la grande festa delle genti – insieme a tantissimi fratelli e sorel le che, pur vivendo e lavorando a Milano e nel territorio della nostra diocesi, appartengono a razze, lingue, nazionalità diverse. A loro in particolare rivolgo un affettuoso saluto ringraziandoli di essere venuti in questa Cattedrale che è il cuore della città, per pregare con tutti noi e rendere lode a Dio che ci colma di doni innumerevoli e per rivivere il miracolo della Pentecoste.
La vostra presenza testimonia quello straordinario compito che ha la Chiesa di unire le genti per fare di tutte un popolo solo, di mettere insieme tutte le etnìe e tutte le razze; un compito che può assolvere in quanto è guidata, animata, vivificata, santificata dallo Spirito santo.
Nella Pentecoste noi celebriamo proprio la nascita della Chiesa, secondo le parole del Concilio Vaticano II: “Compiuta l’opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra, il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito santo per santificare di continuo la Chiesa, e i credenti avessero così, mediante Cristo, accesso al Padre in un solo Spirito”. (Lumen Gentium 4)
L’abbraccio ai fratelli venuti da lontano
Questa festa delle genti vuol essere l’abbraccio della Chiesa di Milano ai fratelli venuti da lontano; una festa che si celebra già da molti anni, ma per la prima volta nel Duomo.
Un abbraccio che è dato nel nome di Dio che ha creato il mondo e i suoi abitanti, che ha redento l’umanità smarrita per mezzo del Figlio, che ha costituito la Chiesa e continuamente la raduna dai quattro angoli della terra e la invia nel mondo per mezzo dello Spirito. Un abbraccio, quindi, dato nel nome della Trinità e nello stile della Pentecoste, cioè in un progetto che permette di vivere l’unità nella diversità, come abbiamo ascoltato dalla prima lettura della Messa, tratta dal libro degli Atti. Nella molteplicità delle lingue si annuncia la stessa parola di Dio, si professa la stessa fede; nella pratica cristiana si vive l’unico battesimo facendo risplendere le virtù evangeliche a gloria del “solo Dio che opera tutto in tutti”.
In vista del Giubileo (anno 2000, n.d.r.) ho desiderato invitarvi in Duomo, cuore visibile della diocesi, per dirvi che vi consideriamo parte viva e integrante della nostra comunità ecclesiale. Vi esorto perciò ad avvicinarvi alle nostre parrocchie, a portare in esse il vostro entusiasmo giovanile e spontaneo, a dare la vostra disponibilità a essere membri dei Consigli pastorali, ad avviare i vostri bambini alla catechesi in preparazione dei Sacramenti, a partecipare voi stessi ai corsi catechistici per adulti, così da crescere nella fede e da non perdervi nella complessità di vita del mondo occidentale. E, ancora, vi esorto a vivere la santità del matrimonio pur nella difficoltà di una casa non adeguata ai vostri bisogni, a indicare a tutti gli stranieri del quartiere la via della parrochie per un cammino di integrazione e di equilibrata convivenza.
Ho desiderato invitarvi in Duomo anche per sottolineare l’impegno mio personale, della comunità ambrosiana e della Chiesa italiana verso la riduzione del debito estero che grava sulle vostre nazioni di origine, debito che mette in ginocchio le economie di tutti i paesi in via di sviluppo.
Il dono dello Spirito
Nella seconda lettura della Messa san Paolo ricorda che il do no dello Spirito santo è effuso su ciascuno dei credenti a partire dal Battesimo e che ogni battezzato è rivestito dello splendore di doni, di ministeri diversi. Questa diversità di doni e volti diversi è a servizio dell’edificazione della Chiesa, è riflesso della bellezza del volto di Gesù.
Penso ai tantissimi doni che ciascuno di voi ha e che state esprimendo anche in questa liturgia -capacità di lodare, cantare, danzare, gioire, esultare, servire-; tutti doni che sono proclamazione della vita in un mondo spesso chiuso, triste, ripiegato su di sé. Doni con cui arricchite la nostra Chiesa di Milano che, a sua volta, vi arricchisce con i suoi molteplici doni.
Oggi, solennità di Pentecoste, non celebriamo dunque soltanto un evento accaduto nel passato. Siamo infatti certi che lo Spirito scende di nuovo su ciascuno di noi con la stessa potenza con cui è sceso sui discepoli nel Cenacolo: per riscaldare i nostri cuori, per ravvivare la nostra fede, per fugare le nostre paure e i nostri timori, per insegnarci a pregare e ad abbandonarci con totale fiducia al Padre di tutti, per darci speranza, scioltezza e serenità.
Il frutto dell’amore di Dio
In particolare lo Spirito vuole riempirci di quella pace che è frutto sommo del fuoco dell’amore di Dio in noi.
Parlo della pace del cuore, una pace che può essere comunicata da persona a persona, che si irradia e diventa forza conquistatrice, lievito della pace sociale; una pace che introduce nel mondo l’ordine della carità e ci fa essere buoni con tutti, anche con coloro che sembrano ostacolare la pace politica e civile; una pace che ci fa amare tutti come fratelli
Sulla scia della veglia di preghiera ecumenica di ieri sera, partecipata da tanti fratelli e sorelle di fede, vogliamo invocare con forza dallo Spirito santo il dono della pace per noi, per la Chiesa, per il mondo intero, per tutti i paesi insanguinati e dilaniati dalla guerra. Il dono di una pace che non sia soltanto assenza di conflitti, ma capacità di convivere insieme, di crescere insieme e di costruire insieme un futuro migliore.
Colgo l’occasione per ringraziare e benedire quanti operano a favore degli immigrati sia che lo facciano per mandato della Chiesa sia che lo facciano per fedeltà al proprio battesimo. Benedico e ringrazio la Cappellania dei Migranti e tutti i cappellani etnici che servono le varie comunità.
Ci sostenga il pensiero che stiamo lavorando per la Chiesa del futuro, sempre più Chiesa “radunata da Dio da ogni lingua, tribù e nazione” come nella prima Pentecoste.
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