Omelia per la messa in suffragio di suor Marta Baggio, scalabriniana, deceduta il 30 marzo 2025. Don Gregorio la ricorda con affetto. (PC)
Messa in suffragio di Suor Marta Baggio
(07.04.2025)
Anime generose che (…), abbandonati agi, onoranze, patria, dolcezze domestiche e quanto vi è nel mondo di più teneramente caro, volano anelanti in soccorso dei nostri connazionali emigrati al di là dell’oceano. Hanno sentito il grido di dolore di quei nostri lontani fratelli, e vanno!». Così mons. Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza e fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo, meglio noti come scalabriniani, descriveva i missionari e le missionarie che sono stati e sono ancora oggi al fianco degli emigrati italiani nel mondo. Un “lavoro” svolto silenziosamente, e a volte eroicamente, da
migliaia di sacerdoti, religiosi/e e suore, che fin dalle prime ondate migratorie sono stati vicini ai nostri connazionali emigrati. Uomini e donne lontani dal loro paese d’origine e stranieri in un nuovo paese, ma persone in grado di porre interrogativi difficili tanto alla Chiesa di arrivo quanto a quella di partenza.
Questi sacerdoti e queste suore italiane sono un dono generoso e hanno “imparato” a diventare uomini e donne “ponte” per facilitare l’incontro, il dialogo e condividere la comprensione. Una presenza, quella delle suore, significativa e determinante per mantenere la fede degli italiani emigrati. «L’opera dei sacerdoti non sarebbe compiuta senza la vostra. Vi sono cose alle quali solo voi potete riuscire. Dio ha infuso nel cuore della
donna un’attrattiva tutta particolare, per la quale esercita un potere arcano sulle menti e sui cuori», diceva il beato Scalabrini alla presenza di Madre Francesca Saverio Cabrini, in occasione della partenza per l’America delle religiose missionarie del Sacro Cuore di Gesù da lei fondate. Donne che si sono distinte per generosità, abnegazione e spirito di sacrificio, che hanno saputo gestire, con estrema serenità e fiducia in Dio le forti precarietà di vita, interagire con equilibrio per farsi accettare, comprendere, apprezzare dalla comunità ospitante». Protagoniste concrete del passato e del presente, le missionarie ribadiscono, con questa loro presenza, la forza e la bellezza della loro vocazione missionaria a servizio dei connazionali e non, integrati nella società ma estranei ancora per molti versi nella
chiesa locale. Suor Marta Baggio, una religiosa scalabriniana, così si raccontava in una sua intervista presente nel RIM (Rapporto Italiani nel Mondo) del 2012: La mia vocazione è nata «in un momento forte e decisivo, a 14 anni, durante la preghiera del Santo Rosario con le Suore Scalabriniane di Bassano del Grappa, che per mia volontà volli frequentare, solo provvisoriamente. Per me era arrivato il momento di scegliere, sentivo che il mio cuore era fatto per un amore eterno e solo Gesù mi poteva appagare. A 15 anni sono entrata
nella Congregazione Scalabriniana a Piacenza per la formazione e a 18 anni ho emesso i primi voti religiosi».
Suor Marta è stata missionaria con gli italiani prima in Svizzera e oggi è in Germania. «Il carisma di seguire gli italiani nel mondo – spiega – è dovuto al mio fondatore Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza dagli anni 1876 al 1905. Studiando la sua vita e quella degli emigrati, mi sono così appassionata da donare tutto di me.
Per suor Marta Baggio la missionaria in emigrazione è la persona che «sa capire il migrante, che lo sa amare e confortare nei momenti difficili come faceva Gesù con il suo popolo. Le prime reazioni maturate durante il mio servizio pastorale – racconta – sono state soprattutto di protezione e difesa, di fronte alla costatazione di atteggiamenti di razzismo da parte delle popolazioni locali verso i nostri connazionali. Ancor prima del suo arrivo in Svizzera e Germania suor Baggio negli anni degli studi teologici a Roma, approfondì, in modo particolare per la sua tesi di laurea, la passione del Beato Scalabrini per la catechesi. «Considero la catechesi e l’attività oratoriale – spiega – una priorità per la mia vita di
religiosa. Ho sempre nutrito l’aspettativa di raggiungere i ragazzi, le nuove generazioni, in
particolare nei contesti difficili dell’emigrazione dove le sfide in campo ecclesiale sono molte e l’annuncio del Vangelo è da paragonare al granello di senape. L’annuncio mi sta a cuore, perché dall’annuncio del Vangelo rinasce la speranza e nuove opportunità per le famiglie. Se penso al lavoro intenso in campo educativo degli anni in Svizzera mi ritrovo a sperimentare lo stupore per le tante ulteriori iniziative pastorali avviate in collaborazione con i missionari italiani in emigrazione. Confermo che tutto ciò era opera di Dio, perché umanamente superiore alle nostre forze. Commentando quanto diceva San Scalabrini: “Vi
sono cose alle quali voi sole potete riuscire”, Suor Marta così diceva: «E davvero a noi donne consacrate, imparando da Maria, è chiesto di privilegiare l’ascolto, la preghiera di intercessione per portare a Dio i mille volti dell’umanità che ci circonda. Siamo piccole ma significative luci di speranza, piccole rose tra le spine».
