Praga, 5-12 febbraio, Tappa Continentale del Sinodo 2021-2024

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Assemblea, Sinodo 2021-2024, Tappa Continentale, ©praguesynod2023.org
L’ecclesiologia del Concilio Vaticano II ci ha fatto comprendere che tutti i battezzati, il popolo di Dio, sono chiamati alla missione evangelizzatrice. La sinodalità, che significa camminare insieme, è la cifra della Chiesa del terzo millennio, ci dice papa Francesco nei suoi discorsi e nei suoi scritti. Non è niente di nuovo perché la sinodalità era prassi nella Chiesa delle origini, ma va oggi riscoperta e attualizzata. Il Sinodo 2021-2024 è un sinodo sulla sinodalità, è un processo di ascolto, di dialogo, il cui esito non è scontato e soprattutto non si esaurirà con i due Sinodi dei vescovi (2023 e 2024). Quindi ci troviamo dentro questo processo, siamo in cammino come Chiesa, e ora ci troviamo nella Tappa continentale. “Il sinodo va avanti” si legge all’inizio del Documento di lavoro per la Tappa continentale (DTC), Allarga lo spazio della tua tenda. Tra febbraio e marzo si svolgeranno le tappe continentali del sinodo, quella europea è dal 5 al 12 febbraio a Praga.

Per seguire i lavori in livestream, per leggere e scaricare i materiali si vada al sito: European Synodal Continental Assembly – For a synodal Church (synod2023.org)


I contributi (attraverso un Documento finale) di questi 7 processi dovranno essere presentati entro il 31 marzo. Abbiamo anche nei numeri scorsi di queste pagine dato spazio al Sinodo 2021 – 2024 e continueremo a farlo. Qui di seguito attingiamo al materiale della Segreteria Generale del Sinodo (synod.va dove si può scaricare la versione integrale del DTC), in particolare alle domande su che cosa sia la tappa continentale e dal documento di lavoro, Allarga lo spazio della tua tenda, che ha elaborato le sintesi delle Conferenze episcopali, così come delle Chiese orientali, degli Istituti religiosi, dei movimenti laicali, che hanno chiuso la prima fase consultiva del Sinodo 2021- 2024 (UDEP).

Che cos’è la Tappa continentale?

Perché è stata aggiunta la Tappa Continentale?

Questa Tappa Continentale è stata inserita all’interno di questo processo sinodale per enfatizzare il movimento dialogico tra la Chiesa universale e le Chiese particolari (cfr. CIC 328; Communionis Notio n.7). Inoltre, con questa tappa, intendiamo incoraggiare la creazione o il rafforzamento di legami tra Chiese vicine (cfr. Fratelli Tutti n.151) perché, se è vero che il rapporto tra Chiesa universale e Chiesa particolare rimane fondamentale, nel tempo è diventato evidente che esistono dinamiche, tensioni, sfide e peculiarità storico-culturali specifiche e rintracciabili a livello di singolo continente e regione.

Le assemblee continentali del Sinodo 2021-2023 ©synod.va

Qual è l’obiettivo di questa Tappa Continentale?

L’obiettivo della Tappa continentale è quello di approfondire il discernimento su quanto emerso dalla precedente fase di ascolto locale e nazionale, con la finalità di formulare più accuratamente le domande aperte, circostanziare e approfondire meglio le intuizioni che giungono dalle Chiese locali, ora in una prospettiva continentale. Vuole anche essere un’occasione per ascoltare quelle realtà ai margini della Chiesa non intercettate nella fase precedente. Questa tappa non è ancora il momento di suggerire risposte né tantomeno di decidere piste di azione. Il DTC va inteso come una vera e propria risorsa, che deve facilitare il lavoro di dialogo, ascolto e discernimento a livello continentale una vera e propria guida.

Come e quando si svolgeranno queste riunioni continentali? Come potranno partecipare i singoli credenti?

La Tappa continentale è un vero e proprio processo di ascolto e discernimento a livello continentale, sulla stessa e unica domanda del processo sinodale nel suo complesso, ossia come si realizza oggi, ai diversi livelli (dal locale all’universale), quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, secondo la missione che le è stata affidata. L’unica differenza sta nell’affrontare questa domanda con una prospettiva continentale, rispetto alle sfide poste alla missione della Chiesa in un determinato continente.

Chi parteciperà alle Assemblee continentali?

Tutte le Assemblee continentali dovrebbero essere Assemblee ecclesiali (di tutto il Popolo di Dio) e non solo Assemblee episcopali (di soli vescovi). Pertanto, i partecipanti dovrebbero rappresentare adeguatamente la varietà del Popolo di Dio: vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, laici e laiche. Tuttavia, i vescovi sono invitati ad avere un loro tempo specifico per incontrarsi, probabilmente al termine delle Assemblee continentali, per rileggere collegialmente l’esperienza sinodale vissuta. Auspichiamo anche la partecipazione di delegati fraterni di altre confessioni cristiane e di rappresentanti di altre religioni e tradizioni di fede, nonché di persone senza affiliazione religiosa ma consapevoli dell’importanza di “camminare insieme” anche per le nostre società.

