Secondo un’antica tradizione, il Papa indice ogni 25 anni un Anno Santo, chiamato anche Giubileo, per celebrare la salvezza operata da Cristo. È un tempo speciale: di perdono, di riconciliazione e di indulgenza. (Il testo è apparso sul periodico La Ruota della Missione cattolica italiana di Mainz)
- di don Marek e Teresa Sepe
Origini e storia del Giubileo
„Giubileo“ è una parola ebraica e deriva da uno strumento musicale chiamato yobel, un corno di montone, il cui suono annuncia il Giorno dell’Espiazione (Yom Kippur). Questa festa ricorre ogni anno, ma assume un significato particolare quando coincide con l’inizio dell’anno giubilare di perdono e di pace. Doveva essere convocato ogni 50 anni, poiché era l’anno “in più”, da vivere ogni sette settimane di anni (Lev 25,8-13). Era proposto come l’occasione nella quale ristabilire il corretto rapporto nei confronti di Dio, tra le persone e con la creazione, e comportava la remissione dei debiti, la restituzione dei terreni alienati e il riposo della terra.
Luca descrive in questo modo anche la missione di Gesù: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore.” (Lc 4,18-19). Queste parole di Gesù sono diventate anche azioni di liberazione e di conversione per tante persone.
A Bonifacio VIII, nel 1300, risale il primo Giubileo, per celebrare un tempo nel quale si sperimenta che la santità di Dio ci trasforma. La cadenza cambiò nel tempo: all’inizio era ogni 100 anni, poi venne ridotta a 50 anni nel 1343 da Clemente VI e a 25 nel 1470 da Paolo II. Questi sono i “Giubilei ordinari”. Vi sono anche quelli “straordinari”: per esempio quello del 1933, con cui Pio XI volle ricordare l’anniversario della Redenzione e quello del 2015 di Francesco, ricordato come l’Anno della Misericordia.
Apertura dell’Anno Santo 2025
Il Giubileo del 2025 è il 27° della storia. È stato inaugurato a Roma il 24.12.2024 con l’apertura della Porta Santa della Basilica di S. Pietro. Questo rito ha un profondo significato spirituale e simbolico poiché la porta rappresenta Cristo (“Io sono la porta” Gv 10,9). Normalmente la porta viene murata alla fine di ogni Anno Santo – l’ultima volta nel 2015 – per essere riaperta solo all’inizio del successivo Giubileo. Rompere questo muro è come infrangere la barriera che separa l’uomo da Dio a causa del peccato. L’apertura della Porta Santa segna l’inizio di un tempo di rinnovamento spirituale, conversione e riscoperta della misericordia di Dio.
Domenica 29.12.2024 il Papa ha aperto anche la Porta Santa della basilica di S. Giovanni in Laterano. A seguire, il 1.01.2025, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, è stata aperta la Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore. Infine, domenica 5.01.2025 è stata aperta la Porta Santa della Basilica di S. Paolo fuori le Mura.
In tutte le diocesi nel mondo l’apertura di una Porta Santa locale celebrata dal vescovo ha avuto luogo il 29.12.2024.
Chiusura dell’Anno Santo 2025
Il Giubileo terminerà con la chiusura della Porta Santa della Basilica di S. Pietro in Vaticano il 6.01.2026, Epifania del Signore. Nelle altre tre basiliche di Roma le Porte Sante saranno chiuse entro domenica 28.12.2025. La stessa domenica il Giubileo terminerà nelle diocesi di tutto il mondo.
La speranza: il messaggio centrale del Giubileo 2025
Papa Francesco desidera che l’Anno Santo sia per tutti gli uomini “un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù «porta» della salvezza (Gv 10, 7.9), colui che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti, quale «nostra speranza» (1 Tm 1,1.)”. Il Papa ha immaginato che coloro che desiderano questo incontro si metteranno in cammino verso Roma o verso altri luoghi santi. Da questa immagine deriva il motto del Giubileo Pellegrini di speranza [LF] ed anche il titolo e i contenuti della bolla di indizione dello stesso Giubileo intitolata La speranza non delude del 9.05.2024.
Francesco vede l’Anno Santo non come un evento da ricordare, ma come un vero cammino di speranza, di cui segnala i momenti forti. Invita i credenti a riconoscere nel mondo i segni della presenza di Dio che sono veri segni di speranza. Tra questi: il desiderio di pace, una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere, alcune forme di amnistia e di condono, percorsi di risanamento nella comunità, impegno per la cura degli ammalati e dei sofferenti, rinnovata cura per ragazzi e giovani, sicurezza e accompagnamento dei migranti, riscoperta degli anziani come tesoro dell’umanità [SnC, 7-15]. Il Papa parla anche degli appelli alla speranza. Chiede di costituire un fondo – con i soldi tolti al commercio delle armi – per eliminare la fame nel mondo. Prega le nazioni più benestanti perché condonino i debiti ai paesi poveri. Propone che i credenti si impegnino a rendere la Chiesa ancora più sinodale. [SnC, 16-17].