Ci siamo raccolti in tanti questa sera per accompagnare nella preghiera suor Marta verso
l’incontro con il Padre e con l’Amato della sua vita, il Signore Gesù. La nostra presenza qui è segno di gratitudine a lei per il tanto bene che ha fatto nelle nostre comunità.
Insieme è il nostro modo per dire grazie a Dio per averci dato una donna e una suora speciale come è stata suor Marta. È stato un percorso lungo, ricco e carico di anni il cammino di suor Marta; 85 sono gli anni della sua vita di cui possiamo rendere grazie.
È stata segno di preghiera e di contemplazione, donna di ascolto e di incontro con la gente che ricorreva a lei per un confronto, un consiglio, una confidenza. In tanti oggi la ricordano e non dimenticano l’approccio materno di suor Marta, abitato dalla pazienza, dall’ascolto, dalla accoglienza e dalla preghiera.
Ci lascia su questa terra, ma ci accompagnerà dal cielo, una donna, suor Marta che ha portato una luminosa testimonianza di profonda e ricca umanità, di sguardo e di preghiera, di amore attento a promuovere il bene di quei tanti italiani che ha conosciuto all’estero.
È una testimonianza che viene illuminata e ben spiegata dalla Parola di Dio proclamata. La pagina del Cantico dei Cantici ci parla dell’incontro con Dio, della relazione con Lui, come di una calda, passionale, decisiva esperienza di amore. “Tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore. Le grandi acque non possono spegnere l’amore”. Abbiamo richiamato i tanti aspetti della vita di suor Marta e della sua testimonianza, tutti illuminati e ben spiegati da questo amore che è anzitutto sguardo
rivolto a Dio e incontro e dialogo con lui, contemplazione. La contemplazione, appunto, di
cui la vita consacrata è esperienza e segno, ci ricorda che Dio è Amore, credere in Lui, guardare a Lui e incontrarlo è esperienza di Amore, è scoperta di essere amati.
È questo il segreto della vita di suor Marta, una esistenza orientata a Dio, ricca dell’incontro con Lui, abitata dall’amore del Signore che accompagna i lunghi anni della sua esperienza terrena, facendola sentire amata, amandola. Suor Marta ci racconta che l’amore di Dio, l’essere da Lui amati fa vivere e accompagna una vita intera.
Ma come si poteva vedere in lei questa relazione di amore con Dio? Lo si è visto e tanti l’hanno sperimentato nella sua dedizione, nel suo aprirsi agli altri. Suor Marta è donna e suora che ha saputo amare e ci ha parlato in questo modo, ci ha regalato un riflesso dell’amore di Dio. Ora è Lui, l’Amore che per sempre incontra e che a lei dà vita per sempre.
La pagina evangelica che ho scelto questa sera ci consegna la promessa, “beati”, per coloro che vivono il vangelo. E nelle vicende varie della vita, anche le più faticose, si può gustare una beatitudine, si può cogliere la presenza di Dio che è con noi.
Certamente la vita di suor Marta è vita beata, non anzitutto perché felice, ma perché abitata da Dio, dalla sua presenza, dall’amore che abbiamo ricordato, dal dono della sua vita. Mi piace pensare però che questa beatitudine è anche per noi. Beato chi ha potuto incontrare suor Marta sulla sua strada e da lei ha ricevuto il bene. È stato il dono della
parola, della consolazione, del suo ascoltare…; è stata la mano che prende e accompagna. Sono beati i tanti per cui lei ha pregato e ancora prega. Beati: così vogliamo pensare alla vita e al dono di suor Marta in mezzo a noi. Ma così vogliamo sentirci un po’ anche noi per averla avuto e incontrata. Beati… E’, immagino, anche l’augurio, il messaggio che suor Marta ci lascia. Non abbiate paura di cercare l’amore di Dio, non abbiate paura di desiderare una vita beata, una vita che in comunione con Dio sa fare il bene, sa confidare in Lui, e ci si riconosce cittadini del Regno dei cieli.
Continua a pregare per noi cara suor Marta.
Don Gregorio Milone,
Delegato Nazionale MCI Germania