Assemblea, Sinodo 2021-2024, Tappa Continentale, ©praguesynod2023.org

Estratti dal DTC: “Allarga lo spazio della tua tenda” (Is 54,2)

Logo Tappa Continentale www.synod.va

Sull’esperienza sinodale (DTC,9) Ne emerge una profonda riappropriazione della comune dignità di tutti i battezzati, autentico pilastro di una Chiesa sinodale e fondamento teologico. (DTC, 13) Conversione verso una Chiesa sinodale che impara dall’ascolto come rinnovare la propria missione evangelizzatrice alla luce dei segni dei tempi, per continuare a offrire all’umanità un modo di essere e di vivere in cui tutti possano sentirsi inclusi e protagonisti. Lungo questo cammino, lampada ai nostri passi è la Parola di Dio, che offre la luce con cui rileggere, interpretare ed esprimere l’esperienza che si è vissuta.

La voce delle Chiese di tutto il mondo, le gioie, le speranze, le sofferenze e le ferite. Molti hanno sottolineato che è stata la prima volta in cui la Chiesa ha chiesto il loro parere e desiderano continuare questo cammino (DTC 17). Sul Sinodo ci sono anche dubbi e timori. “Non mi fido del Sinodo. Penso che sia stato convocato per introdurre ulteriori cambiamenti negli insegnamenti di Cristo e infliggere altre ferite alla sua Chiesa (DTC, 18). Numerose sintesi menzionano le paure e le resistenze da parte del clero, ma anche la passività dei laici, il loro timore a esprimersi liberamente e la fatica di articolare il ruolo dei pastori con la dinamica sinodale (DTC, 19). Un ostacolo del camminare insieme è rappresentato dallo scandalo degli abusi compiuti da membri del clero o da persone che svolgevano un incarico ecclesiale; in primo luogo e soprattutto gli abusi su minori e persone vulnerabili, ma anche quelli di altro genere (spirituali, sessuali, economici, di autorità, di coscienza) (DTC, 20). Un processo sinodale non è completo senza incontrare le sorelle e i fratelli di altre confessioni (22).

In ascolto delle Scritture e l’immagine della tenda. La tenuta della tenda è assicurata dalla robustezza dei suoi paletti, cioè i fondamenti della fede che non mutano, ma possono essere spostati e piantati in terreni sempre nuovi, in modo che la tenda possa accompagnare il popolo che cammina nella storia. Infine, per non afflosciarsi, la struttura della tenda deve mantenere in equilibrio le diverse spinte e tensioni a cui è sottoposta: una metafora che esprime la necessità del discernimento (DTC, 27). Allargare la tenda richiede di accogliere altri al suo interno, facendo spazio alla loro diversità (28). Invece di comportarci come custodi che cercano di escludere gli altri dalla mensa, dobbiamo darci di più da fare per essere sicuri che la gente sappia che tutti possono trovare qui un posto e una casa (DTC, 31, gruppo parrocchiale dagli USA). Un ascolto particolarmente attento va riservato ai ministri ordinati riguardo alle dimensioni affettive e sessuali della loro vita (DTC, 34). Risalta l’impegno del popolo di Dio per la difesa della vita fragile e minacciata in tutte le sue fasi (DTC, 37). Prestare particolare attenzione alle donne che decidono di abortire a causa della paura della povertà materiale (DTC, 37 Chiesa greco-cattolica ucraina).

