Abbi fiducia, osa, sii forte – Intervista ai due nuovi assistenti pastorali italiani nella diocesi di Limburg

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Salvatore Tirendi, primo a destra , e Antonio Iacovelli, terzo da destra, nuovi referenti pastorali della diocesi di Limburg (06.07.2024) ©PCB

È stato un giorno di festa per la diocesi di Limburg quel sabato di inizio luglio: quattro assistenti pastorali hanno ricevuto il mandato dal vescovo Georg Bätzing. Due di loro sono italiani: Salvatore Tirendi, da anni collaboratore pastorale nella comunità cattolica italiana San Giuseppe di Wiesbaden e Antonio Iacovelli, che da pochi giorni ha iniziato a svolgere il suo servizio nella parrocchia di St. Josef a Francoforte/Borheim.

  • Paola Colombo

Entrambi lavoreranno anche come insegnanti di religione e/o etica nelle scuole. Dopo una formazione a tutto campo di tre anni, Salvatore Tirendi e Antonio Iacovelli hanno festeggiato insieme coi familiari, con gli amici delle loro comunità, coi colleghi e il vescovo, nel Priesterseminar di Limburg dopo la liturgia nel Hoher Dom zu Limburg. Insieme a loro hanno ricevuto il mandato anche Agnieszka Jurczyk e Christoph Heidenreich.

Nell’omelia il vescovo Bätzing si è riallacciato alla lettura, Amos 9,11, chiedendo come ci immaginiamo il rinnovamento che opera Dio? Parte da dentro, parte dalle rovine. In una Chiesa che sta vivendo un’epoca di crisi, il rinnovamento non è un lavoro di restauro ma è incarnato, va dentro e parte dai detriti, così il vescovo di Limburg. E questo lavoro non dà direttamente i suoi frutti, questi non si vedono subito. L’augurio ai nuovi assistenti pastorali è allora quello di avere fiducia e di osare con fortezza.

Vediamo più da vicino chi sono Antonio Iacovelli e Salvatore Tirendi e perché hanno scelto questa strada.


Salvatore Tirendi

Sei nato e cresciuto in Italia. Che cosa facevi prima di venire in Germania, Salvatore?

Ho 41 anni, sono felicemente sposato e padre di una figlia, vivo nella splendida città di Wiesbaden. In Italia avevo intrapreso gli studi in teologia, seguito da una specializzazione in teologia della spiritualità presso lo Studio Teologico „San Paolo“ di Catania, in Sicilia. Questo percorso formativo ha profondamente influenzato la mia visione del mondo, il mio cammino di sequela a Gesù e la mia fede.

Come e perché hai scelto di diventare assistente pastorale in Germania?

Dopo gli studi ho riflettuto sul mio futuro e sulle opportunità che potessero allinearsi con la mia vocazione e i miei valori. Venuto a conoscenza della possibilità di lavorare come assistente pastorale in Germania, ho deciso di cogliere al volo questa occasione. Con il costante incoraggiamento e supporto della mia famiglia e di mia moglie ho scelto di trasferirmi in Germania. Una volta arrivato, mi sono dedicato con impegno allo studio della lingua tedesca, riconoscendo l’importanza di comunicare efficacemente e integrarmi pienamente nella nuova comunità. Inizialmente mi sono candidato come collaboratore pastorale presso la Comunità cattolica italiana San Giuseppe di Wiesbaden, appartenente alla diocesi di Limburgo. Dopo un anno di preziosa esperienza pastorale, ho deciso di candidarmi come assistente pastorale, avendo anche avuto l’opportunità di completare la formazione necessaria richiesta per la posizione. Superate le varie procedure di candidatura, sono stato assegnato al 50% anche presso la Comunità tedesca dei Santi Pietro e Paolo a Wiesbaden, dove ho svolto il mio tirocinio per la durata di tre anni.

Come proseguirà il tuo servizio nella comunità italiana di San Giuseppe? E perché hai scelto di lavorare anche a scuola?

Il mio servizio presso la Comunità italiana di Wiesbaden proseguirà come in passato, mantenendo sempre un costante contatto con la gente, la diocesi e con tutte le persone che incontro nel mio cammino. Mi impegnerò a dare il meglio di me stesso, mettendomi al servizio del prossimo con dedizione e passione. Lavorerò al 60% presso la comunità, mentre il restante 40% del mio tempo sarà dedicato alla scuola. Trovo che lavorare con i bambini e i ragazzi sia un’esperienza bella e allo stesso tempo gratificante. Insegnare a giovani mi permette di trasmettere loro non solo conoscenze scolastiche, ma anche i valori della fede cristiana. La scuola rappresenta un luogo privilegiato dove posso contribuire alla formazione integrale degli studenti, aiutandoli a crescere non solo intellettualmente, ma anche spiritualmente. In una società in continuo cambiamento, ritengo che la comunicazione della fede sia fondamentale, poiché consente di sviluppare una solida base morale, umana e spirituale, che accompagnerà gli studenti per tutta la vita.