Il logo e l’ inno del Giubileo 2025
Il desiderio di Papa Francesco riguarda anche il logo del Giubileo 2025 ideato da Giacomo Trevisani (di Trani, in Puglia). La sua opera rappresenta quattro figure stilizzate per indicare l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra. Sono una abbracciata all’ altra, per indicare la solidarietà e fratellanza che devono accomunare i popoli. La prima figura è aggrappata alla Croce. È il segno non solo della fede che abbraccia, ma anche della speranza. Le onde sottostanti sono mosse per indicare che il pellegrinaggio della vita non sempre si muove in acque tranquille. Spesso le vicende personali e gli eventi del mondo impongono con maggiore intensità il richiamo alla speranza. È per questo che la parte inferiore della Croce si allunga trasformandosi in un’ancora, che si impone sul moto ondoso. L’ancora è la metafora della speranza. “L’ancora di speranza” è il nome che in gergo marinaresco viene dato all’ancora di riserva, usata dalle imbarcazioni per compiere manovre di emergenza e per stabilizzarle durante le tempeste. L’ immagine mostra quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario e sottolinea un dinamismo crescente che tende sempre più verso la Croce. Neanche la Croce è statica, ma anch’essa dinamica, si curva verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, offrendo la certezza della presenza e della speranza. Il Motto del Giubileo 2025: Peregrinantes in Spem è di colore verde [G25].
Anche l’inno ufficiale del Giubileo 2025 è intitolato Pellegrini di speranza, composto da Francesco Meneghello di Mantova e scritto da don Pierangelo Sequeri, teologo e di Milano. Il suo ritornello proclama: “Fiamma viva della mia speranza questo canto giunga fino a Te! Grembo eterno d’infinita vita nel cammino io confido in Te” [G25].
Per vivere bene il Giubileo 2025
Il Papa desidera che il Giubileo 2025 sia un tempo di maggiore “ancorarsi degli uomini alla speranza” per essere credibili come cristiani. Si tratta di un processo legato all’idea del pellegrinaggio. Molti si recheranno a Roma o verso altre mete giubilari. Pellegrinare deriva dal latino per eger, che significa “passaggio di frontiera”. Per “ancorarsi alla speranza” non è sufficiente viaggiare. Bisogna “superare alcuni limiti” per trasformare noi stessi. Avremo perciò a disposizione varie esperienze spirituali come catechesi, ritiri e liturgie. Tutto per convertirci, cambiare la nostra esistenza per orientarla verso Dio.
Vivere il Giubileo vuol dire professare la fede. “Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!» sarai salvo.” (Rm 10,9). Questa fede è la fonte della nostra speranza. Essa richiede una conversione profonda non solo nelle parole, ma soprattutto nella propria visione di Dio, di se stessi e del mondo. Francesco ci invita a imitare la Madre di Dio che sapeva costruire la sua vita attorno a Gesù e fondare su questo la propria speranza. [SnC, 24].
Il Giubileo è il «tempo favorevole» (2 Cor 6,2) per la propria conversione. Si mette Dio al centro della propria esistenza, muovendosi verso di Lui e riconoscendone il primato, cercando la riconciliazione con Lui. È la confessione, il sacramento della riconciliazione vissuto e riscoperto nel suo valore [SnC, 23].
L’indulgenza è la manifestazione della misericordia di Dio in quanto cancella la pena temporale legata al peccato commesso dal fedele, ma già perdonato davanti a Dio (nella confessione) per quanto riguarda la colpa. Essa permette di liberare il proprio cuore dal peso del peccato. Le azioni spirituali per ottenerla vengono indicate dal Papa. Chi, per malattia o altro, non può farsi pellegrino e desidera ottenere l’ indulgenza è invitato a offrire la propria sofferenza e la propria vita quotidiana a Dio e a partecipare alla Messa.
La preghiera aiuta ad “ancorarsi alla speranza” in quanto esprime il desiderio umano di aprirsi a Dio. Il pellegrinaggio aiuta a pregare. Offre delle tappe intermedie, spesso fissate attorno ad edicole, santuari o altri luoghi ricchi di spiritualità. Il Papa ci invita anche a ritornare alla Sacra Scrittura per alimentare la preghiera e rendere salda la speranza [SnC, 25].
La carità è una caratteristica fondante della vita cristiana. Nessuno deve pensare che il pellegrinaggio e l’indulgenza siano una forma di rito magico, trascurando che è la vita di carità che dà loro il senso ultimo e l’ efficacia reale. “La carità – in quanto copre una moltitudine di peccati” (1Pt 4,8) deve accompagnare la conversione e l’indulgenza. L’ amore verso il prossimo permette al mondo di riconoscerci veri discepoli di Cristo. È evidente che nessuno può affermare di credere se poi non ama e, viceversa, non può dire di amare se non crede [Col 3,14]. In tal senso la testimonianza cristiana risulta la forma maggiormente espressiva di conversione.
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Fonti: Francesco, Lettera a Fisichella, Roma 2022 [LF]; Bulla Spes non Confundit, Roma 2024 [SnC]