Le sintesi mostrano con chiarezza che molte comunità hanno già compreso la sinodalità come invito a mettersi in ascolto di coloro che si sentono esiliati dalla Chiesa. I gruppi che provano un senso di esilio sono diversi, a partire da molte donne e giovani che non sentono riconosciuti i propri doni e le proprie capacità (DTC, 38). Fra coloro che avvertono una tensione tra l’appartenenza alla Chiesa e le proprie relazioni affettive troviamo: i divorziati risposati, i genitori single, le persone che vivono in un matrimonio poligamico, le persone LGBTQ, ecc. (DTC, 39). Sulle relazioni tra persone dello stesso sesso: si tratta di una sfida problematica per la Chiesa, perché queste persone si sentono escluse (DTC, 39, CE Lesotho). La Chiesa è portatrice di un annuncio di vita in pienezza: “io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”, Gv10,10 (DTC, 41). Il mondo ha bisogno di una “Chiesa in uscita”, che rifiuti la divisione tra credenti e non credenti, che rivolga lo sguardo all’umanità e le offra, più che una dottrina o una strategia, un’esperienza di salvezza, un “traboccamento del dono” che risponda al grido dell’umanità e della natura (DTC, 42, CE Portogallo). Le sintesi invitano a riconoscere l’interconnessione tra le sfide sociali e ambientali, e a darvi risposta collaborando e dando vita ad alleanze con altre confessioni cristiane, credenti di altre religioni e persone di buona volontà (DTC, 45). “È nostro desiderio proteggere questa parte della creazione di Dio, poiché in moltissimi modi il benessere dei nostri popoli dipende dall’oceano” (DTC, 45, CE Pacifico). Altre sintesi invitano la Chiesa a contribuire con maggior decisione al dibattito pubblico e all’impegno per la giustizia. Emerge il desiderio di maggiore formazione nell’ambito della dottrina sociale della Chiesa (DTC, 46). “Il nostro dialogo non può essere un dialogo apologetico con discussioni inutili, ma un dialogo di vita e di solidarietà” (DTC, 46, Chiesa armena cattolica). La chiamata all’ecumenismo, tuttavia, non è solo finalizzata a un comune impegno sociale. Molte sintesi sottolineano che non c’è sinodalità senza unità tra i cristiani (DTC, 48) e mettono in rilievo l’insicurezza e la violenza con cui devono misurarsi le minoranze cristiane perseguitate (DTC, 52). Un elemento essenziale della sinodalità è la chiamata a un approccio-interculturale più consapevole (53): “Possiamo essere diversi nella religione, ma tutti cerchiamo il bene comune” (CE Laos e Cambogia). Dovremmo anche prestare attenzione ai pensieri e alle idee della famiglia allargata e dei compagni di viaggio (non cattolici, politici, non credenti) Ci sono voci attorno a noi che non possiamo permetterci di ignorare se non vogliamo perdere quanto Dio sta sussurrando attraverso di loro (CE Zimbabwe, DTC 54). Riconoscere, impegnarsi, integrare e rispondere meglio alla ricchezza delle culture locali. Attuare un modello di interculturalità dove le diverse proposte si integrano e si arricchiscono a vicende, chiuse all’interno dei loro perimetri (Pontificio Consiglio della Cultura, 55). In numerosi casi si chiede di prestare particolare attenzione alla situazione delle popolazioni indigene. La loro spiritualità, la loro saggezza e la loro cultura hanno molto da insegnare. (DTC, 56).

Sulla sinodalità, ossia comunione, partecipazione e corresponsabilità. È importante costruire un modello istituzionale sinodale come paradigma ecclesiale di destrutturazione del potere piramidale che privilegia le gestioni unipersonali (CE Argentina, DTC 57). Le sintesi danno voce al desiderio di sacerdoti meglio formati, meglio accompagnati e meno isolati. Il clericalismo è visto come una forma di impoverimento spirituale, una privazione dei veri beni del ministero ordinato e una cultura che isola il clero e danneggia i laici (DTC, 58). Tra i compiti delle autorità figura anche quello di incoraggiare, coinvolgere, guidare, e facilitare la partecipazione alla vita della Chiesa e delegare parte della responsabilità (CE Slovacchia, DTC 59).

Ripensare la partecipazione delle donne, un appello che arriva da tutti i continentiIn una Chiesa in cui quasi tutti coloro che prendono le decisioni sono uomini, ci sono pochi spazi in cui le donne possono far udire la propria voce (DTC, 61). Molte sintesi, dopo un attento ascolto del contesto, chiedono che la Chiesa prosegua il discernimento su alcune questioni specifiche: ruolo attivo delle donne nelle strutture di governo degli organismi ecclesiali, possibilità per le donne con adeguata formazione di predicare in ambito parrocchiale, diaconato femminile. Posizioni assai più diversificate vengono espresse a proposito dell’ordinazione presbiteriale per le donne, che alcune sintesi auspicano, mentre altre la considerano una questione chiusa.

Per una Chiesa ministeriale. Riconosciamo che la “teologia battesimale” promossa dal Concilio Vaticano II, base della corresponsabilità nella missione, non è stata sufficientemente sviluppata, e quindi la maggioranza dei battezzati non sente una piena identificazione con la Chiesa e ancor meno una corresponsabilità missionaria (CE Messico, DTC 66). La corresponsabilità che viene dalla dignità battesimale ha lasciato emergere la possibilità di superare una visione di Chiesa costruita intorno al ministero ordinato per andare verso una Chiesa “tutta ministeriale”, che è comunione di carismi e ministeri diversi (CE Italia, DTC 67). Le Conferenze episcopali si interrogano su che cosa per loro significhi sinodalità. Esse, pur nella loro collegialità e libertà di decisione esente da qualsiasi tipo di pressione, dovrebbero includere nei dibattiti e incontri, in nome della sinodalità, rappresentanti del clero e del laicato delle varie diocesi (Segreteria di Stato, 75). La stragrande maggioranaza delle sintesi segnala la necessità di una formazione alla sinodalità (82).


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