Come valuti la tua figura professionale? Te la potresti immaginare in Italia?

Questa figura è per me di grande importanza e bellezza, perché consente di accompagnare, sostenere, incoraggiare e ascoltare le persone che vivono la loro fede nella vita quotidiana. Amo condividere la mia vita professionale con persone di tutte le età, dai bambini agli anziani, perché credo fermamente che questo possa arricchire ogni fase della vita e rafforzare il nostro cammino spirituale. Nell’incontrare e servire gli altri, vedo un’opportunità per manifestare l’amore di Dio e testimoniare la Sua presenza nella nostra esistenza.


Antonio Iacovelli

Sono nato a Salerno e cresciuto a Marano di Napoli. Sono sempre stato molto attivo in parrocchia: a Marano, lavoravamo con i senza fissa dimora, portavamo loro un pasto ma più che altro avevano bisogno di parlare, di raccontare qualcosa, di dire perché erano in Italia, che cosa hanno fatto.

Dopo la laurea in filosofia alla Federico II di Napoli sei venuto in Germania a studiare teologia. Come è avvenuto questo salto?

Conobbi al Weltjugendtag di Colonia una ragazza tedesca e sono venuto qua per stare con lei e una volta arrivato mi sono chiesto: che fare? Avendo lavorato come volontario nella Chiesa anche con i ragazzi, mi fu detto che qui c’è una figura professionale, il Pastoralreferent, l’assistente pastorale, che lavora per la Chiesa. In questo ho visto una possibilità. Ho iniziato facendo un semestre di religione e filologia classica, all’università di Giessen. poi sono passato a studiare teologia a Sankt Georgen a Francoforte, presso i gesuiti. Sono stati anni duri, perché era uno studio di cinque anni non nella mia madrelingua. Non ho dovuto fare gli esami di filosofia, perché già laureato e mi hanno anche riconosciuto degli esami di teologia fatti a Napoli.

E poi come è proseguito l’iter per diventare assistente pastorale?

Dopo la laurea ho fatto due anni di assistenza nella parrocchia di St. Franziskus a FFM. Prima avevo fatto un anno di praticantato a Bad Homburg. per conoscere l’istituzione Chiesa in Germania. Gli anni in comunità sono importanti per conoscere il lavoro, sono la base su cui costruiamo le fondamenta per diventare Seelsorger. A proposito , non c’è una parola in italiano che traduca Seelsorger… curatore di anime…

E infatti come spieghi il tuo lavoro ai tuoi amici in Italia?

Mi chiedono che lavoro faccio. “Ma sei un diacono?” – “No, non sono un diacono” – “Ah, allora sei il custode? Il sagrestano?” – “No, neanche” (Antonio ride, n.d.r.). Per spiegare il mio lavoro, parlo della situazione della Chiesa in Germania dove ci sono parrocchie “di nuovo tipo” (nella diocesi di Limburg, ma non solo, n.d.r.) dove la parrocchia non è più formata da una sola comunità ma ci sono più comunità raccolte in una parrocchia. Il parroco e i preti non possono fare tutto allora c’è bisogno di un team pastorale che lavori con il parroco e allo stesso tempo siamo questi curatori di anime. Quindi non è soltanto l’organizzazione ma è un avere cura dei bisogni delle persone.

Come ti trovi in diocesi?

Mi trovo bene perché chi ci lavora è attento ai bisogni e alle domande delle persone.

Da poco sei nella parrocchia di St. Josef. Domenica 8 settembre ci sarà la festa della comunità e il parroco Markus Schmidt ti darà il benvenuto ufficiale. Che impressione hai del quartiere?

Sono qui da pochi giorni ma la sensazione è di essere in un luogo vivo e questo è un vantaggio se si vuole lavorare coi i giovani e fare attività che non devono essere per forza svolte tutte in Chiesa. Questo mi viene dalla mia esperienza di volontariato a Marano. Ci sono delle attività da fare in Chiesa, ma la Chiesa deve anche andare fuori per le strade a incontrare la gente. Secondo me, questa, è una zona con potenzialità tutte da scoprire.